Finanza

Cop26 di Glasgow: decollano i Green Bond e i finanziamenti

Mancano ormai pochi giorni al termine delle trattative per la 26° Conferenza delle Parti dell’UNFCCC (Cop26) di Glasgow, ove si discutono le possibili misure per arginare il cambiamento climatico. L’evento, in piedi dal 31 ottobre al 12 novembre, ha scosso una serie di dibattiti; già in precedenza se n’era parlato durante gli avvenimenti del G20 a Roma e se da una parte troviamo gli ottimisti a riguardo, dall’altra non mancano i detrattori che sostengono l’idea dei “bla bla bla“. Al di là delle parole, resta l’impatto che questa Conferenza ha avuto sui mercati europei e mondiali: finanziamenti pubblici, investimenti privati e un boom dei Green Bond.

Cop26: in che modo i Green Bond influenzano l’economia

Col termine Green Bond si intende l’emissione di obbligazioni legate a specifici obbiettivi di sostenibilità; appartengono al mondo dei Green, Social and Sustainability (GSS) Bonds e rappresentano un mercato di oltre 1,71 trilioni di dollari che si stima arriverà a toccare i 2,36 trilioni di dollari entro il 2023. In Europa, dovrebbero permettere di riscuotere circa il 30% del Recovery Plan, meglio conosciuto come il piano Next Generation EU dal valore di 670 miliardi di dollari. La prima emissione si è avuta il 12 Ottobre e ha generato richieste per 135 miliardi, superando di gran lunga l’offerta iniziale; segno di come le aziende stiano contribuendo a creare una economia green che abbia a cuore anche temi come quelli proposti dalla Cop26.

Negli ultimi anni infatti, tantissime imprese specialmente nel settore dell’industria e della manifattura hanno deciso di investire nello sviluppo sostenibile. In realtà, solo il 29% delle obbligazioni definite green ad oggi risultano in linea con l’Accordo di Parigi del 2015; a tal proposito l’Unione Europea ha ridimensionato i criteri per ottenere una certificazione green, adottando un nuovo regolamento che prende il nome di Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR), entrato in vigore il 10 Marzo.

La situazione in Italia

Anche l’Italia sembra cavalcare l’onda dei GSS Bond in occasione della Cop26. I titoli di debito di questo tipo emessi sino a quest’anno si aggirano intorno ai 44,8 miliardi di euro, più della metà di questi sono Green Bond. Prevalentemente si tratta di obbligazioni legate a fonti di energia rinnovabili, efficienza energetica, controllo dell’inquinamento e trasporti puliti. Meno successo ha riscosso la categoria delle costruzioni sostenibili, per cui sono stati emessi solo 2,6 miliardi di euro (circa il 10% delle obbligazioni verdi). Secondo un’analisi di Ener2Crowd, piattaforma italiana di investimenti nel mondo della green economy, per ogni euro investito si arriverebbe ad ottenerne circa 2,3.

Gli obbiettivi di Climate Bond Initiative fino al 2025

Climate Bond Initiative (CBI) è un’organizzazione internazionale non-profit che opera nel mercato obbligazionario. Con riferimento ai Green Bond, il CEO Sean Kidney, si è detto soddisfatto per i traguardi raggiunti, ma ha rilanciato l’obbiettivo. Per contrastare la crisi climatica occorre raggiungere un trilione di dollari di investimenti annuali entro il 2023. Successivamente si punterà ai 5 trilioni di dollari annuali entro il 2025.

Kidney ha dichiarato che l’allocazione del capitale verso progetti sostenibili dovrebbe raggiungere migliaia di miliardi all’anno; aggiunge: “increspandosi sia nelle economie sviluppate che in quelle emergenti”. Nel 2020 gli investimenti verdi annuali contavano 297 miliardi di dollari mentre a inizio 2021 si sono superati i 354 miliardi di dollari. Questi andamenti, fanno sperare al raggiungimento di quota mezzo trilione entro la fine 2021 ma la lotta al cambiamento climatico comporterà l’impegno per molto altro tempo.

Analisi dei GSS nel 2020 – Credit: Climate Bonds Initiative

La corsa verso Net-Zero

La missione di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 ° C rivela dei costi non indifferenti; infatti, arrivare a zero emissioni nette entro il 2050 comporterebbe un investimento totale tra i 100 e i 150 trilioni di dollari. Per le aziende, questo si traduce in una revisione dei propri piani e metodi di produzione, incentrata anzitutto a distinguere le emissioni indirette, più difficili da eliminare. Nell’Aprile 2021 viene istituita la Glasgow Financial Alliance for Net Zero (GFANZ) che oggi conta 450 istituzione finanziare da 45 Nazioni e comprende diversi agenti finanziari tra banche, assicuratori e gestori patrimoniali; il Regno Unito punta ad essere protagonista di questa iniziativa, portando 130 trilioni di dollari di asset, allineati con l’Accordo di Parigi. Un altro importante passo verso la rivoluzione della finanza verde.

Dove andranno i finanziamenti della Cop26 ?

I fondi stanziati alla Cop26 per questa finanza del clima sono numerosi e arrivano da più parti: dai grossi finanziamenti di 25 miliardi all’anno da parte della Banca Mondiale, alle partecipazioni dei privati come i 10 miliardi dal patrimonio di Jeff Bezos. Tutti i soldi confluiscono in diverse soluzioni, vediamo le principali.

Sono previsti 4 miliardi di dollari da parte di 45 Paesi a sostengo dei metodi di agricoltura sostenibili, in modo da ridurre le emissioni derivanti dal settore agricolo e migliorarne la qualità del suolo. L’Unione Europea, la Gran Bretagna e gli USA hanno aderito ad una partnership per limitare la produzione di carbone in Sudafrica (Paese tra i maggiori esportatori al mondo); si vuole aiutare il passaggio ad un’economia dalle basse emissioni con un fondo di 8,5 miliardi di dollari. Per lo stop alle deforestazioni entro il 2030, la Commissione Europea ha annunciato un piano da un miliardo di euro; si aggiunge il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, il quale ha dichiarato di essere pronto a stanziare 9 miliardi di dollari.

Published by
Thomas Pusceddu