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Debito pubblico italiano: nel 2026 costerà 100 miliardi

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L’Italia è una delle economie più grandi ed influenti d’Europa, ma negli ultimi decenni ha dovuto affrontare una questione cruciale riguardante il suo debito pubblico. Le pressioni economiche e finanziarie hanno posto il debito italiano al centro dell’attenzione, con analisti e osservatori che cercano di capire come si evolverà nel prossimo futuro. Questo articolo esplorerà le stime di Scope, un’agenzia di rating di credito, riguardanti il debito italiano e le sue possibili implicazioni.

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Cos’è il debito pubblico

Il debito pubblico è l’ammontare complessivo degli impegni finanziari che un governo ha accumulato nel corso del tempo per finanziare la sua spesa pubblica e coprire eventuali disavanzi di bilancio. In altre parole, è il debito che un governo ha contratto attraverso l’emissione di titoli di Stato e altre forme di prestiti per finanziare le sue attività e programmi governativi. Il debito pubblico è una parte normale e comune del sistema finanziario di un paese, ma è importante gestirlo in modo responsabile. La sua gestione è una questione di bilanciamento tra il bisogno di finanziare i servizi pubblici e gli investimenti e il mantenimento di una sana situazione finanziaria per il futuro.

Da dove nasce il debito pubblico

Il debito pubblico ha diverse origini e può derivare da una combinazione di fattori. Ecco alcune delle principali cause alla base dell’accumulo del debito pubblico:

  • Deficit di bilancio: Uno dei principali motivi per cui un governo si indebita è il deficit di bilancio. Ciò si verifica quando le spese pubbliche superano le entrate fiscali, creando una mancanza di fondi per coprire tutte le spese governative. Per finanziare questo deficit, il governo può emettere titoli di Stato o contrarre prestiti.
  • Spese per programmi sociali e servizi pubblici: I governi spesso impegnano risorse per fornire servizi pubblici essenziali, come istruzione, sanità, sicurezza sociale e infrastrutture. Tuttavia, a volte queste spese possono superare le entrate fiscali, portando al bisogno di indebitarsi per coprire i costi.
  • Crisi economiche: Durante periodi di recessione economica o crisi finanziarie, le entrate fiscali possono diminuire a causa della riduzione dell’attività economica e dell’incremento della disoccupazione. Per attenuare gli effetti negativi della crisi, i governi possono aumentare le spese per stimolare l’economia, ma ciò può portare a un aumento del deficit di bilancio e dell’indebitamento.
  • Finanziamento di progetti di sviluppo: Per finanziare grandi progetti infrastrutturali, come la costruzione di autostrade, ponti o centrali elettriche, i governi possono ricorrere al debito pubblico. Questi progetti possono richiedere investimenti significativi che non possono essere completamente coperti dalle entrate correnti.
  • Emissione di titoli di Stato: Il governo può emettere titoli di Stato, come obbligazioni e buoni del tesoro, per ottenere finanziamenti dai mercati finanziari e dai cittadini. Gli investitori acquistano questi titoli e il governo si impegna a restituirli con gli interessi entro un periodo di tempo specificato.
  • Cambiamenti climatici: il governo a seguito di eventi inaspettati (Covid-19) può richiedere prestiti per far fronte ad emergenze ed eventuali cali di produttività dei vari Stati. Durante l’emissione di debito però, i vari Paesi non hanno tenuto conto di quanto i cambiamenti climatici possano avere una certa influenza sulla loro solvibilità.
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Il debito pubblico italiano: una breve panoramica

Il debito pubblico italiano è cresciuto nel corso degli anni, portando con sé preoccupazioni riguardanti la sostenibilità e la stabilità finanziaria. Le sfide dell’indebitamento sono legate sia a fattori interni, come politiche fiscali e spesa pubblica, sia a fattori esterni, come la crescita economica globale e i tassi di interesse internazionali. Nel corso degli anni, il governo italiano ha cercato di implementare misure di austerità e riforme strutturali per ridurre il debito, ma la strada verso la stabilizzazione rimane in salita.

Le stime di Scope sul debito italiano

Nel report di Scope Ratings curato da Alvise Lennkh-Yunus, Giulia Branz e Alessandra Poli, sotto la guida di Giacomo Barisone, viene evidenziata una considerazione chiave. Si afferma che un alto debito pubblico limita la capacità fiscale del paese di affrontare futuri shock economici, soprattutto se la spesa per interessi aumenta. Nel documento vengono fornite alcune stime sul debito, sottolineando che il costo del debito italiano dovrebbe salire a circa 75 miliardi di euro nel 2023 rispetto ai 57,3 miliardi del 2020 e aumentare ulteriormente a “circa 90-100 miliardi entro il 2026”. In uno scenario di stress, il debito potrebbe superare di nuovo il 150% del PIL, oltre le previsioni stabilite per la Grecia (142%). Questa situazione porterebbe l’Italia a diventare il paese con il più elevato debito pubblico in Europa.

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Le note positive, secondo Scope

Secondo le proiezioni di Scope Ratings riguardo alla crescita economica, ci si aspetta che il Pil aumenti dell’1,2% nel 2023, dello 0,8% nel 2024 e di circa l’1% nel medio termine. Questi tassi di crescita sono inferiori rispetto al notevole rimbalzo del 7% registrato nel 2021 e al 3,7% nel 2022, quando l’Italia ha superato altre grandi economie nell’area dell’euro. Nonostante il rallentamento, l’Italia continua a godere di una crescita costante, grazie all’effetto favorevole dell’inflazione sul debito pubblico del paese e ad un progressivo risanamento fiscale. L’agenzia di rating riconosce anche all’attuale governo guidato da Meloni l’impegno dimostrato nelle politiche di bilancio prudenti. Ciò si è tradotto in una riduzione mirata del disavanzo al 4,5% del Pil nel 2023, scendendo dall’8% nel 2022, e con un ulteriore miglioramento previsto fino al 3,0% negli anni successivi. Gli esperti di Scope sottolineano l’importanza di raggiungere obiettivi ambiziosi per le finanze pubbliche al fine di garantire il controllo dei rischi sulla sostenibilità del debito dell’Italia. Un punto cruciale sarà la presentazione della legge di bilancio per l’anno successivo, prevista per l’autunno.