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Quoziente familiare: cos’è e cosa prevedono i partiti per le elezioni

In linea ad un regime fiscale di favore alle famiglie, soprattutto se numerose, sarebbe l’istituto del quoziente familiare. Tema di cui tanto si discute in vista delle elezioni politiche del 25 settembre. La strada delle riforme parlamentari è sempre stata lastricata di iniziative volte a promuovere sul piano fiscale la formazione e lo sviluppo della famiglia. Tradotto, per quanto riguarda l’Italia, in un allineamento sostanziale a quanto richiesto dall’articolo 31 della Costituzione:

La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo.

All’interno dei programmi elettorali trovano spazio varie strategie per fornire un adeguato supporto alle famiglie e alla natalità. In linea di massima, i partiti del centrodestra si concentrano sugli aspetti fiscali (come quello del quoziente familiare), PD e Azione-Italia Viva sull’attuazione del Family Act. Mentre la questione è del tutto assente nel programma del Movimento 5 Stelle.

Cos’è il quoziente familiare?

L’introduzione del quoziente familiare si attua dividendo il reddito familiare (quale somma dei redditi di tutti i componenti il nucleo familiare, compresi i figli a carico – cosiddetto foyer fiscal) per la somma dei coefficienti attribuiti a ciascun componente dell’intero nucleo. Al reddito, così ottenuto, si applica l’aliquota vigente. L’imposta ottenuta, moltiplicata per il numero delle parti, individua quella familiare effettivamente dovuta. Precisamente, prendendo come esempio il regime di tassazione francese in cui si applica questo istituto, i coefficienti previsti sono:

  • celibe, divorziato o separato, vedovo senza figli a carico: 1;
  • celibe, divorziato o separato, vedovo senza figli a carico, con invalidità: 1,5;
  • coppia sposata senza infanti a carico: 2;
  • celibe o divorziato con un infante a carico: 1,5;
  • coppia sposata o vedovo con un infante a carico: 2,5;
  • celibe o divorziato con due infanti a carico: 2;
  • coppia sposata o vedovo con due infanti a carico: 3;
  • celibe o divorziato con tre infanti a carico: 3;
  • coppia sposata o vedovo con tre infanti a carico: 4;
  • celibe o divorziato con quattro infanti a carico: 4;
  • coppia sposata o vedovo con quattro infanti a carico: 4;
  • celibe o divorziato con cinque infanti a carico: 5;
  • coppia sposata o vedovo con cinque infanti a carico: 6;
  • celibe o divorziato con sei infanti a carico: 6.

Infine, al reddito familiare dovrà essere sottratta la deduzione forfettaria prevista che, in Francia, è pari al 10%.

Tassazione individuale o familiare?

Guardando un attimo indietro, la tassazione individuale del reddito è stata adottata in Italia dopo la sentenza della Corte Costituzionale del 1976, n° 179. Una sentenza con la quale veniva abolito il cosiddetto cumulo dei redditi in capo al marito.

Un meccanismo, questo, che minava il sistema di progressività e il requisito di personalità dell’Irpef. Oltre che determinante di una disparità di trattamento delle coppie coniugate rispetto a coloro non unite dal vincolo matrimoniale. In poche parole, violava gli articoli 3 e 53 della Costituzione.

Nel dibattito italiano, il principale argomento a sostegno dell’introduzione del quoziente familiare è il vantaggio fiscale, in termini di riduzione di imposta, che questo strumento assicurerebbe ai nuclei numerosi e, quindi, inquadrandolo come un potenziale strumento di incentivo alla fecondità.

Si tratta di capire, però, se questo strumento tributario sia davvero adatto rispetto, ad esempio, alle misure fiscali e/o di welfare già in aiuto alle famiglie (assegni familiari, servizi pubblici ad accesso agevolato, ecc). Si aggiungono al dubbio altri punti di vista che hanno , tra l’altro, ostacolato l’applicazione del quoziente fino ad oggi.

  • C’è chi sostiene che introdurre questa tipologia di tassazione dei redditi dei nuclei familiari comporterebbe una forte diminuzione de gettito fiscale. Dividere il reddito per un coefficiente determinerebbe un abbattimento dell’imponibile per il contribuente.
  • Inoltre, il passaggio alla tassazione familiare sarebbe un vantaggio per i nuclei familiari più ricchi. Si assume che la divisione del reddito familiare per un coefficiente costante rispetto alla variazione del reddito diminuirebbe, automaticamente, la progressività dell’imposta.

Ai posteri, l’ardua sentenza!