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Cessione del quinto: scopriamo questa tipologia di prestito

Quello denominato cessione del quinto è un tipo di prestito che ha alle spalle una storia notevole e che è ancora oggi molto apprezzato, come confermato dal fatto che tantissimi utenti fanno ricorso a comparatori online come www.salvaconto.it per trovare la formula a loro più congeniale. Ma di che cosa si tratta esattamente? Andiamo a scoprirlo.

Cosa prevede la cessione del quinto

La cessione del quinto è così denominata perché il soggetto che usufruisce del prestito può provvedere alla sua restituzione attingendo direttamente da un suo reddito stabile, come può essere quello derivante da un impiego dipendente o da una pensione, nella quantità massima di un quinto dell’importo totale.

Ogni mese, dunque, la rata correlata alla restituzione del prestito viene decurtata direttamente dalla busta paga o dal cedolino pensione, proprio perché è il datore di lavoro, oppure l’ente pensionistico, a provvedere al suo pagamento in favore dell’istituto finanziario a cui spetta.

La nascita della cessione del quinto

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Per quel che riguarda i lavoratori, la cessione del quinto poteva inizialmente essere fruita solo dai lavoratori pubblici, ovvero quelli che potevano godere di un posto di assoluta stabilità.

La nascita della cessione del quinto risale all’ormai lontanissimo 1950, quando l’Italia, essendo reduce da un conflitto bellico, viveva una situazione economica tutt’altro che rosea: attingendo a fonti di reddito certe quali appunto gli stipendi dei dipendenti pubblici, si riteneva che si sarebbe riuscito a dare fiducia ai creditori favorendo così la ripresa del Paese.

Da chi può essere fruita la cessione del quinto

Nel corso dei decenni, la cessione del quinto è rimasta sempre una formula di prestito molto gettonata, assai apprezzata per la sua praticità e per la possibilità di pianificare con precisione, in maniera preventiva, il lasso temporale di restituzione del prestito, senza che esso vada mai ad incidere in maniera eccessiva sulle entrate mensili.

Nel 2005 si è vissuta una svolta importante per quel che riguarda la fruizione di questo tipo di prestiti: è stato stabilito infatti che a poterne beneficiare non fossero esclusivamente i dipendenti pubblici, ma anche quelli privati, a condizione ovviamente che fossero titolari di un posto di lavoro a tempo indeterminato.

Oggi, dunque, i titolari di un prestito come questo possono appartenere a 3 diverse categorie: lavoratori dipendenti pubblici, lavoratori dipendenti privati con contratto a tempo indeterminato e pensionati, sono quindi esclusi lavoratori autonomi, imprenditori, collaboratori e quant’altro.

Cessione del quinto: l’ammontare della rata

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Nel momento in cui si stipula un contratto per un prestito erogato con formula cessione del quinto, le parti contraenti possono determinare liberamente l’ammontare della rata.

Non è necessario, dunque, che la rata corrisponda esattamente a quinto dello stipendio o della pensione, essa può anche essere inferiore, ciò che conta è che non ecceda tale soglia: se vengono percepiti ogni mese 1.500 euro, ad esempio, la rata massima sarà di 300 euro.

Cosa accade se viene meno il rapporto di lavoro

Per quanto un rapporto di lavoro possa essere sicuro, ovviamente, l’eventualità che esso cessi per una qualsiasi ragione non può essere esclusa del tutto, e laddove ciò dovesse accadere, quindi se la regolare erogazione dello stipendio dovesse interrompersi, la formula viene automaticamente risolta e l’ente erogatore del finanziamento può recuperare le somme che gli sono ancora dovute in altre modalità.

Nei contratti di cessione del quinto di cui sono titolari i lavoratori, ad esempio, è assai frequente che gli istituti erogatori dei prestiti possano far riferimento al TFR come garanzia di eventuali interruzioni del rapporto di lavoro.