Pos: libertà di pagamento per la vendita di alcuni prodotti
In Italia, l’utilizzo del terminale POS ha alle spalle una lunga storia, a tratti paradossale. Vige da molti anni l’obbligo per esercenti e professionisti di accettare i pagamenti con carta di credito o bancomat. Ma era assente la previsione di sanzioni per coloro che non rispettavano questa norma.
La svolta in questa direzione si ha con il Decreto Legge n. 36/2022. La novità tra le novità? Anzitutto il rischio di beccarsi una (doppia) sanzione perché non si è voluto accettare il pagamento elettronico.
Ma è giunta da pochi giorni la decisione di esonerare una categoria di prodotti (e di esercenti) da questo obbligo e relative conseguenze.
Gli esonerati dal POS
Ci eravamo lasciati al 30 giugno scorso con il concretizzato obbligo per gli esercenti, i liberi professionisti e i commercianti di accettare i pagamenti con il Pos. Il “fucile puntato alla tempia” è l’introduzione di sanzioni pecuniarie (anzi una doppia sanzione) in caso di rifiuto ad accettare la moneta elettronica.
Pochi giorni fa, però, c’è stato un passo indietro. Una categoria di esercenti ha ricevuto una buona notizia dell’Agenzia delle Accise, Dogane e dei Monopoli: l’esenzione dall’obbligo di accettare pagamenti con Pos, per alcuni prodotti.
Tutti gli esercenti – tabaccai o chi è in possesso di un patentino per farlo, come i bar- che vendono beni di monopolio, valori postali e valori bollati, possono liberamente rifiutare di farsi pagare tramite carte di credito o bancomat.
Perché tanta premura per questi beni?
I beni come le sigarette, i francobolli e le marche da bollo sono beni per i quali i guadagni sono ridotti. Infatti, l’aggio è pari al 10% del prezzo di vendita al pubblico, per i valori postali è del 5%, mentre per i valori bollati viene determinato in base alla tipologia.
E non solo! Per ogni transazione effettuata viene addebitata una commissione a carico del venditore. Quindi, è evidente che non c’è più quel margine di guadagno e convenienza a vendere questi prodotti. Linea di pensiero condivisa dalla stessa Agenzia, per fortuna.
Se si vuole, però, fare un discorso più di larghe vedute, le commissioni addebitate per ogni transazione sono un costo oneroso da sopportare per (tutti) quei prodotti a basso costo. Immaginate se tutti pretendessero di pagarvi il caffè con il bancomat.
L’Odissea normativa del Pos
Un breve excursus per chi ama la storia. L’obbligo di utilizzare il Pos per le transazioni venne introdotto per la prima volta nel nostro Paese nel 2012: Governo Monti.
Successivamente, si susseguirono vari interventi per definire soglie di accettazione per i pagamenti, approvati e poi annullati, o mai entrati in vigore.
Nei fatti, un primo passo di rilievo si ebbe con il Governo Conte II. Furono introdotte le sanzioni per professionisti e commercianti per la prima volta: sanzione pecuniaria di 30 euro più il 4% dell’importo rifiutato. Tuttavia, le polemiche di commercianti ed esercenti disinnescarono il tutto.
Quindi, dal momento in cui è entrato in vigore l’obbligo di usare questo mezzo di pagamento, la violazione non è mai stata sanzionata e il consumatore non poteva far altro che segnalare l’accaduto all’Agenzia delle Entrate, a cui spettava fare i controlli fiscali.
Infine, con il Governo Draghi, la questione è diventata prioritaria: la richiesta del PNRR è contrastare l’evasione fiscale.
La moneta elettronica è identificata come il denaro tracciabile con cui è cioè possibile ricostruire una transazione. Consente un maggiore controllo nei confronti di eventuali attività criminali, contro operazioni di riciclaggio, nonché appunto in funzione della lotta all’evasione fiscale.
A partire dal 30 giugno 2022, si è dato il via alle sanzioni (sanzione pecuniaria di 30 euro più il 4% dell’importo rifiutato) con la possibilità di segnalare il rifiuto del pagamento elettronico alla Polizia Locale o alla Guardia di Finanza. Esiste, comunque, anche qui l’eccezione alla regola: l’obbligo non si applica per “oggettiva impossibilità tecnica”.
L’obiezione dei commercianti: i costi bancari
Come già precedentemente sottolineato, la nota dolente sono i costi associati al mezzo di pagamento, a carico di chi riceve il pagamento. Tra le misure introdotte per alleviare il “dolore” si inseriscono:
- Un sistema di incentivi per aiutare gli operatori a sostenere le spese di attivazione del terminale di pagamento Pos. Anche se, come è possibile leggere successivamente, sono varie ed economiche le alternative da utilizzare e le novità subentrate.
