Personalità e skill mismatch: uno studio tutto italiano
“Nel capitale umano sono ormai considerate fondamentali sia le abilità non cognitive che quelle cognitive“. Questa frase è il punto di partenza della ricerca condotta da P.Esposito, professore presso l’Università degli studi di Cassino e del Lazio meridionale, e S.Scicchitano, membro di INAPP e GLO. All’interno del loro working paper è emerso che nel mercato del lavoro in Italia, la relazione tra abilità e il mismatch educativo e di competenze è scarsa. In particolare, se si va ad indagare sull’impatto dei cinque principali tratti di personalità (Big 5) sul mismatch educativo nei laureati italiani.
Le basi di questa ricerca
Il mondo del lavoro cambia a ritmi sempre più rapidi: lo sviluppo tecnologico sta trasformando il mercato del lavoro. Il numero di attività monotone e poco creative sta diminuendo. C’è quindi un crescente bisogno di lavoratori con caratteristiche cognitive e non cognitive avanzate. Secondo gli studi di Deming (2017) il lavoratore deve essere in grado di combinare competenze professionali e capacità di comunicare efficacemente con colleghi e clienti . Dati i cambiamento tecnologici e l’incertezza globale, la natura dei lavori e la domanda di competenze cambiano continuamente e i lavoratori devono aggiornare il proprio “capitale umano”. Il mancato adattamento può comportare perdita di competitività, sottoccupazione e bassa crescita dei salari. Ecco perché è nato questo studio: indagare le determinanti e gli effetti dello skill mismatch per individuare ed elaborare politiche economiche adeguate alla transizione tecnologica.
La domanda di partenza è stata: in che misura i tratti di personalità influenzano il mismatch tra i lavoratori italiani con un alto livello di istruzione? Il caso italiano è particolare in quanto il paese è caratterizzato da un forte mismatch sia educativo che di competenze e sembra essere in ritardo rispetto ad altri paesi nel processo di digitalizzazione.
I Big 5
Lo studio condotto introduce delle novità rispetto ad altri: ad esempio, la relazione tra tratti di personalità e skill mismatch tra le persone altamente istruite in Italia, un gran numero di fattori sul lato della domanda ottenuti attraverso i rapporti dei lavoratori sulle caratteristiche del lavoro e dell’azienda, e il ruolo della personalità nella sovraqualificazione .
Definizione dei tratti di personalità Big 5 Positivo Negativo Apertura (OP) Aperto all’esperienza (OX) Conservatore (CN) Accettazione (AG) Amorevole/altruista (LA) Litigioso (LI) Coscienziosità (CO) Autodisciplinato (SD) Imprudente/disordinato (CD) Estroversione (EX) Esuberante (ET) Tranquillo/privato (PV) Neuroticismo (NE) Ansioso (AN) Emozionalmente stabile (ES).
Alcuni esempi pratici di personalità e skill mismatch
Partendo dagli effetti dei Big 5, la probabilità di essere sovraqualificati è influenzata positivamente dai tratti di apertura e coscienziosità e negativamente dal nevroticismo. La coscienziosità è anche l’unico tratto che influenza significativamente la sovraccupazione. Un lavoratore con il punteggio alto di coscienziosità ha maggiore probabilità di essere sovraistruito rispetto a un individuo con un punteggio mediano. Per quanto riguarda la sovraqualificazione, questo divario aumenta: l’apertura aumenta la probabilità di essere sovraqualificati, mentre il nevroticismo la riduce.
I risultati per la sovraqualificazione sono omogenei tra i gruppi (tuttavia l’impatto della coscienziosità per le lavoratrici è maggiore). L’effetto del nevroticismo è concentrato tra i lavoratori sopra i 40 anni. Come per la sovraistruzione, l’effetto positivo della coscienziosità è guidato dai lavoratori sopra i 40 anni e dalle donne. Il background socioeconomico sembra giocare un ruolo significativo solo per la sovraqualificazione. Più precisamente, i genitori poco qualificati sono associati a una maggiore probabilità di essere sovraqualificati, mentre nessun effetto significativo si trova per la sovraistruzione.
