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Il futuro della pensione: per i giovani di oggi arriverà a 74 anni

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La pensione sarà un traguardo lontano per i giovani lavoratori di oggi. Secondo uno studio condotto dal Consiglio Nazionale dei Giovani in collaborazione con Eures, i giovani odierni andranno in pensione a 74 anni. Il panorama lavorativo attuale sta subendo un’evoluzione profonda, con notevoli ripercussioni sul futuro pensionistico delle nuove generazioni.

La pensione dei giovani di oggi

La ricerca ha rivelato uno scenario allarmante per i giovani che stanno iniziando il loro percorso lavorativo. L’instabilità contrattuale, la precarietà nell’impiego e gli stipendi contenuti per i giovani sotto i 35 anni ostacolano l’ingresso nel mercato del lavoro. Inoltre, delineano un futuro pensionistico caratterizzato da assegni modesti. Questa tendenza potrebbe diventare socialmente insostenibile se non si adottano misure correttive. I dati relativi agli importi pensionistici sono altrettanto allarmanti. Secondo le proiezioni, i lavoratori dipendenti con meno di 35 anni che rimanessero nel sistema previdenziale fino al 2057 andrebbero in pensione intorno ai 74 anni. Si stima che riceveranno un importo mensile lordo di 1.577 euro, ovvero 1.099 netti dopo l’IRPEF. La prospettiva per i lavoratori autonomi con partita IVA non è migliore. Infatti, si prevede un pensionamento intorno ai 73,6 anni con un assegno pensionistico mensile lordo di 1.650 euro, ovvero 1.128 netti dopo l’IRPEF.

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Disuguaglianze retributive e impatto sul futuro pensionistico

Le disuguaglianze retributive rappresentano un ostacolo significativo per le prospettive pensionistiche dei giovani. Nel 2021, i lavoratori under 25 hanno percepito in media 8.824 euro, solamente il 40% della retribuzione media complessiva. Questa disparità si estende anche tra i giovani tra i 25 e i 34 anni, i quali hanno guadagnato mediamente 17.076 euro, corrispondenti al 78% della retribuzione media. Di particolare preoccupazione è il divario retributivo di genere, che si amplifica nel tempo. Nello stesso anno, oltre un quarto degli under 35 ha guadagnato meno di 5.000 euro all’anno, mentre il 16,3% dei giovani under 35 ha riportato retribuzioni tra 5.000 e 9.999 euro.

L’indagine rivela che negli ultimi cinque anni è aumentata la percentuale di giovani con retribuzioni inferiori a 5.000 euro, passando dal 24,3% nel 2016 al 26,9% nel 2021. Lo stesso vale anche per i lavoratori con retribuzioni superiori a 30.000 euro, che è passata dal 7,6% al 9,3% del totale. La percentuale di giovani con contratti a tempo indeterminato è scesa dal 70,3% al 60,1% in dieci anni, mentre quelli con contratti atipici o a tempo determinato sfiorano il 40%. Questo panorama sottolinea la necessità di affrontare la sfida del prolungamento della vita lavorativa, in un contesto in cui l’aspettativa di vita non si allinea in modo proporzionale. Di conseguenza, mentre l’80% dei nati nel 1945 ha goduto di pensionamento anticipato prima dei 65 anni, solo il 39% dei nati nel 1980 potrà ricevere la pensione prima dei 70 anni.

Quale sarà il futuro della pensione?

Queste stime evidenziano le profonde incongruenze del sistema attuale. Le disuguaglianze colpiscono negativamente i lavoratori con redditi più bassi. Questi si vedono costretti a prolungare la permanenza nel mercato del lavoro rispetto ai loro coetanei con redditi più alti e una maggiore stabilità lavorativa. I giovani che stanno facendo il loro ingresso nel mondo del lavoro si trovano a fronteggiare una prospettiva pensionistica difficile, caratterizzata da ritardi nella possibilità di pensionamento e assegni modesti. Per affrontare questa sfida in modo efficace, sarà necessario adottare un approccio serio e implementare misure adeguate per garantire un futuro pensionistico equo e sostenibile per le nuove generazioni.

La combinazione di lavoro discontinuo, retribuzioni basse e ritardi nel pensionamento disegna un futuro allarmante per i giovani sotto i 35 anni. La questione previdenziale richiede un approccio multisettoriale e una riflessione profonda da parte di governi, istituzioni e società. L’evoluzione demografica in corso, insieme all’adozione di sistemi previdenziali sempre più orientati al contributivo puro, accentuano la necessità di interventi per preservare l’equità del sistema pensionistico.

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Sfide lavorative per i giovani

L’incertezza legata al futuro pensionistico ha ripercussioni significative sulla vita lavorativa dei giovani. La necessità di prolungare la carriera fino a un’età avanzata potrebbe comportare un impatto sulle scelte personali e professionali. La ricerca dell’equilibrio tra lavoro e vita diventa ancora più complessa, in quanto l’obbligo di lavorare oltre i 70 anni impone sfide fisiche e psicologiche. Questa prospettiva può influenzare anche la scelta di intraprendere nuove sfide lavorative o formative, limitando le opportunità di crescita e sviluppo personale.

La crescente precarietà e la discontinuità lavorativa giocano un ruolo chiave nelle prospettive pensionistiche dei giovani. La difficoltà nel trovare impieghi stabili e a lungo termine impedisce l’accumulo di contributi previdenziali significativi. Gli assegni pensionistici che ne derivano saranno inevitabilmente ridotti, mettendo a rischio la stabilità economica dei futuri pensionati. Questo fenomeno incide in modo particolare sulle donne, che spesso subiscono un gap occupazionale più ampio a causa di periodi di congedo parentale.