Compie 10 anni il BTP Italia, lanciato per la prima volta nel 2012, tornando sul mercato per la diciottesima edizione/emissione.
Un appuntamento reso importante da un’inflazione galoppante che moltiplica la richiesta di tutela del portafoglio dei piccoli risparmiatori a cui è destinato il titolo. La caratteristica, infatti, su cui si concentrano le attenzioni dei risparmiatori è ovviamente l’indicizzazione dei titoli all’inflazione.
I buoni del tesoro poliennali offrono vantaggi, ma anche rischi. Analizziamo cosa sono e come investire in questo strumento finanziario.
Il BTP italiano è un titolo di stato che offre rendimenti crescenti al crescere del tasso di inflazione nazionale. Il tasso di inflazione di riferimento è il FOI (indice Istat dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, al netto dei tabacchi). Per questo, svolge una funzione importante di sostegno al risparmio privato e del potere di acquisto di cittadini e famiglie.
E’ partito alle ore 9.00 il collocamento della diciottesima tranche. Puoi seguire l’andamento qui. Sono previste due fasi distinte per il collocamento:
Le caratteristiche rimangono invariate salvo alcune novità sulla durata e sul meccanismo fedeltà. Precisamente, la durata del nuovo BTP sarà di 6 anni ed è previsto un premio fedeltà pari allo 0.8% per coloro che lo acquistano all’emissione e lo detengono fino alla scadenza, nel 2028.
Fino a pochi mesi fa questi asset erano poco interessanti in quanto oggetto di tassi bassissimi e, in alcuni casi, persino negativi. Con le decisioni prese però dalla Banca centrale, per cercare di frenare l’inflazione, è in atto una rivisitazione al rialzo dei tassi.
Infatti, la cedola minima (reale) annua garantita è pari all’1,6%.
I BTP sono titoli obbligazionari (titoli di debito pubblico) a tasso fisso a medio-lungo termine. La funzione di emissione è normalmente deputata al Ministero dell’Economia e delle Finanze. Quest’ultimo interviene con appositi decreti, nei quali:
I BTP pagano una cedola semestrale fissa posticipata, ma determinata prima dell’emissione. La prassi, ormai diffusa negli scambi economici e finanziari, prevede che siano negoziati in mercati regolamentati. Tra l’altro, non sono più emessi in formato cartaceo, ma solo contabilmente.
L’investimento in BTP può avvenire o sul mercato primario o sul mercato secondario. Ossia possono essere acquistati in due momenti, sia al momento dell’emissione che successivamente.
L’operazione di investimento attraverso il meccanismo dell’asta (mercato primario) riguarda il momento dell’emissione dei titoli. I BTP sono emessi e collocati circa ogni mese mediante asta marginale.
A partire dal 1° gennaio 1994, il mercato primario dei titoli di Stato è precluso alle banche centrali dei Paesi membri dell’Unione Europea. Nel senso che non possono sottoscrivere titoli di stato in fase di emissione, ma solo acquistarli successivamente sul mercato secondario. Questo divieto vuole garantire l’autonomia delle banche centrali nella propria politica di finanziamento dello Stato.
L’acquisto mediante asta è preliminarmente anticipata dall’annuncio del Tesoro del quantitativo di BTP emessi. E’ dall’incontro tra offerte e domande, pervenute durante le aste, che si determina il prezzo (e quindi il rendimento) di emissione del BTP.
L’asta non è aperta a tutti, ossia i risparmiatori non possono partecipare direttamente e in modo autonomo alle aste. Questi possono intervenire e presentare la propria istanza di acquisto attraverso gli intermediari autorizzati, che possono essere sia banche che imprese di investimento registrate presso la Banca d’Italia.
In asta i BTP possono essere sottoscritti per un valore nominale minimo di 1.000 euro o multipli di tale cifra. Ovviamente da non dimenticare che in tale somma deve essere computata anche la commissione dovuta all’intermediario.
Come poc’anzi accennato, l’acquisto dei BTP può avvenire anche successivamente alla emissione, sul c.d. mercato secondario. Sono mercati regolamentati in cui vengono scambiati BTP già in circolazione.
A tal proposito, distinguiamo due mercati regolamentari:
Le cedole legate ai Btp sono predeterminate al momento dell’emissione in misura fissa e pagate posticipatamente con cadenza semestrale: sono pertanto costanti per tutta la vita del titolo. Oltre che certe e garantite dallo Stato ogni sei mesi.
Un altro vantaggio dei Btp è dato dalla loro alta liquidità. Il rendimento dei BTP deriva in parte dal flusso cedolare e in parte dalla differenza tra il prezzo di sottoscrizione (se il titolo è stato acquistato in asta si parla di “scarto d’emissione”) o di acquisto (se acquistato sul mercato secondario), e il valore nominale (pari a 100) che viene rimborsato alla scadenza.
Per l’investitore che ha acquistato BTP e intende mantenere i titoli fino alla scadenza l’unico rischio concreto è il rischio di credito (o rischio emittente), ovvero la possibilità che il Tesoro risulti inadempiente nel pagamento delle cedole o nel rimborso del capitale.
Chi ha invece investito in BTP con l’intenzione di vendere i titoli prima della scadenza (o si trova nella necessità imprevista di doverlo fare) incorre anche nel rischio di mercato.
Le fluttuazioni al rialzo dei rendimenti (tassi di interesse) potrebbero, infatti, causare una discesa del prezzo del BTP al di sotto di quello di asta o di acquisto sul mercato secondario. L’effetto è una minusvalenza per l’investitore. La speranza è un calo della quotazione così da generare una differenza positiva tra i rendimento derivante dalle cedola e il valore di mercato. L’opposto succede in caso di diminuzioni dei tassi di interesse.
I Btp più rischiosi presenti sul mercato sono i titoli con scadenza a lungo termine, pari a 15 e a 30 anni. le variazioni dei rendimenti hanno infatti effetti più consistenti sui BTP (e sulle obbligazioni a tasso fisso in genere) a più lunga scadenza (vedi il concetto di duration ). Con un raggio di investimento simile, è preferibile optare per i titoli di stato a tasso variabile, per i quali la cedola varia seguendo i movimenti dei rendimenti del mercato.
Il prezzo del Btp varia costantemente nel tempo e segue le regole base dell’incontro tra domanda e offerta. Un aspetto che rende i BTP appetibili per gli investitori propensi al rischio e intenzionati a speculare sulle oscillazioni dei rendimenti.