Barbados è ufficialmente una Repubblica parlamentare
Sandra Mason è la prima Presidente nella storia della neonata Repubblica. Nella mezzanotte di martedì 30 novembre c’è stata la celebrazione nella capitale di Bridgetown, con il discorso del principe Carlo e i migliori auguri da parte dell’uscente capo di stato, la Regina Elisabetta di Inghilterra. Mason, precedentemente Governatrice generale di Barbados sotto la monarchia britannica, ha sottolineato il valore di questa nuova indipendenza che pone il futuro della Nazione nelle sole mani dei suoi abitanti. Il ruolo di Prima ministra del Paese resta ricoperto dal leader del partito laborista, Mia Mottley.
Barbados: quasi 400 anni di storia sotto la corona inglese
Nel 1627, l’arcipelago di Barbados entra a far parte delle colonie inglesi, con l’esploratore Henry Powell primo Governatore. Lo scarso numeri di nativi americani sopravvissuti alla precedente dominazione spagnola fu impiegato come forza lavoro nei campi di zucchero, principale risorsa del luogo. Nel 1834 l’abolizione della schiavitù e nel 30 novembre del 1966 l’indipendenza; rimane tuttavia sotto la sovranità del Regno Unito in quanto Reame del Commonwealth.
Cresce tra i cittadini la volontà di slegarsi del tutto dalla corona inglese e nel settembre del 2020 inizia il percorso che ha portato nella mezzanotte dello scorso martedì alla definitiva proclamazione della Repubblica di Barbados. Il giorno stabilito è stato il 55° anniversario dall’Atto di indipendenza. Attenzione: nessuna rottura drastica. Lo Stato caraibico continuerà a partecipare al Commonwealth delle Nazioni, composto oggi da 54 Paesi e terrà la stretta relazione di amicizia con il popolo e la regina di Inghilterra.
I risultati della schiavitù
Agli schiavi nativi si aggiunsero gli oltre 600 mila provenienti dall’Africa; questo è il motivo per cui oggi la maggior parte della popolazione sia di origini africane. Se lo sfruttamento lavorativo ha avuto fine da ormai parecchio tempo, le tracce di una disuguaglianza tra cittadini permangono tutt’ora. A tal proposito, la CARICOM o Caribbean Reparation Commission ha previsto nel 2013 un piano di riconciliazione con i Paesi coloniali. Ecco i 10 punti di azione su cui si divide:
- Scuse formali complete
- Rimpatri
- Programma di sviluppo dei popoli indigeni
- Istituzioni culturali
- Crisi della salute pubblica
- Sradicamento dell’analfabetismo
- Programma di cultura
- Riabilitazione psicologica
- Trasferimento tecnologico
- Cancellazione del debito
L’economia di Barbados ad oggi
Come anticipato, ci sono stati diversi tentativi di taglio dei legami. Già prima dei 2000 era sentita la necessità di una revisione costituzionale e di abbandonare la forma di governo monarchica. Nel 2005 viene selezionato il comitato giudiziario di Trinidad, in sostituzione a quello londinese. Ma questa voglia di indipendenza non è certo dettata da un mal essere di tipo economico: Barbados compare infatti nella lista delle nazioni con ISU (indice di sviluppo umano) molto elevato. Ciò lo rende uno degli Stati nord-americani con la più alta qualità della vita, affianco a Stati Uniti e Canada. Viene considerato economicamente sviluppato sia dal punto di vista della produzione di materie prime che da quello industriale e turistico, anche dopo i pesanti colpi assestati dalla pandemia. La disoccupazione non supera il 10% e nonostante non sia più presente nella lista UE delle giurisdizioni non cooperative è spesso indicato come paradiso fiscale.
La Cina che guarda ai Caraibi
Negli ultimi anni la Cina ha allargato i suoi orizzonti. L’impronta del governo di Pechino, già impegnata in una sorta di neocolonialismo di mercato nel continente africano, ricade ora sui Caraibi. Costruzioni, servizi, infrastrutture e miliardi di investimenti in sterline e yuan (la moneta della Repubblica Popolare Cinese) sono solo parte delle attività compiute dalla Cina in tantissimi Paesi del Commonwealth, tra cui proprio Barbados. A queste si aggiungono gli aiuti medici per la lotta al Covid-19 ma anche i rifornimenti nel settore tecnologico, scolastico e persino militare.
Insomma, la Cina rappresenta uno dei maggiori investitori nei Caraibi, curiosità che nasce dagli stretti rapporti diplomatici ed economici con Cuba, in piedi dal 1960. Secondo molti vi sarebbe il rischio che Barbados si trovi ancora una volta legata ad un altra Nazione; come se si fosse staccata dalle braccia della Regina per poi ritrovarsi tra quelle asiatiche. Il neo-governo di Barbados dovrà scegliere con attenzione i suoi prossimi passi ma stavolta il suo Parlamento avrà il ruolo centrale per cui tanto si è aspettato.