Teoria Economica

Monetarismo: cosa è e qual è la soluzione all’inflazione per Steve Hanke

Monetarismo ed inflazione sono due concetti tendenzialemente legati tra di loro. Ma, mentre quasi tutti conoscono il significato della parola “inflazione” e cosa essa comporta, non tutti sono a conoscenza di cosa sia il monetarismo che ha avuto un ruolo importante nello sviluppo del pensiero economico ed ancora oggi influenza l’operato dei police makers e di vari economisti. Cerchiamo quindi di incanalare un discorso sull’economia monetarista e su quanto questa influenzi l’inflazione ai giorni nostri.

Monetarismo: cosa è?

Fu Milton Friedman, economista americano, a porre le basi per la teoria economica del Monetarismo, grazie alla quale, nel 1976, fu insignito del Premio Nobel. Friedman elaborò questa teoria contrapponendola a quella di Keynes ( nonostante in gioventù fosse stato lui stesso un keynesiano); infatti, mentre per Keynes l’intervento del governo doveva essere ciclico e solamente in caso di urgenze, per Friedman il governo doveva intervenire nel lungo termine, in modo da favorire la stabilità economica.

I punti chiave

Ricapitolando, mentre la teoria di Keynes punta l’attenzione sugli interventi statali, il Monetarismo di Friedman si basa sulla teoria quantitativa della moneta, secondo cui l’offerta di moneta è la variabile su cui lo Stato deve puntare mettendone a disposizione di più con interventi graduali. Secondo Friedman, solamente in questo modo si possono prevedere eventuali crisi economiche. Si interviene prima dell’insorgere del problema.

Le convinzioni del professor Friedman

La convinzione del professor Friedman era che “i soldi contano”. E, come notò la Royal Academy of Sweden nell’annunciare il suo Nobel del 1976, era una voce solitaria nel sostenere l’importanza dell’offerta di moneta in economia quando iniziò a scriverne negli anni ’50.

Milton Friedman, massimo esponente della scuola di Chicago

Negli anni ’70 gli shock petroliferi innescarono una grave fase di recessione e inflazione- detta anche stagflazione. Ma la teoria keynesiana, quale punto di riferimento, non riusciva a dare una spiegazione. La scuola monetarista di Friedman rappresentò allora un tentativo di elaborare strumenti teorici che potessero risolvere quella congiuntura economica.

1. Cosa influenza il tasso di inflazione?

Per i monetaristi la quantità di moneta in circolazione influenza il tasso di inflazione e le variazioni di breve periodo del reddito reale.

L’inflazione è sempre e comunque un fenomeno monetario nel senso che è e può soltanto esser prodotto da un aumento più rapido della quantità di moneta, rispetto la produzione.

—  Milton Friedman da La controrivoluzione nella teoria monetaria, 1970

… a cui si collega la famosa formula dell’economista Fisher, la teoria quantitativa della moneta :

M*V=P*Q

Dove:

  • M indica la quantità di moneta esistente;
  • V indica la velocità di circolazione della moneta;
  • Q indica la quantità di beni e servizi scambiati;
  • P indica il livello generale dei prezzi.

Teoria quantitativa della moneta

La teoria quantitativa della moneta è stata elaborata da Irving Fisher, economista e statistico americano, per spiegare le variazioni del potere di acquisto della moneta con il passare del tempo. In realtà, questa teoria non è così ardua come si potrebbe pensare. In poche parole, più aumenta la quantità di moneta in circolazione più si riduce il potere di acquisto di quest’ultima perchè proporzionalmente ne aumenta il prezzo. Da qui la formila di cui sopra, dove MV sta ad indicare la quantità di moneta disponibile mentre PQ sta ad indicare il valore dei beni e dei servizi scambiati.

Nel breve periodo, la velocità di circolazione della moneta e il livello di produzione sono costanti. Questo farà sì che ad aumento della moneta seguirà un aumento del livello dei prezzi.

Quindi, secondo Friedman, l’inflazione è un fenomeno monetario in quanto conseguenza di una offerta di denaro maggiore della domanda.

Credit: pixabay

2. Quanta moneta iniettare nel sistema economico?

[…] Un tasso stabile di crescita monetaria ad un livello moderato può creare una struttura nella quale un paese può avere poca inflazione e molta crescita. Ciò non produrrà la stabilità perfetta; non produrrà il paradiso sulla terra; ma può dare un importante contributo ad una stabile società economica.

