E’ allarme pensioni. O meglio è allarme conti pubblici. In Italia infatti è previsto un incremento del PIL dovuto ad una impennata della spesa per le pensioni che nel 2022 si aggirava intono ad Euro 296,9 miliardi (il 15,6% del PIL).
Spesa per le pensioni che subirà una picchiata già nel 2023. Infatti quest’anno chiuderà a quota 317,9 miliardi (15,8% del PIL), per poi arrivare nel 2024 ad Euro 340,7 miliardi (16,2% del PIL), nel 2025 ad Euro 350,9 miliardi (16,1% del PIL) e nel 2026 ad Euro 361,8 miliardi (16,1% del PIL).
Quest’anno si registrerà un incremento pari ad Euro 20,9 miliardi e nel 2026 il totale delle prestazioni sociali a carico dello Stato arriverà a toccare una quota pari ad Euro 472,4 miliardi di cui Euro 65 miliardi relativi alla spesa pensionistica. In termini di percentuali, stiamo parlando del 21,1% del PIL.
Il 2024 sarà l’anno dell’aumento delle pensioni. O almeno così dicono. E non solo quelle di vecchiaia ma anche quelle di invalidità. Nel 2023, sulla base degli aumenti dell’anno precedente, la rivalutazione è stata dell’8,1% con un adeguamento che verrà erogato nel 2024.
Per il 2024 si prevedono aumenti conseguenti non solo all’adeguamento dell’inflazione, che nonostante quest’anno sia stata alquanto galoppante, sembra essersi assestata con un lieve rallentamento ma anche all’introduzione di nuove aliquote IRPEF e alla riduzione da quattro a tre scaglioni.
Ma davvero in Italia ci sono così tanti pensionati da dover portare ad un incremento della spesa?
Beh, facciamo due calcoli. I nati nel periodo del baby boom ossia tra il 1946 ed il 1964 sono circa 14 milioni mentre quelli nati nella fase finale del boom, ossia fino al 1978 sono 12,3 milioni per un totale dunque di 26,3 milioni di persone che sono andate o che stanno per andare in pensione. Secondo l’ISTAT sono circa 8 milioni i lavoratori che nei prossimi 22-25 anni andranno in pensione pari a circa 364mila persone l’anno. Dunque mille al giorno.
E ci preoccupiamo delle culle vuote.
Infatti a preoccupare le istituzioni sembrerebbe essere quasi solamente il calo della natalità ma qualcuno si è mai chiesto come affrontare la fase di invecchiamento precoce che sta vivendo la popolazione italiana?
Secondo i dati del network sanitario USA NiceRx, l’Italia è al quinto posto mondiale dopo Hong Kong, Giappone, Svizzera e Singapore per aspettative di vita alla nascita che nel 2022 era stimata intorno agli 80,5 anni d’età per gli uomini ed 84,8 anni di età per le donne. E cosa fa il Governo per fronteggiare questi dati? Sostanzialmente poco o niente. Ogni anno vede l’incremento della spesa assistenziale. Si spendono circa 48 miliardi l’anno a cui si vanno a sommare le varie forme di prepensionamento ma in fin dei conti la pensione nelle tasche degli italiani è sempre la stessa.
Giovanna Ferrara, presidente di Uninpresa sostiene:
Interventi sulle pensioni sono imprescindibili ma occorre ragionare sui numeri per evitare di cullarsi su promesse poco realizzabili. Il governo ha annunciato misure per anticipare l’età pensionabile che hanno un costo di 10 miliardi sulle casse dello Stato, ma la disponibilità effettiva, al momento, è di appena un paio di miliardi. La traiettoria della spesa previdenziale, al netto delle nuove misure, è già in forte aumento e il sentiero, pertanto, appare particolarmente stretto.
Dunque, a quanto pare, ci saranno ulteriori interventi sulle pensioni ma quanto saranno effettivamente sostenibili per il Governo e quanto saranno effettivamente utili per i lavoratori pensionati che faticano sempre più ad arrivare a fine mese?