Stampanti 3D: è stato stampato il primo filetto di manzo Wagyu della storia
È stata stampato con particolari stampanti 3D il primo manzo Wagyu della storia! Un manipolo di scienziati giapponesi dell’università di Osaka hanno realizzato tramite una stampante 3D la prima stampa di carne wagyu. La recente tecnologia di stampa è stata utilizzata mediante cellule staminali isolate di carni bovine. Questo rappresenta un grande passo per l’uomo e per la sua sostenibilità economica e ambientale.
Manzo Wagyu realizzato tramite stampanti 3D, ora è possibile
Da molti anni tutta la scienza con ricercatori, scienziati e chef stanno compiendo passi da gigante nelle biotecnologie alimentari. L’obiettivo è proprio quello di rendere il meno impattante possibile la produzione di carni e degli allevamenti che sappiamo coprire una buona percentuale dell’inquinamento globale. In quest’ottica, KFC si è già resa protagonista con la stampa delle nuove crocchette 3D, frutto del nuovo accordo con 3D Bioprinting Solutions.
L’obiettivo delle produzioni alimentari eco-sostenibili ora è possibile proprio grazie all’ultimo traguardo raggiunto: produrre carni tramite stampanti 3D. Infatti, gli scienziati cercano di riprodurre alimenti sintetici che abbiano stesso sapore, odore, colore, forma e consistenza degli originali. In questo caso, è possibile produrre tramite stampanti 3D del manzo wagyu partendo da semplici cellule staminali di carni bovine. Lo scienziato Michiya Matsusak racconta che «Migliorando questa tecnologia, sarà possibile non solo riprodurre complesse strutture di carne, come il bellissimo sashi (marezzatura) di manzo Wagyu, ma anche apportare lievi modifiche ai componenti grassi e muscolari»
La squadra di scienziati è riuscita a riprodurre il pregiatissimo manzo giapponese che sappiamo essere costosissimo proprio per la sua particolare marezzatura (l’effetto del grasso presente nel tessuto muscolare della carne). Lo scienziato Dong-Hee Kang afferma che «utilizzando la struttura istologica del manzo Wagyu come modello, abbiamo sviluppato un metodo di stampa 3D in grado di produrre strutture complesse su misura, come fibre muscolari, grasso e vasi sanguigni»
Allevamenti intensivi: quanto inquinano?
L’obiettivo di queste realizzazioni sintetiche alimentari da parte di scienziati e chef è proprio quello di abbattere l’inquinamento prodotto dagli allevamenti intensivi. Ora, con la prima produzione sintetica del primo filetto di manzo wagyu con stampanti 3D, questo è sempre più possibile.
Secondo i dati dello studio dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, gli allevamenti intensivi sono responsabili del 15,1% del particolato PM 2,5 in Italia. Possiamo riassumere dicendo che l’allevamento intensivo di animali e dei sui reflui inquina più di automobili e moto (9%) e più dell’industria (11,1%).
In particolare, gli allevamenti intensivi contribuiscono non tanto alle emissioni di PM primario (dell’1,7% di PM2,5 primario nel 2016). Contribuiscono di molto, invece, nelle emissioni del particolato secondario, cioè quello che deriva dalla produzione di ammoniaca NH3 che, nel momento in cui vengono liberate in aria, generano polveri sottili quando si legano con altri componenti.
Riguardo invece alla CO2, l’intero settore zootecnico europero emette 502 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Un dato spropositato che supera addirittura i 655,9 milioni di tonnellate di CO2 prodotte dai veicoli circolanti nell’UE.
Allevamenti intensivi, un mercato che genera miliardi
Se da un lato gli allevamenti intensivi sono una parte di tutto l’inquinamento emesso che deve essere abbattuto al più presto possibile, dall’altro lato è un mercato fiorente che genera miliardi di euro. Basti pensare che solo in Italia il mercato delle carni ha un valore di circa 30 miliardi di euro rispetto ai 180 miliardi dell’intero settore alimentare. Alla luce di questi dati, possiamo dire che questo il mercato delle carni e anche caseario rivestono un ruolo fondamentale nell’economia italiana.
Non solo in Italia, ma anche nel Mondo, il settore alimentare derivante da alimentare rappresenta una fonte di reddito importante. Secondo i dati della FAO, “il bestiame è fondamentale per il sostentamento di circa un miliardo di persone povere” e da lavoro a oltre 1,3 miliardi di individui.
Di nuovo, ci ritroviamo di fronte a situazioni molto difficili: ridurre l’inquinamento tramite nuove tecnologie indurrebbe la riduzione dei posti di lavoro. Ma la partita ambientale che stiamo giocando è fin troppo importante per badare a valori di mercato e gli Earth Day ce lo ricordano sempre. Le stampanti 3D con le quali è stato possibile produrre in laboratorio manzo wagyu è solo un primo passo verso l’eco-sostenibilità alimentare.