Finanza

La tassazione prevista per i conti deposito

Il conto deposito è un prodotto bancario con duplice funzione: risparmiare ed investire. Non è un conto corrente classico quindi non permette di procedere con pagamenti ed emissioni di assegni ma in un’ottica di diversificazione del portafogli permette un investimento di una parte del proprio patrimonio con un rendimento a basso rischio.

Come è possibile maturare degli interessi sulle somme depositate? Depositando ed eventualmente vincolando, o se vogliamo usare il termine tecnico, “immobilizzando” per un periodo di tempo il denaro che si intende investire rendendolo “non disponibile” per altre operazioni. Non tutte le banche però consentono lo svincolo di tali somme immobilizzate in qualsiasi momento. Laddove lo permettano, o applicano una decurtazione degli interessi che spetterebbero all’investitore o fanno si che lo svincolo interessi solamente una parte del deposito, ad esempio il 40%.

Come aprire un conto deposito

Quasi tutte le banche danno la possibilità di aprire un conto deposito online. Basta andare sul sito, compilare il form ed allegare un documento di riconoscimento. I requisiti essenziali sono la residenza nel territorio dello stato italiano, possedere un conto corrente in Italia e aver compiuto la maggiore età. Una volta compilato il tutto, si procede con il primo bonifico.

Il conto deposito è un prodotto bancario molto sicuro. Bisogna tenere in considerazione, infatti, che tutte le banche nel nostro Paese sono obbligate ad aderire al Fondo Interbancario di Tutela dei depositi, il quale rimborsa fino a un massimo di euro 100.000 laddove la Banca dovesse fallire.

Quali sono gli interessi

Mediamente, il rendimento offerto dai conti deposito in questo momento storico si aggira intorno all’1%, i tassi sono più elevati aumentando il tempo di immobilizzazione del patrimonio vincolato. Sono le banche che accreditano gli interessi promessi in modi e tempi differenti. Si passa da una periodicità annuale ad un versamento trimestrale e/o semestrale. Ci sono anche casi in cui il versamento avviene posticipatamente alla scadenza del vincolo.

Anche il metodo di calcolo degli interessi dipende dall’istituto che si è scelto per l’immobilizzazione del patrimonio. Alcuni riconoscono gli interessi anticipati ossia gli interessi calcolati e liquidati oggi sulle somme che si suppone possano maturare nei prossimi 3/6 mesi. Altri invece riconoscono quelli posticipati ossia quelli calcolati al termine del periodo considerato. C’è anche la possibilità di avere un PAC ossia un piano di accumulo. Con un PAC si può incrementare periodicamente il capitale investito in modo continuo.

Quanto costa e la tassazione prevista per un conto deposito

Nella maggioranza dei casi, non dovrebbero esserci spese di apertura. Alcune banche potrebbero applicare costi extra relativi all’invio della documentazione cartacea ma si può ovviare a ciò optando per l’invio elettronico. Ci sono però due costi fissi. Una è l’imposta di bollo, che viene trattenuta direttamente dall’istituto di credito che la versa all’Erario per conto del cliente. Questa viene calcolata sull’ammontare delle somme che sono state vincolate ed è pari allo 0,2%. Qualora l’intestatario del conto sia una persona giuridica, l’imposta è sempre pari allo 0,2% ma il prelievo complessivo non deve superare annualmente euro 14.000.

L’altro costo fisso è la ritenuta fiscale sulle plusvalenze che ammonta al 26%. Il guadagno che deriva dall’aver vincolato una parte del patrimonio presso un conto deposito, non viene liquidato totalmente al soggetto che ha investito. Il 26% viene trattenuto dalla Banca per poi essere versato all’Erario come imposta sul guadagno percepito.

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Redazione