A Dicembre, la società di venture capital Atomico ha creato il suo State of European Tech, l’annuale report sulla analisi della tecnologia europea. Grande successo ha riscosso il mondo delle startup, con un numero di unicorni sempre crescente e investimenti stimati per oltre 100 miliardi di dollari. Entro la fine dell’anno la somma potrebbe aumentare a 120 miliardi di dollari.
Il report del 2020 aveva mostrato un ammontare di investimenti pari a 41 miliardi di dollari (circa un terzo rispetto al nuovo anno) di cui 6 indirizzati a startup incentrate sul clima. Si trattava comunque di un importante record dopo i 38,6 miliardi del 2019, appena prima della pandemia. Risultati molto lontani da quelli risalenti ai primi report di 6 anni fa, quando Slush discusse su come incrementare i guadagni di 10 milioni in Europa. Oggi vediamo invece come i round di finanziamenti prevedano cifre ben al di sopra dei 10 milioni.
L’anno corrente si è rivelato a dir poco sorprendente per il settore delle startup. L’indagine ha confrontato i risultati da 45 Paesi, un lavoro che ha visto la collaborazione dei due autori Tom Wehmeier e Sarah Guemouri. Dalle loro dichiarazioni emerge come questa vera e propria rivoluzione delle startup sia dovuta a due fenomeni chiave: l’inarrestabile progresso tecnologico e il così detto volano tecnologico europeo. Wehmeier ha descritto quest’ultimo come:
“un insieme di fondamenta incredibilmente forti che includono una profonda pipeline di talenti, team fondatori eccezionalmente forti e un pool sano di investitori a tutti i livelli”.
Se questi sono i presupposti attuali, il futuro si prospetta ancor più roseo. Guemouri si aspetta infatti che la tecnologia europea possa addirittura raddoppiare entro i prossimi dieci anni, aumentando il suo valore per trilioni di dollari.
Nessuna fiaba o leggenda, in finanza con il termine unicorno si fa riferimento a quelle aziende private la cui valutazione supera il miliardo di dollari. Dall’inizio della pandemia di Covid-19, quasi 100 realtà tecnologiche hanno raggiunto questo titolo, per un totale di oltre 321 aziende in Europa. Molte di queste, trovano la loro sede a Cambridge, che per questo motivo è stata nominata capitale europea degli unicorni. Sale a più del doppio rispetto all’anno scorso il numero dei decacorni tech; sono oggi 26 le startup il cui valore sul mercato supera i 10 miliardi di dollari, tra queste Revolut e Checkout.com. Altre aziende come Spotify e Adyen sono poi prossime al superamento dei 100 miliardi di dollari.
Com’è stato possibile per questo genere di imprese svilupparsi a tal misura, in un periodo critico come quello della pandemia? Le restrizioni conseguenti allo stato di emergenza hanno portato ad un uso smisurato dei servizi online, sia per quanto riguarda gli acquisti che l’interattività in generale. Le startup tech hanno saputo sfruttare l’occasione, mettendo le loro competenze a beneficio della crescente richiesta e attirando lo sguardo di investitori da tutto il mondo, che hanno così destinato i loro fondi all’Europa.
La valutazione complessiva del mercato azionario supera i 2 trilioni di dollari, dopo esser cresciuta di oltre 750 miliardi solo nel 2021. Di questi, 26,6 miliardi arrivano direttamente dall’Italia, che ha raddoppiato il suo investimento del 2020 (pari a 14,5 miliardi). Sopratutto in riferimento ai finanziamenti early-stage, gli investimenti nelle fasi iniziali dell’impresa, l’Europa si trova ormai al passo con gli Stati Uniti d’America, da sempre colosso dell’economia tech. Fino a qualche anno fa questo traguardo sarebbe stato difficile da immaginare ma come ha dichiarato il CEO di Slush, Miika Huttunen, questo segna l’inizio di un periodo fiorente per tecnologia europea, che entra così nei suoi anni d’oro.
Ben 32 miliardi di dollari sono stati destinati in particolare al campo delle climate tech, a fronte dei 21 miliardi dello scorso anno. Più del 10% degli investimenti complessivi sono quindi rivolti verso l’incremento di tecnologie sostenibili; un’ulteriore mossa a favore degli obbiettivi mondiali fissati alla Cop26 di Glasgow. Sono sempre di più gli investitori da tutto il mondo interessati al Green, alla luce dei recenti avvenimenti. USA, Cina, Svezia e Regno Unito restano i principali Paesi a sostegno.
Nonostante i successi di quest’anno, dalle analisi continua ad affiorare la questione della scarsa inclusività nel settore tech. I team fondati e/o composti prevalentemente da uomini percepiscono la maggior parte degli investimenti mentre solo il 9% è andato a imprese di donne e minoranze etniche. L’Irlanda è il Paese con il più alto tasso di figure donne fondatrici (10%). Una particolare attenzione ai team multi-etnici e diversificati andrebbe senz’altro a vantaggio di tutti; è dimostrato infatti come spesso siano queste le imprese ad offrire migliori prestazioni.