La normativa attuale sulle elezioni francesi stabilisce che al primo turno i candidati non possano spendere più di 16,85 milioni di euro per la compagnia elettorale, a seguito degli scrutini chi avrà ottenuto almeno il 5 per cento delle preferenze si vedrà rimborsare le spese sostenute nel limite (chiamato “plafond”) del 47,5%. se non si supera la soglia del 5% , bisognerà invece accontentarsi di un misero 4,75 per cento del medesimo plafond, quindi in termini più accessibili chi supera il 5% dei voti potrà contare su un rimborso massimo di circa otto milioni di euro, se invece un candidato non raggiungerà la soglia stabilità dovrà accontentarsi di un decimo di quella cifra 800.000€
In questa tornata elettorale il peggior risultato si registra sicuramente tra le fila della sinistra radicale, gli ultimi due classificati Nathalie Arthaud Lotta e Philippe Poutou posso sicuramente essere ricondotti a questa parte politica, ed anche lo storico partito comunista francese non fa eccessivamente meglio ottenendo soltanto il 2,3%. Nella “bottom-eight” troviamo inoltre due partiti che anche se più moderati possono comunque essere considerati partis de gauche: il nuovo Les Verts/Alliance Libre Européenne e il tradizionale partito socialista in caduta dalla fine delle presidenza Hollande
Il crollo delle formazioni di sinistra più piccole può probabilmente essere letto come una diretta conseguenza del exploit di Jean-Luc Mélenchon leader del partito di sinistra La France Insoumise che si è posizionato terzo ad appena da Marine Le Pen, riuscendo peraltro a trasformare Parigi in una vera e propria roccaforte.
Le formazioni che in termini nostrani potremmo definire centriste o di centro destra fanno leggermente meglio con les republicains che vanno quasi a sfiorare la soglia per il rimborso. L’estrema destra si dimostra invece più coesa: Marine Le Pen è infatti riuscita ad arrivare al ballottaggio, e l’unico altro partito appartenente a questo schieramento Reconquête ha conunque ottenuto più del 7%.
La celebre frase di Bernie Sanders, diventata un vero e proprio meme oltreoceano, sembra fare proprio al caso nostro. La legge francese spinge infatti i partiti più piccoli, che quindi non sono sicuri di riuscire a superare la soglia del 5% a non investire molto in campagna elettorale, tenendosi di solito al di sotto degli 800.000 euro. Tuttavia possono verificarsi dei casi in cui i candidati sopravvalutano le proprie possibilità ritrovandosi alla fine con un conto troppo salato da pagare.
Un esempio destinato a far discutere, e probabilmente a far sorridere gli avversari politici, è quello di Valérie Pécresse candidata alle elezioni francesi del partito Les Républicains. Per chi non fosse avvezzo alla politica francese stiamo parlando di un partito di centro destra (anche se il termine corretto sarebbe neo-golista) fondato nel 2015 dal ex inquilino del Eliseo Nicolas Sarkozy per tentare di lasciarsi alle spalle gli scandali che lo avevano coinvolto dopo la presidenza.
Ebbene i vertici del movimento erano evidentemente convinti di riuscire a superare il famigerato 5%, tuttavia le urne hanno al 4,8%. Lo 0,2% mancante dunque è costato molto al partito, che non sapendo come pagare il conto si è trovato costretto a chiedere supporto ai propri elettori tramite un comunicato pubblicato sul proprio sito internet.