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Impatto economico del tabacco: quanto risparmierebbe l’Italia senza fumo?

L’impatto economico del tabacco non è trascurabile. Il fumo infatti non solo rappresenta un grave problema per la salute pubblica, ma ha anche un impatto significativo sull’economia. In questo articolo, analizzeremo l’impatto economico del tabacco nel paese, analizzando i dati più recenti basati sulle indagini nella popolazione.

L’impatto economico del fumo

L’impatto economico del tabacco in Italia è significativo. Ridurre il numero di fumatori o incoraggiare le persone a smettere di fumare comporterebbe notevoli risparmi economici per il paese. Ciò potrebbe favorire una transizione verso settori economici più sani ed ecologicamente sostenibili, offrendo opportunità di lavoro e uno sviluppo sostenibile. Investire nella prevenzione del tabagismo potrebbe quindi essere un’azione vantaggiosa per l’economia italiana e per la società nel suo complesso.

Costi sanitari

Secondo stime recenti, il tabacco comporta una spesa sanitaria annua di oltre 11 miliardi di euro in Italia. Questi costi derivano dal trattamento di malattie direttamente correlate al fumo, come il cancro ai polmoni, le malattie cardiache e le patologie respiratorie. Se il numero di fumatori diminuisse, una porzione significativa di queste spese potrebbe essere risparmiata. Di conseguenza, si ridurrebbe il carico sul sistema sanitario italiano, consentendo l’allocazione di risorse in settori prioritari.

Perdita di produttività

Il tabagismo influisce anche sulla produttività economica del paese. I fumatori hanno maggiori probabilità di essere assenti dal lavoro a causa di malattie correlate al fumo o degli effetti collaterali come la tosse cronica o l’affaticamento. Inoltre, la dipendenza dalla nicotina può influire negativamente sulle prestazioni lavorative. Ridurre il numero di fumatori potrebbe portare a un miglioramento generale della produttività e dell’efficienza nel settore lavorativo. Questo offrirebbe benefici economici a lungo termine per il Paese.

Impatto sull’industria del tabacco

L’industria del tabacco in Italia rappresenta un contributo importante nell’economia. Una riduzione del consumo interno potrebbe comportare una riallocazione delle risorse in settori più sani ed ecologicamente sostenibili. Questa transizione potrebbe favorire la creazione di nuove opportunità occupazionali e promuovere la diversificazione economica. Nonostante la riduzione del consumo di tabacco possa comportare una diminuzione iniziale dei profitti dell’industria del tabacco, a lungo termine potrebbe aprire la strada a nuove iniziative commerciali che rispondono alle esigenze di un mercato in evoluzione.

I benefici sociali ed economici della riduzione del fumo

Ridurre il tabagismo in Italia avrebbe un impatto positivo sia sul piano sociale che su quello economico. Una diminuzione delle malattie legate al fumo si tradurrebbe in una migliore qualità della vita per gli individui e le loro famiglie. Ciò provocherebbe anche una riduzione dei costi sanitari. Inoltre, ci sarebbe una riduzione dei danni ambientali causati dalla produzione e dal consumo di sigarette, come l’inquinamento atmosferico e la produzione di rifiuti. Questi benefici sociali ed ecologici sono difficili da quantificare in termini monetari, ma rappresentano un valore aggiunto per l’Italia nel suo insieme.

La riduzione del fumo può portare inoltre a benefici fiscali per il governo. Una diminuzione dei costi sanitari legati al tabagismo significa meno spesa pubblica per la cura delle malattie correlate al fumo. Inoltre, se si riduce il numero di fumatori, si riduce anche la domanda di prodotti di tabacco tradizionali, che può influire positivamente sui ricavi fiscali derivanti dalle tasse sul tabacco.

Il rapporto Eurispes sull’impatto economico del tabacco

Il rapporto di ricerca Eurispes intitolato “Fumo: nuovi prodotti e riduzione del danno” offre un’approfondita analisi sulle abitudini dei fumatori italiani e sul cambiamento in atto nel mondo del tabacco. Questo rapporto fornisce interessanti informazioni sull’atteggiamento dei fumatori nei confronti di nuovi prodotti alternativi e sulle possibili implicazioni per la salute.

L’indagine dell’Eurispes è stata condotta su un campione di 1.135 fumatori italiani, al fine di comprendere le loro abitudini e opinioni riguardo al fumo e ai prodotti alternativi. I risultati dell’indagine mostrano che la maggioranza dei fumatori sarebbe disposta a smettere di fumare se fosse scientificamente provato che esistono prodotti alternativi meno dannosi. Inoltre, l’82,8% degli intervistati desidera essere informato sull’esistenza di tali prodotti e sulle loro caratteristiche.

