Patto di stabilità e crescita: presentata oggi la modifica dalla Commissione Europea
Dopo la prima – in assoluto- sospensione causata dall’emergenza coronavirus (fino a fine 2023) e dopo mesi di negoziato informale in sede europea, la Commissione Europea ha presentato oggi le linee guida per la riforma del “Patto di Stabilità e Crescita”.
L’obiettivo è rendere il Patto più semplice da far rispettare. Infatti, la Commissione Europea si impegna a definire un piano quadriennale di aggiustamento del debito e gli stati dovranno negoziare le modalità con cui realizzarlo.
Il rischio è la sospensione dei finanziamenti europei. Un rischio non di poco conto, ora.
Cos’è il Patto di stabilità?
Il Patto di stabilità e crescita è un accordo che i Paesi membri dell’Unione europea stipularono nel 1997 per rafforzare il percorso d’integrazione monetaria iniziato nel 1992 con la firma del trattato di Maastricht.
In particolare, è uno dei pilastri su cui si regge la politica di bilancio dei Paesi europei. Infatti, richiede il rispetto di alcuni parametri di bilancio, in particolare:
- Il deficit pubblico (cioè la differenza tra entrate e uscite, comprese le spese per interessi) non deve superare il 3% del Pil;
- il debito pubblico non deve superare il 60% del Prodotto interno lordo;
- In alternativa all’ultimo parametro, poco rispettato, il Patto contempla (anzi, contemplava) la necessità di dimostrare “un calo del debito pubblico a un ritmo soddisfacente”. Ossia, il divario tra il livello del debito di un Paese e il riferimento del 60% deve essere ridotto di un ventesimo all’anno, calcolato come media di un triennio.
“Le norme del Patto di stabilità e crescita mirano a evitare che le politiche di bilancio vadano in direzioni potenzialmente problematiche e a “correggere disavanzi di bilancio o livelli del debito pubblico eccessivi”
Commissione Europea
Le modifiche proposte dalla Commissione Europea
Innanzitutto, il nuovo Patto punta alla “la titolarità nazionale” dando maggior margine di manovra ai Paesi membri nel proporre i loro piani.
“Il quadro rivisto della governance economica dell’Ue dovrebbe semplificare le regole di bilancio e concentrarsi sui rischi di bilancio. Cio’ significa differenziare i Paesi in base alle loro sfide del debito pubblico. Sappiamo quanto siano diversi i livelli di debito pubblico tra i nostri Stati membri e non possiamo ignorare queste differenze”.
Paolo Gentiloni, Commissario Ue all’Economia
- Restano salve le soglie del 60% del rapporto debito/Pil e del 3% per il deficit. Ogni Stato avrà, però, un piano personale per la riduzione del debito;
- È eliminata la regola del ventesimo, ossia di riduzione ogni anno del ventesimo del debito sopra il 60%;
- Sono semplificate le regole di valutazione. Non ci saranno valutazioni annuali della Commissione, ma ci sarà un singolo indicatore della spesa netta (primaria);
- Le sanzioni saranno più lievi, ma applicate più spesso;
- In caso di mancata riduzione del debito, il rischio è anche di perdere i fondi europei, compresi quelli del Recovery fund;
- La Commissione propone l’introduzione di una clausola di salvaguardia specifica per paese, per consentire deviazioni temporanee dal percorso fiscale a medio termine in caso di circostanze eccezionali al di fuori del controllo del governo in questione. In aggiunta alla già esistente clausola di salvaguardia generale da utilizzare, invece, in caso di grave recessione economica, come quella vissuta a causa della pandemia;
- Rimane invariata la procedura per i deficit eccessivi. La novità riguardo il rinforzo della procedura per il debito eccessivo. La procedura scatterà anche quando uno Stato membro, con un debito superiore al 60% del Pil, si discosta dal percorso di spesa concordato.
Generalmente, la procedura di infrazione è avviata dalla Commissione per violazione, da parte di un Paese membro, del Patto di stabilità e Crescita. Un procedimento che si sviluppa in più fasi, dall’avviso preventivo alla sanzione pecuniaria- se lo Stato sotto esame non si adegua alle raccomandazioni ricevute per rientrare nei “conti”.
Il percorso di riduzione del debito
Gli Stati, tenuti a presentare i Piani di riduzione del debito, verranno distinti innanzitutto in base alla situazione debitoria attuale:
- Gli Stati con debito sostanziale, ad esempio quelli con oltre il 90% del debito, beneficeranno di un percorso quadriennale di riduzione dell’indebitamento (che potrà essere esteso a sette anni);
- Gli Stati con debito moderato avranno un percorso triennale di riduzione dell’indebitamento;
- Infine si inseriscono gli Stati con poco debito. In ogni caso tutti dovranno attenersi alla soglia del 3% del deficit.
Quindi, ogni Stato con debito sopra il 60% del Pil dovrà presentare un piano strutturale di debito a medio termine.
Il percorso di aggiustamento di bilancio verrà fissato in termini di spesa primaria netta.
Il piano verrà sottoposto alla valutazione della Commissione Europea. In seguito, se la valutazione della Commissione sarà positiva, il piano verrà adottato dal Consiglio. Il Consiglio puo’, in alternativa, raccomandare allo Stato membro di ripresentare un piano modificato.
Gli Stati membri, infine, dovranno presentare relazioni annuali sullo stato di avanzamento per un monitoraggio efficace e per una maggiore trasparenza.
“La riforma non è una pillola amara, ma equilibrata. La priorità resta la riduzione del debito che deve essere perseguita in maniera “realistica, graduale e sostenuta”. Tenendo conto, anche, delle importanti differenze a livello di debito pubblico tra i Paesi membri”.
Paolo Gentiloni, Commissario Ue all’Economia