L’8 settembre il parlamento ucraino ha approvato un provvedimento che legalizza esplicitamente l’uso della moneta virtuale nel paese, oltre a fornire una definizione per le cryptocurrencies e ad implementare alcune norme relative alla tutela dei possessori di moneta virtuale. Ma l’Ucraina come e in che modo avrà intenzione di usufruirne?
Sino a questo momento in Ucraina -a causa della mancanza di una regolazione in materia- la semplice compravendita di bitcoin era talvolta considerata dai giudici alla stregua di una truffa. Complice il fatto che nel paese si registrano effettivamente molti episodi di scam legati al mondo della finanza digitale.
Il sito Chainalysis stima che l’est europa sia la seconda area del mondo per numero di reati legati alla moneta virtuale, e che proprio l’Ucraina sia il paese con il più alto numero di visite su siti che perpetrano questo tipo di truffe; come si evince dal grafico, peraltro, con numeri particolarmente elevati.
Dati altamente in linea con le stime alla luce della grande diffusione che le criptovalute hanno nel paese; la compagnia singaporiana Triple-a stima infatti che nel paese attualmente il 12.7% della popolazione detenga bitcoin e derivati. È quindi facile immaginare che il crescente interesse per questa forma di investimento particolarmente “appetibile” spinga diverse persone tra le braccia dei truffatori.
Nelle settimane precedenti l’approvazione della legge erano molti i paesi che hanno scelto di prendere provvedimenti volti a favorire la circolazione delle criptovalute; celebre è il caso di El Salvador che il 7 settembre scorso, tra le opposizioni delle istituzioni finanziarie internazionali, è divenuto il primo paese a dare corso legale al bitcoin.
Secondo vari osservatori, tra cui il professor Vyacheslav Evgenyev, la decisione ucraina di aprirsi alle criptovalute sarebbe figlia anche di numerosi contatti tra il primo ministro Volodymyr Zelensky e il suo omologo salvadoregno NayibBukele. Non ci si stupisce quindi del fatto che nel mese di settembre i delegati del governo ucraino siano stati in visita proprio in El Salvador, al fine di creare un piano per mettere l’adozione delle criptovalute in cima all’agenda finanziaria del gigante dell’Europa orientale. Cosa che potrebbe avvenire già nel 2023.
Sempre Evgenyev ha sottolineato come l’Ucraina rappresenti il luogo perfetto per attuare questa transizione, grazie alla grande diversificazione energetica del paese e alla grande quantità di giovani oltre che come forma di opposizione alla minaccia che Mosca rappresenta per l’economia ucraina.
Molte parti della società civile hanno già iniziato a implementare iniziative legate al mondo della blockchain; un caso emblematico è quello del National Art Museum of Ucrain.
La prestigiosa galleria ha scelto di avviare una partnership con la start-up estone STAMPSDAQ al fine di lanciare uno store online che consenta ai privati di acquistare le opere di alcuni dei suoi artisti sotto forma di Non-fungible token (NFT). Il progetto è quello di emettere dei token caratterizzati da cinque diversi livelli di rarità: comune, raro, super raro, ultra-raro e unico. Il marketplace dovrebbe essere disponibile a partire dal 2022, e dovrebbe contribuire a finanziare il museo, tramite una quota del 10% sui proventi della vendita di ogni “gettone”.
Sarebbe corretto inquadrare la decisione ucraina all’interno di un movimento globale che comprende sempre più paesi: oltre al già citato El Salvador sono molti gli stati che stanno agendo in questo senso, Panama e Cuba sono ad esempio due dei prossimi candidati a introdurre il bitcoin a corso legale, mentre Singapore si spinge ancora oltre, e come riportato da Bloomberg punta a diventare una «economia della tokenizzazione» entro il 2030.
A cura di Leonardo Perini