Il consumo di tabacco in Italia

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in Italia ci sono circa 11,7 milioni di fumatori, che rappresentano oltre un quinto della popolazione. Nonostante ciò, l’Italia si posiziona al decimo posto per percentuale di fumatori, con un valore inferiore alla media europea. Le spese legate al tabagismo, tra cui le cure mediche per le patologie correlate al fumo, assorbono una significativa parte del bilancio della sanità pubblica, oltre a causare migliaia di morti ogni anno.

Gli introiti annui per il bilancio dello Stato derivanti dalle accise e dall’IVA sul tabacco ammontano a circa 14 miliardi di euro. Rappresentano circa il 76% della spesa complessiva degli italiani che si avvicina ai 20 miliardi di euro. Tuttavia, la valutazione delle spese sostenute dal sistema sanitario pubblico per curare le malattie correlate al tabacco assorbe circa il 50% di tali introiti. Questo dato non tiene conto delle conseguenze sulla mortalità e sull’invalidità direttamente o indirettamente correlate al fumo, che possono incidere ulteriormente sul bilancio pubblico.

Più della metà delle persone intervistate, pari al 53,7%, ha dichiarato di essere fumatore da più di 10 anni. All’interno del campione, circa la metà consuma più di 10 sigarette al giorno, con il 15,2% che fuma oltre 20 sigarette al giorno e il 33% che ne fuma da 11 a 20. Le risposte in merito al desiderio di smettere di fumare sono emblematiche: solamente il 9% ha espresso l’intenzione di voler smettere entro sei mesi. Il 18,3% delle persone non ha alcuna intenzione di abbandonare il proprio “vizio”, il 26,6% “dovrebbe ma non vuole”, il 28,5% “dovrebbe ma non crede di riuscirci” e il 17,6% “vorrebbe ma non nel breve termine”.

La rivoluzione nel mondo del tabacco

Il mondo del tabacco sta attraversando un periodo di profonda trasformazione a causa dello sviluppo e della commercializzazione di nuovi dispositivi e tecnologie. Le grandi multinazionali del settore stanno investendo sempre di più nella ricerca per ottenere prodotti diversi dalle sigarette tradizionali, capaci di ridurre i danni causati dal fumo. Tra questi prodotti, le sigarette elettroniche e i dispositivi che si basano sul riscaldamento del tabacco stanno guadagnando popolarità. Secondo uno studio dell’Unione europea, in Europa ci sono 9 milioni di consumatori regolari di sigarette elettroniche e oltre 500.000 fumatori che sono passati al tabacco riscaldato senza combustione.

La riduzione del danno è uno dei principi chiave sottolineati nel rapporto Eurispes. I nuovi prodotti alternativi, come le sigarette elettroniche, offrono una potenziale soluzione per i fumatori che desiderano ridurre i danni legati al tabagismo. Questi dispositivi non bruciano il tabacco, evitando così l’emissione di sostanze cancerogene prodotte dalla combustione. Tuttavia, questi prodotti non sono privi di rischi e sono necessarie ulteriori ricerche per valutarne completamente gli effetti sulla salute a lungo termine.

I preoccupanti dati sul consumo di sigarette

Il Rapporto Nazionale sul Tabagismo, presentato durante il XXV Convegno “Tabagismo e Servizio Sanitario Nazionale” presso l’Istituto Superiore di Sanità, ha rivelato dati allarmanti sul consumo di sigarette nel paese. Il Rapporto è stato pubblicato in occasione della Giornata Mondiale senza Tabacco, il 31 maggio 2023. Secondo l’indagine, il 20,5% della popolazione italiana sopra i 15 anni è fumatore, ovvero circa 10,5 milioni di persone. È preoccupante notare che, nonostante una diminuzione complessiva del numero di fumatori, la media del numero di sigarette fumate è aumentata, con un consumo medio di 12,2 sigarette al giorno.

Un altro dato allarmante è emerso dall’indagine condotta presso gli istituti scolastici. Si stima che il 36,6% degli studenti tra 14 e 17 anni e il 9,6% dei ragazzi tra 11 e 13 anni consumino almeno uno dei prodotti tra sigarette tradizionali, sigarette elettroniche o tabacco riscaldato.

L’appello dell’OMS sui danni derivanti dall’utilizzo di tabacco

“Abbiamo bisogno di cibo non di tabacco” è lo slogan proposto dall’OMS per sollecitare un cambiamento verso una coltivazione sostenibile e responsabile. Questa campagna mira a sensibilizzare sul fatto che l’industria del tabacco interferisce con gli sforzi per promuovere la coltivazione di colture sostenibili, contribuendo così alla crisi alimentare globale. Il problema del tabagismo, visto l’impatto economico del tabacco, è significativo in tutto il mondo. Infatti, attualmente, il tabacco viene coltivato in oltre 125 paesi su un’area stimata di 4 milioni di ettari, principalmente come coltura da reddito. Questo ha conseguenze economiche negative a lungo termine e causa danni ecologici globali, contribuendo ai cambiamenti climatici.

Published by
Maria Chiara Cavuoto