—  Milton Friedman da La controrivoluzione nella teoria monetaria, 1970

Sarebbe meglio che la moneta aumentasse ad un tasso costante ogni anno. Evitando oscillazioni eccessive e discrezionali della quantità di moneta. In questo modo non si trasmetterebbero impulsi particolari all’economia.

Questo perché gli impulsi monetari si trasmettono in modo ritardato e impreciso sull’economia reale. Il ritardo, a sua volta, spingerebbe a dare maggiore impulso monetario. O che gli effetti sperati, a causa di impedimenti intermedi, non si verificano.

Cosa dicono i monetaristi?

I monetaristi sono tutti coloro che seguono la linea di Friedman e dunque anche per loro l’inflazione è un fenomeno da attribuire all’aumento della quantità di moneta presente nel mercato. Una soluzione potrebbe essere l’incremento della quantità di moneta in circolazione ad un tasso equivalenente a quello dell’aumento del reddito reale del sistema economico. Esempio, se il PIL aumenta del 2%, la moneta in circolazione dovrà essere aumentata del 2%. Il tutto deve avvenire però sotto l’occhio attento e vigile degli analisti che dovranno essere informati ad ogni incremento di offerta di moneta. Così facendo si potrà arrivare ad un equilibrio naturale.

Quindi, secondo Friedman, sarebbe meglio che l’offerta di moneta non fosse discrezionale.

3. Quale approccio di politica monetaria adottare?

Secondo Friedman, le scelte di politica monetaria dovrebbero seguire una regola. Ossia legare la quantità di moneta, da mettere in circolazione, con l’attività reale e finanziaria. Stabilendo un determinato obiettivo di inflazione (vedi il ruolo della Bce).

Questo approccio teorico si basava sull’idea che i mercati riuscissero a trovare un equilibrio in modo autonomo.

Se una banca centrale operasse in questo modo, si fornirebbe all’economia solo la moneta di cui avrebbe bisogno. Non si inietterebbe mai troppa moneta in circolazione. Non si provocherebbero spinte inflazionistiche.

Inoltre, si eviterebbero anche problemi di deflazione. Le banche centrali, seguendo la regola, non andrebbero mai a ridurre oltremodo la moneta in circolazione.

“Liberi di scegliere”

“Non influenziamo il corso degli eventi persuadendo le persone. […] Piuttosto, esercitiamo un’influenza mantenendo le opzioni disponibili quando è necessario fare qualcosa in un momento di crisi”.

Written with his wife, Rose Friedman, Milton Friedman, in “Two Lucky People.
Milton Friedman e Rose Director

Tra questi, un attuale sostenitore è Steve Hanke, professore di economia applicata alla Johns Hopkins University. Definito anche “dottore del denaro”, ha vissuto i momenti più straordinari a partire dal 1990.

Steve Hanke vs Fed

Nel corso del 2021, ha focalizzato la propria attenzione sugli Stati Uniti.  Non ha esitato ad avvertire pubblicamente che la Fed, aumentando l’offerta di moneta, stava applicando proprio le politiche che il monetarismo riteneva avrebbero fatto aumentare i prezzi.

“Non guardano nemmeno all’offerta di moneta. Hanno causato un’enorme impennata della disponibilità di moneta che ha creato inflazione… e non contemplano la possibilità che una corretta gestione di M2, la metrica usata dalla Fed per misurare il denaro, sia il modo per risolverlo”. 

Steve Hanke

Hanke ha visto il disastro in anticipo esternandolo in un editoriale del Wall Street Journal del luglio dello scorso anno, scritto insieme a John Greenwood.

Mentre la Fed definiva l’impennata dell’indice dei prezzi al consumo di allora (+5%) come uno shock “transitorio”, Hanke e Greenwood hanno previsto che l’inflazione avrebbe raggiunto un valore compreso tra il 6% e forse il 9% entro la fine del 2021, e probabilmente sarebbe rimasta elevata fino al 2024.

L’indice ha chiuso l’anno scorso al 7% e quest’anno si è mantenuto all’estremità superiore dell’intervallo di Hanke, attestandosi all’8,3% in agosto. Hanke e Greenwood sono stati i soli a mettere un numero sulle loro previsioni, e hanno centrato il bersaglio.

E non ha esitato, successivamente, ad esternare altri punti di vista (sul caso).

“La politica monetaria ruota attorno al tasso di crescita e all’offerta di moneta; questa è la chiave, non i tassi di interesse”

Steve Hanke, a FRANCE 24.

Published by
Maria Rosaria Calabrese