L’età è correlata positivamente alla sovraqualificazione e negativamente alla sovraistruzione. Il primo tratto può essere spiegato dall’acquisizione di competenze aggiuntive durante la vita lavorativa come risultato della formazione o dell’esperienza. Le lavoratrici tendono ad essere meno sovraqualificate, mentre la propensione ad essere sovraistruite dipende dall’età: le giovani donne hanno maggiori probabilità di essere sovraistruite, mentre le donne sopra i 40 anni ne hanno meno. Infine, c’è una chiara relazione negativa tra il rendimento accademico, da un lato, e la sovraistruzione e la sovraqualificazione dall’altro.
Personalità, skill mismatch e rapporto con il lavoro
Sempre più sentita è la rilevanza delle cosiddette “soft skills” (abilità non cognitive) per il successo nel mercato del lavoro. Queste abilità sono importanti fattori di successo e sono collegate ai tratti della personalità. Esse giocano un ruolo fondamentale nelle conseguenze che possono avere nel mercato del lavoro, per esempio, in termini di skill mismatch.
Tuttavia, anche il tratto “coscienziosità” ha effetti positivi: sembra essere legato alla soddisfazione sul lavoro. Gli individui con un punteggio elevato in coscienziosità riportano anche punteggi più alti per la soddisfazione sul lavoro, come la stabilità, l’equilibrio vita-lavoro, il carico di lavoro e le opportunità di carriera. Ciò suggerisce che questi lavoratori diano meno importanza alla corrispondenza con la propria istruzione e le proprie competenze e maggiore importanza alle caratteristiche del lavoro. L’altra faccia della medaglia è implicazione che la coscienziosità ha tra i lavoratori con un’istruzione terziaria: questa potrebbe portare ad una sovraistruzione volontaria e ad una sovraqualificazione. Per quanto riguarda gli altri tratti, l’apertura è una determinante positiva della sovraqualificazione, specialmente tra i lavoratori maschi. Il nevroticismo è correlato negativamente alla sovraqualificazione, ma l’effetto sembra essere guidato dall’autoselezione (negativa) verso l’istruzione terziaria.
Inoltre, l’estroversione riduce il rischio di sovraqualificazione dei giovani lavoratori, mentre la gradevolezza lo aumenta, specialmente per la componente maschile. Infine, i risultati sono coerenti con l’autoselezione dei lavoratori nell’occupazione e nell’istruzione terziaria e dopo aver incluso le caratteristiche specifiche del lavoro e della domanda di lavoro.
Che politiche possono essere attuate?
Le abilità non cognitive misurate attraverso i tratti di personalità sono importanti determinanti dello skill mismatch. La relazione positiva tra le abilità cognitive e la sovraqualificazione implica che i lavoratori sono sottoutilizzati, a causa di un mancato riconoscimento di queste abilità da parte dei datori di lavoro o come risultato della ricerca di altre caratteristiche desiderabili. La relazione negativa tra alcuni tratti e la sovraistruzione, invece, suggerisce che gli sforzi per far progredire le competenze cognitive potrebbero non evitare il mismatch se agli individui mancano alcune competenze non cognitive cruciali.
In termini di implicazioni sulle politiche da adottare, i risultati indicano che affrontare il mismatch comporta una riconsiderazione delle politiche sia dal lato dell’offerta che della domanda. Dal lato dell’offerta, si dovrebbe orientare l’istruzione istruzione in modo tale da consentire un adeguato sviluppo delle competenze cognitive e non cognitive e ridurre il rischio di sovraistruzione degli studenti con scarso rendimento. Le informazioni sui tratti di personalità degli studenti possono essere uno strumento importante per rendere la consulenza più efficace e più adatta alle specificità individuali. Dal lato della domanda ci si dovrebbero concentrare sul miglioramento della qualità dei posti di lavoro offerti ai lavoratori con istruzione terziaria, non solo in termini di salari ma guardando a tutte le dimensioni della soddisfazione lavorativa. Lo scopo sarebbe evitare un compromesso tra mismatch e soddisfazione lavorativa.
Uno studio ancora imperfetto
Gli stessi autori riconoscono la presenza di limiti: i dati non hanno permesso di escludere problemi di endogeneità. Tuttavia lo studio può essere considerato come un punto di partenza per ulteriori lavori di ampliamento delle conoscenze sulle determinanti psicologiche del mismatch. Esposito e Scicchitano auspicano la presenza di futuri studi che possano concentrarsi sul ruolo della trasmissione intergenerazionale dei tratti di personalità, sull’autoselezione nelle occupazioni e nei compiti e sull’impegno nella formazione, attraverso un tipo di ricerca che utilizzi metodi sperimentali.