Forse non tutti sanno che a Manhattan, tra la 23a strada, la Fifth Avenue e Broadway, sorge un edificio a forma di ferro da stiro. Ebbene sì, è il Flatiron (appunto “ferro da stiro”) Building, uno degli edifici più alti della Grande Mela con i suoi 86,9 metri di altezza. È definito come “l’edificio che ha fatto New York” ed il 22 marzo è stato messo all’asta. Secondo Alfred Stieglitz, uno dei fotografi più importanti del Novecento:
“Il Flatiron sta agli Stati Uniti come il Partenone sta alla Grecia”
Dai che un po’ di matematica non fa male a nessuno…forse! Ma adesso ritorniamo a noi.
L’iconico edificio newyorkese è stato progettato e costruito nel 1902 dall’architetto di Chicago Daniel Burnham per ospitare gli uffici di una nota azienda appaltatrice della città, la George A. Fuller Company. Ma come nasce l’idea di metter su un edificio a forma di ferro da stiro? In realtà, già prima di progettare questo edificio la zona delimitata sui lati da Broadway, la Fifth Avenue e la 23a strada era definita come “Flat Iron”.
Tutto nasce dell’idea di metter su un nuovo quartiere degli affari a nord di Wall Street. Ma cosa lo distingue dagli altri grattacieli che popolano le strade della Grande Mela? Beh, in primis il contrasto simultaneo con gli edifici più bassi che lo circondano visto che il Flatiron Building si slancia direttamente dal livello della strada. L’edificio è stato progettato in stile Beaux-Arts ed ha influenze non soltanto rinascimentali francesi ma anche italiane. È un triangolo rettangolo perfetto e nell’estremità più stretta misura solamente due metri.
La Fuller Company si trasferì nel 1929 e la popolarità dell’edificio, negli anni, ha contribuito alla fioritura del quartiere ad oggi chiamato proprio “Flatiron District”.
Questa sua forma inusuale, all’epoca, portò con sé non poche critiche. Fu, difatti, definito come “Burnham’s Folly” (la follia di Burnham) perché secondo alcuni la combinazione tra l’altezza e la forma avrebbe comportato non pochi crolli viste anche le forti correnti di aria che si creavano tra quelle strade. Diciamo che la forma, alquanto bizzarra, non è stata apprezzata da tutti. Basti pensare che il New York Tribute lo definisce come “una misera fetta di torta” mentre per altri è un “oltraggio al senso artistico”.
Ma messe da parte le critiche, ad oggi il Flatiron Building esercita un fascino incommensurabile per fotografi ed artisti.
Come mai l’edificio più iconico di New York è finito sotto il martello dell’asta? Partiamo dalle origini. Prima di essere battuto all’asta, erano cinque le società immobiliari che possedevano la proprietà del Flatiron Building: la GFP Real Estate, la Newmark, la ABS Real Estate Partners, il gruppo Italiano Sorgente e la Nathan Silverstein. Ovviamente, c’è una lite alla base della vendita. Più nello specifico, la causa principale sembrerebbe essere stata la volontà delle prime quattro società immobiliari sopra menzionate (che assieme detengono il 75% della proprietà) di “separarsi” dal quinto partner (che ne possiede, se la matematica non è un’opinione, il 25%). Da qui, la decisione di batterlo all’asta.
Beh, come si dice? Tra i cinque litiganti il sesto gode (non era proprio così ma ci siamo capiti!). Ed ecco quindi che spunta il nome di Jacob Garlick, socio amministratore di Abraham Trust, che sborsando 190 milioni di dollari si è aggiudicato il monumento cittadino.
È stato il mio sogno da quando avevo 14 anni e sarà la missione della nostra vita preservarne l’integrità per sempre.
Queste le parole del novello proprietario.
L’asta, tenuta dalla Mannion Auctions di Broadway, ha visto rilanci di offerte di almeno 500mila dollari alla volta. Beh, d’altronde il Flatiron Building è stato la sede del Daily Bugle, il giornale di Spiderman ed ha resistito agli attacchi di Godzilla. Poteva mica valere meno?