Direttamente coinvolti nella gestione di un’azienda o meno, sappiamo bene che il carico fiscale nel nostro Paese rimane tra i più alti d’Europa. In alcuni casi arriva a superare il 50% dell’utile. Di ciò ne sono oramai consapevoli anche i lavoratori dipendenti, basta dare uno sguardo alle voci che compongono una comune busta paga. Che si parli di società per azioni o di società a responsabilità limitata, così come per i tanti professionisti a regime ordinario o forfettario, il tema principale rimane sostanzialmente uno: come pagare meno tasse in una società?
Premesso che la risposta a questa domanda debba rimanere (giustamente) nella sfera della legalità, pagare meno tasse è uno degli interrogativi più comuni di manager, amministratori delegati ed imprenditori italiani. Essa infatti segue di pari passo l’idea e la possibilità di re-investire fatturato, rendere più produttiva l’azienda, migliorarne l’efficienza allocativa etc… Insomma, tutta una serie di misure capaci di influenzare e migliorare al netto il guadagno marginale di ogni centesimo investito. Cosa ancora più determinante oggi. Soprattutto se consideriamo l’inflazione monetaria in primo piano, il problema della scarsità di materie prime, l’aumento del costo dell’energia e le tensioni quotidiane internazionali dovute al conflitto ucraino. Un bel dilemma. Ma da dove iniziare e come comportarsi per pagare meno tasse in una società?.
Partiamo dal presupposto che un’impresa- carico fiscale alto oppure ipoteticamente nullo – debba essere il più sostenibile possibile. In questo contesto, cruciale è l’utilizzo di una tipologia societaria adeguata e conveniente all’attività, che ne enfatizzi il cash-flow e che l’aiuti a crescere progressivamente nel tempo. Il fine principale è che fatturato e carico fiscale possano integrarsi nel miglior modo possibile, esprimendo al massimo il core business dell’azienda. Questo permetterà da una parte di pagare le tasse, i contributi e le bollette in tempo. Dall’altra invece, di pagare dipendenti, collaboratori nel lungo periodo e di aver disponibilità negli investimenti e nella promozione aziendale.
Il secondo pilastro fondamentale è affidarsi ad un commercialista o ad uno studio associato esperto che conosca bene ed in modo dettagliato la legislatura fiscale. Una consulenza adeguata e di lungo periodo non solo farà risparmiare dei soldi. Ma allo stesso tempo permetterà di costruire diversi Asset aziendali che con il tempo diverranno veri e propri generatori di utile.
In quest’ambito, opera professionalmente da oltre 20 anni Sixtegroup, una consolidata realtà torinese che offre consulenze fiscali a 360° rivolte sia alle aziende presenti da decenni nel mercato, sia a neofiti nel mondo del business. Sixtegroup si avvale sia di esperti consulenti nella sede italiana per qualsiasi tipologia di impresa a livello nazionale, sia di professionisti all’estero(come nella storica sede affiliata in Svizzera) per servizi dedicati. Tra le tante tematiche affrontate nel loro blog, affrontano in modo semplice e dettagliato le differenze di carico fiscale tra vari paesi. In quest’articolo invece, spiegano come pagare meno tasse in una ditta individuale e quali siano le leve principali per diminuire l’imponibile.
Terzo pilastro fondamentale è strutturare un’attenta pianificazione fiscale volta a ridurre da un lato il volume di tasse, dall’altro aumentando la redditività aziendale. Una corretta gestione finanziaria vuol dire in soldoni applicare alcune soluzioni (spesso semplici) volte a diminuire la pressione fiscale. A titolo molto esemplificativo possiamo dire che l’utilizzo di buoni pasto e carburante, il pagamento di compensi a soci e amministratori e lo sfruttamento di brevetti (dove possibile) influenzano direttamente l’ammontare totale di tasse a fine anno. In aggiunta a queste leve, anche il monitoraggio di alcuni costi. A esempio: le spese ed i viaggi aziendali, il pagamento di corsi di formazione, alcune spese rientranti nell’IT (computer, cellulari) e nella cancelleria sono completamente deducibili dal reddito e vanno anch’esse ad influenzare in modo variabile l’imponibile totale a fine anno.