- È stato esteso il bonus POS del 30% al 100% per gli esercenti dotati di un registratore di cassa elettronico collegato col terminale Pos (con un fatturato annuo uguale o inferiore a 400.000€, ovvero piccole e medie attività che dispongono di un registratore di cassa elettronico per la trasmissione dei corrispettivi).
- È stato introdotto un doppio credito di imposta:
Il primo credito riconosciuto agli esercenti che tra il 1° luglio 2021 e il 30 giugno 2022 acquistano, noleggiano o utilizzano strumenti collegati a registratori di cassa elettronici (nel limite massimo di spesa per soggetto di 160 euro).
Il secondo, invece, è riconosciuto sempre agli stessi soggetti che, nel corso del 2022, acquistano, noleggiano o utilizzano strumenti evoluti di pagamento elettronico che consentono anche la memorizzazione elettronica e la trasmissione telematica dei corrispettivi giornalieri, (nel limite massimo di spesa per soggetto di 320 euro).
- A partire dal primo gennaio 2021,inoltre, molte banche rimborsano il 100% delle commissioni sostenute sulle transazioni fino a 5 euro avvenute tramite terminali POS fisici.
I Pos in commercio
Il POS – dall’inglese Point of Sale – è tra i dispositivi tecnologici maggiormente, e forza maggiore, utilizzati nel quotidiano. Proprio al pari dello smartphone, del tablet e del computer. Ma, soprattutto, rappresenta un metodo di pagamento alternativo, che non prevede l’impiego dei contanti.
Da ricordare che il suo motivo di esistere è stato l’introduzione della carta di credito. Chi ricorda, o ha mai visto, le prime carte emesse da Diners Club e American Express durante gli anni ’50?
Tipologie di Pos
Sono in commercio vari modelli di terminali tra cui scegliere, con tanto di novità tecnologiche ed economiche subentrate.
- POS fisso: è quello “tradizionale”, che siamo abituati a vedere sul bancone di molti esercizi commerciali. ll terminale è collegato, attraverso un cavo di rete LAN, alla rete telefonica. In questo modo può inoltrare le informazioni tra il POS e la banca del cliente ed elaborare i pagamenti. Per un uso più agevole sono dotati di un Pinpad, cioè di una piccola tastiera esterna a portata di mano del cliente.
- POS wireless: è un dispositivo rimovibile dalla sua base connessa ad una rete fissa DSL o fibra ottica. Non sono completamente mobili, può essere impiegato entro una decina di metri, tramite connessione bluetooth.
- POS GSM/GPRS: Un’altra evoluzione tecnologica che ha modificato il funzionamento dei POS è lo smartphone. Con il GPRS, poi 3G e 4G, il pos consente di effettuare transazioni ed elaborare informazioni in qualsiasi luogo. La condizione è che sia dotato di una scheda SIM abilitata alla connessione dati.
- POS Mobile: il cosiddetto lettore di carte per smartphone. Si tratta di un dispositivo più piccolo e meno caro del tradizionale dispositivo portatile. Non pretende una scheda Sim, ma prevede la connessione via bluetooth allo smartphone o tablet, Apple o Android. In altre parole, lo smartphone è il terminale vero e proprio. Il lettore, invece, si limita a comunicargli, tramite un’App scaricata sul telefono, i dati della transazione.
- SmartPOS: ossia i terminali Android-based. Attraverso l’installazione di app (solitamente a pagamento, avendo una funzione business) è possibile: trasformare lo smartPOS in registratore telematico e gestionale dell’attività; gestire ordini e consegne a domicilio; gestire programmi fedeltà e così via.
- POS Tap to Pay: anche nota come softPOS, lanciata ufficialmente come modalità di pagamento nel 2022. Ancora una volta c’è lo zampino di Android, e a fine dello stesso anno si aggiunge Apple. I due sistemi operativi abilitano sui rispettivi dispositivi una funzione per ricevere pagamenti contactless (con carta),ma senza POS né lettori esterni.
Il pagamento contactless, ossia senza contatto. è eseguito tramite la tecnologia NFC (Near Field Communication), legata a sua volta alla tecnologia RFID osservabile ad esempio nelle etichette antitaccheggio o nei cosiddetti badge.
La sua diffusione è prevista per l’anno 2023, ma si presume che il softPOS sarà impiegato prevalentemente per l’uso in mobilità o per chi riceve pochi pagamenti con carta.
Come funziona un POS?
- Vi è il Metodo Chip & Pin, cioè si inserisce il bancomat o la prepagata nel dispositivo.
- Il meccanismo di strisciare la carta nell’apposita fessura, se il POS è dotato di lettore di bande magnetiche.
Per questi primi due metodi è richiesto al cliente di digitare il PIN, il codice di sicurezza di 4 cifre legato alla carta di pagamento.
- Infine, vi è il meccanismo che consente di sfiorare il POS con il bancomat o lo smartphone in modalità contactless. Per il metodo contactless, entro un certo importo, non viene richiesto alcun PIN, velocizzando ulteriormente il pagamento.