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Industria militare al tempo della pandemia: report SIPRI 2020

Finché c’è guerra c’è speranza” titolava cinicamente un vecchio film di Alberto Sordi, e andando a vedere i fatturati dei principali gruppi dell’industria militare viene quasi da dargli ragione.

Industria militare: il report SIPRI 2020

lo “Stockholm International Peace Research Institute” (SIPRI) nasce nel 1966 e dal 1968 pubblica ogni anno un report sullo stato di salute dei principali produttori di armi militari. Il report di quest’anno appare però particolarmente strabiliante soprattutto alla luce di quelli che sono i trend economici al livello globale. Pare, infatti, che nonostante la pandemia, i 100 maggiori produttori di armamenti, cosiddetti “SIPRI top 100“, nell’anno solare appena concluso siano riusciti a incrementare il proprio già astronomico fatturato rispetto al 2019, come per altro già fatto nei cinque anni precedenti.

In media il mercato delle armi militari cresce di un apparentemente misero 1.5% all’anno, che tuttavia fa decisamente più impressione se si considera che in termini assoluti il fatturato ammonta a 531 miliardi di dollari, e che il PIL globale si è contratto del 3.1% nello stesso periodo. Un altro dato strabiliante riguarda l’esiguo numero delle aziende del settore che risulta in perdita: delle 100 compagnie analizzate infatti soltanto 15 hanno visto ridurre il proprio volume di affari lo scorso anno confermando quindi che vi è un effettiva crescita del comparto e non solo di alcuni produttori. Il report spiega questa crescita essenzialmente con tre fattori:

  1. I produttori militari sono stati ampiamente protetti dalla domanda governativa.
  2. Alcuni stati hanno messo in atto misure specifiche per mitigare gli effetti dei lockdown sulle loro aziende di armi, come pagamenti accelerati o semplicemente programmando ordini per il futuro.
  3. I contratti di approvvigionamento in questo settore di solito durano diversi anni, molte aziende sono state quindi in grado di fare profitti sugli ordini effettuati prima dello scoppio della crisi sanitaria.

Il SIPRI ci tiene tuttavia a specificare che le industrie militari non sono state del tutto immuni dalla pandemia, e al pari di molte altre imprese hanno comunque dovuto subire rallentamenti lungo tutta la catena del valore. Il think thank cita inoltre la mancata fusione dei gruppi Hexcel e Woodward, saltata proprio a causa del virus.

I risultati nazionali

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Credits: “File:Saber Junction 2012 – Italian soldiers (183rd Airborne Regiment).jpg” by DVIDSHUB is licensed under CC BY 2.0.

Nella top 10 dei produttori con il maggior fatturato troviamo sei aziende statunitensi, tre cinesi e un inglese. Per quanto riguarda l’Unione Europea, la prima azienda si trova subito fuori, all’undicesimo posto, ed è Airbus, la cui proprietà è divisa tra Francia, Germania, Spagna e Paesi Bassi. Mentre se andiamo a vedere la classifica degli incrementi ci accorgiamo di come nessuna azienda cinese si trovi in classifica, e, osservando i dati aggregati per nazione notiamo che il valore delle armi in mano al dragone cinese è salito soltanto del 1.5 ben lontano sia dal + 6.2% dell’Inghilterra, miglior risultato dell’anno che dai record negativi di – 6.5% e 7.7% totalizzati rispettivamente da Russia e Francia.

Industria militare: la situazione italiana ed europea

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Credits: “Simulated casualty” by The U.S. Army is licensed under CC BY 2.0.

L‘Unione Europea possiede 26 compagnie nella classifica, detenendo il 21% totale dei profitti. l’Italia dal canto suo può vantare 2 aziende all’interno della top 100, Leonardo e Fincantieri, che si classificano rispettivamente al 13 e al 47 posto nella classifica, andando a rappresentare il 2.6% del fatturato dei SIPRI top 100.

La prima è stata interessata da una riduzione dei profitti pari al 1.5%, mentre la seconda ha totalizzato un sorprendente +23%, il nono incremento più alto tra le aziende presenti in classifica. Questo secondo dato va però contestualizzato, visti i contratti particolarmente lunghi il settore degli armamenti navali è infatti spesso interessato da variazioni piuttosto ampie nei profitti

Immagine in evidenza: “130911-F-KZ812-158” by Robert Couse-Baker is licensed under CC BY 2.0