Economia

L’Italia scopre sempre più l’Intelligenza Artificiale: +27% nel 2021

Il 2021 è stato per molti aspetti un anno di crescita esponenziale per il Belpaese. Per tanti settori il confronto col 2020, falcidiato dalla pandemia, è risultato realmente impari. Alcuni campi prima poco considerati hanno assunto sempre più attenzione, da parte delle persone ma anche da parte delle aziende. Non si tira indietro nemmeno la branca dell’Intelligenza Artificiale (AI).

È vero che essendo una tecnologia innovativa è destinata quasi per definizione ad una considerazione sempre maggiore. Ma è innegabile come proprio il 2021 possa rappresentare l’anno della sua svolta. L’Italia quindi si mette in scia degli altri Paesi, cercando di sfruttare i vantaggi dell’AI.

Perché questo interesse nell’Intelligenza Artificiale

Prima di analizzare i dati relativi al mercato dell’Intelligenza Artificiale, può essere utile un breve excursus per far comprendere anche ai neofiti il perché di tanto interesse e di lasciare intuire gli sviluppi futuri, focalizzando di più i suoi attuali risvolti piuttosto che la storia della nascita dell’AI.

L’intelligenza artificiale (AI) sta rivoluzionando il modo con cui l’uomo interagisce con la macchina ma anche il modo con cui le macchine interagiscono tra loro. La differenza basilare rispetto alle altre macchine che ne sono sprovviste, è che chi adopera l’Intelligenza Artificiale può compiere “ragionamenti” complessi assimilabili a quelli che compierebbe l’essere umano.

Chiaramente non si è ancora arrivati a quel livello, ma sicuramente la strada tracciata lascia presagire come ci si potrà arrivare anche in tempi ragionevoli. I presupposti cardine dell’AI sono principalmente tre:

  • Una conoscenza non sterile
  • Una coscienza che permetta di prendere decisioni non solo secondo logica
  • L’abilità a risolvere problemi in maniera differente in base al contesto in cui ci si trova

In sostanza quindi, l’intelligenza artificiale consente di svolgere attività fino ad allora di esclusività umana. Grazie a meccanismi di Machine Learning, si può rendere un robot capace di imparare e di modificare nel tempo i propri atteggiamenti in base all’esperienza maturata.

Senza approfondire il lato tecnico, si intuisce come questa capacità non solo potrà essere affinata ancora di più in futuro, ma anche di quanto sia utile già adesso e soprattutto come sia applicabile in quasi tutti i settori esistenti.

Di esempi ce ne sono ormai a centinaia, dalla produzione dei circuiti stampati, alla produzione di chip riducendo sensibilmente i tempi necessari, passando per la produzione delle celle solari per arrivare fino al mondo del calcio. Com’è evidente, il suo campo di applicazione ha limiti ancora non definiti e già adesso si pone molta attenzione su eventuali sviluppi futuri, come ad esempio la prevenzione di incidenti stradali.

Questo interesse è in crescita anche in Italia, dove quindi non solo è presente un mercato in forte crescita, ma ci si sta pure predisponendo per un suo sviluppo futuro. Non è un caso che a Messina è nato il dottorato nazionale in intelligenza artificiale.

Il 2021 dell’Intelligenza Artificiale in Italia

Scandagliando l’ecosistema italiano del 2021, non si può non notare il dato che riguarda proprio la crescita dell’Intelligenza artificiale: +27% nel 2021. È stata addirittura raggiunta la quota di 380 milioni di euro come valore del settore.

Il paragrafo precedente in parte spiega il perché di tanto successo, snocciolando le sue funzionalità presenti e future. Ma non rappresenta il quadro completo. Essendo un mercato complesso e articolato, non è necessario semplicemente che la tecnologia funzioni al meglio ma anche che il suo funzionamento sia compreso da quante più persone possibili, intese come consumatori ed aziende.

Uno studio dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano riporta come il 95% dei consumatori italiani ha sentito parlare di intelligenza artificiale, ma solo il 60% comprende come essa funzioni nei dispositivi utilizzati.

In Italia, l’AI la fa da padrone principalmente nei progetti relativi alla gestione dei dati. Il mercato dell’AI è al 35% nel processo di analisi dei dati (Intelligent Data Processing), il 17,5% nell’interpretazione del linguaggio naturale (Natural Language Processing), il 16% in algoritmi che suggeriscono i contenuti ai clienti (Recommendation System), 11% in Computer Vision, 10% in assistenti virtuali (come le chatbot) e un altro 10% nell’automatizzazione di alcune fasi dei progetti (Intelligent Robotic Process Automation).

L’AI come ago della bilancia del mercato

Questi dati di crescita sono notevoli ma, ad un’analisi più approfondita, si intuisce come essa abbia in realtà due velocità ben differenti. Dallo studio, emerge come il dato che fa più riflettere è come il 60% delle grandi aziende ha avviato almeno un progetto di AI, mentre le PMI sono nettamente più in ritardo, fermandosi ad appena il 6%.

Questo aspetto può avere molte cause. Sicuramente le grandi aziende hanno un maggiore portfolio di progetti, il che lascia presagire come abbiano più opportunità di esplorare nuove tecnologie (anche esclusivamente da un punto di vista statistico). Inoltre, è verosimile come esse siano dotate di un personale maggiormente qualificato, più propenso all’innovazione. Infine, dettaglio non da poco, è evidente come le grandi imprese abbiano più risorse economiche, umane e infrastrutturali a disposizione.

Dall’altro lato, pertanto, le PMI sono fortemente in ritardo. Carenza di risorse economiche e di personale qualificato sono sicuramente delle cause. Ma non è da escludere l’ampiezza delle loro attività. Sicuramente esse gestiranno molti meno progetti rispetto alle grandi imprese, il che indubbiamente le porta a gestirli atavicamente, come hanno sempre fatto. In sostanza, un conto è rischiare un nuovo approccio e una nuova tecnologia, testando anche il personale su di essa, in uno dei progetti quando ne hai migliaia in carico, un conto è farlo quando il ventaglio di attività si attesta alle decine, o meno.

La già marcata differenze tra grandi e piccole-medie imprese si troverà di fronte ad una sfida importante in futuro. L’intelligenza artificiale potrà fare da ago della bilancia del mercato. O le PMI riusciranno ad avere un approccio proattivo quantomeno per essere competitive nei progetti da loro trattate, oppure c’è il concreto rischio che questa tecnologia che porterà indiscussi vantaggi ai consumatori, avrà anche il risvolto di acuire ancor di più queste differenze tra le imprese.

A cura di Nicolò Bonaccorso.

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