La vita lavorativa delle persone è cambiata radicalmente negli ultimi due anni. Dopo un periodo di licenziamenti, cassa integrazione o smart working, si sta pian piano tornando ad una situazione normale, almeno dal punto di vista lavorativo. Tuttavia, per tornare ai ritmi di lavoro pre-pandemici ci vorrà ancora molto tempo.
Per questo motivo, molte persone sono convinte che questa situazione possa essere un incentivo ad adottare qualche cambiamento sul luogo di lavoro che possa aiutare le aziende a tornare ai livelli pre-pandemici. Una di queste soluzioni è l’introduzione della settimana lavorativa ridotta.
Ridurre in modo sostanzioso la settimana lavorativa porta con sé molti vantaggi. In primo luogo, consentirebbe alle persone di equilibrare la vita lavorativa con quella privata, riducendo soprattutto lo stress dei lavoratori. La possibilità di trascorrere più tempo con la famiglia e gli amici è un occasione di svago dopo una settimana di lavoro ed un aumento di questa libertà non può che aumentare la loro soddisfazione.
Tra l’altro, la scienza dimostra che avere dipendenti più rilassati aiuta ad accrescere la produttività. La society for human resource management, associazione professionale statunitense che si occupa di affrontare le problematiche legate alle risorse umane, ha stabilito come il 60% delle organizzazioni che ha ridotto l’orario di lavoro dei dipendenti, ha registrato una maggiore produttività. Oltre a ciò, i lavoratori si sentono più coinvolti e motivati a perseguire gli obiettivi dell’azienda.
Tuttavia, sono presenti numerose barriere ideologiche e pratiche che non permettono lo sviluppo di questo sistema. La principale barriera è legata alla convinzione che una settimana lavorativa di 4 giorni porterebbe ad un allungamento della singola giornata lavorativa, in modo da raggiungere le ore setimanali previste da contratto. L’analisi svolta dall’associazione statunitense ha peraltro tenuto conto di ciò e ha evidenziato come i valori riportati all’interno del proprio report tengano in considerazione lo svolgimento di una giornata lavorativa di sette ore, valore minore rispetto all’orario lavorativo medio italiano.
Altri problemi sono legati alle aziende che basano il proprio vantaggio competitivo sul servizio clienti. Una settimana lavorativa ridotta può essere deleteria per queste aziende, poiché una riduzione dei giorni di lavoro potrebbe intaccare la soddisfazione dei clienti, i quali troverebbero delle difficoltà nel trovare assistenza nella risoluzione dei propri problemi.
Dal 1° Gennaio 2022, gli Emirati Arabi Uniti diventeranno il primo paese al mondo ad adottare una settimana lavorativa di 4 giorni e mezzo. Il weekend inizierà il venerdì pomeriggio (giorno di preghiera per gli arabi) e includerà anche la domenica, che fino ad oggi era considerato il primo giorno lavorativo della settimana per gli Emiratini.
Nessun altro paese ha mai ridotto l’orario lavorativo al di sotto dei 5 giorni, ma nel tempo sono state attuate iniziative per ridurre il tempo speso sul luogo di lavoro. Nel 1997 la Francia decise di abbassare l’orario settimanale dei lavoratori dalle 39 alle 35 ore settimanali, mantendo comunque i 5 giorni lavorativi. Negli anni successivi, altri paesi decisero di ridurre l’orario di lavoro (Olanda, Norvegia e Danimarca in Europa; Giappone e nuova Zelanda nel resto del mondo). Altri paesi, invece, crearono dei programmi pilota di 3-4 anni che includevano la riduzione della settimana lavorativa a 4 giorni (Islanda e Spagna su tutti).
Il progetto attuato in Islanda e Spagna ha ottenuto risultati che sostengono la tesi di coloro che sono favorevoli a questa iniziativa. Dal punto di vista economico, la produttività non ha risentito di nulla e in molti casi si segnalava un aumento dei ricavi delle aziende. I lavoratori ne hanno beneficiato dal punto di vista della salute e dell’equilibrio fra vita privata e lavoro. In Giappone, si è verificata anche una riduzione del fenomeno karoshi (fenomeno della morte per troppo lavoro) e ciò ha portato il governo giapponese a proporre ai cittadini una riduzione dei giorni lavorativi a 4-5 giorni, in modo da garantire più tempo libero ai dipendenti.
Questo tema non è mai stato discusso in Italia, perlomeno per quanto riguarda la politica. Tuttavia, alcune aziende hanno deciso di introdurre questa novità all’interno del propria realtà e i risultati ottenuti sono eccellenti. Tra queste possiamo considerare Awin Italia e Carter & Brenson, aziende con sede a Milano che, durante la pandemia, hanno deciso di sperimentare la riduzione dell’orario lavorativo. I primi riscontri hanno visto un aumento della produttività e una maggiore soddisfazione dei dipendenti. Questi ultimi si sono sentiti maggiormente coinvolti nelle attività aziendali e la qualità del lavoro è migliorata notevolmente.
È difficile prevedere come si evolverà la situazione nei prossimi anni. Le aziende prenderanno in considerazione l’idea di dare più libertà ai propri dipendenti o prevarranno le idee conservative attuate fino ad oggi? Non resta che sedersi sul divano e attendere. Un giorno il mondo ci risponderà.
A cura di Diego Comparotto