L’India sbarca sulla Luna e segna un capitolo epocale nella storia dell’esplorazione spaziale, diventando la quarta nazione, dopo Stati Uniti, Russia e Cina, a posare un lander sulla superficie della Luna, questa volta nel Polo Sud. Il Giappone si candida fortemente come sesto paese con la missione SLIM. La missione, denominata Chandrayaan-3, ha raggiunto il suo culmine alle 14:33 (ora italiana) del 23 agosto. La riuscita di questa missione è fondamentale per l’India, specialmente dopo il recente fallimento della missione russa Luna-25. L’articolo dettaglia il percorso di successo di Chandrayaan-3 e l’importanza di questo traguardo per l’India nel contesto dello spazio e della politica globale.
La missione Chandrayaan-3 ha segnato un notevole successo per l’India, posizionandola come una delle poche nazioni ad aver raggiunto il suolo lunare. Il lander, chiamato Vikram, ha raggiunto la Luna dopo essere stato lanciato dal lanciatore Mark III il 14 luglio. Questo lander, con un peso di circa 1800 chilogrammi, è stato guidato da una sequenza di atterraggio nominale. Inoltre, il rover Pragyan, che pesa 26 chili, si prepara a sbarcare nelle prossime ore per esplorare la regione polare, presumibilmente ricca di preziosi depositi di acqua ghiacciata.
Chandrayaan-3 ha superato sfide significative, date le precedenti missioni fallite. Nel 2019, sia la missione israeliana Baresheet-1 che la missione indiana precedente, Chandrayaan 2, si erano schiantate sulla superficie lunare. Nel 2023, sia la missione giapponese Hakuto R che la russa Luna-25 avevano subito clamorosi fallimenti. L’allunaggio di Chandrayaan-3 è stato realizzato tramite il processo Automatic Landing Sequence (Als), il quale è stato eseguito senza intervento umano e suddiviso in quattro fasi, culminando in un atterraggio impeccabile.
Chandrayaan-3 non è soltanto un risultato significativo nell’esplorazione spaziale, ma rappresenta anche un punto di svolta per l’India e la sua politica spaziale. Il successo di questa missione dimostra il crescente impegno dell’India nel settore spaziale e la sua aspirazione a espandere la sua presenza nella new space economy. Questo è evidenziato dalla politica spaziale del 2023, denominata India Space Policy 2023, che apre le porte all’iniziativa privata e mira a far crescere la fetta dell’India nell’economia spaziale mondiale dal 2% al 9% entro il 2030.
L’India ha raggiunto un traguardo senza precedenti completando con successo la sua ambiziosa missione lunare, Chandrayaan-3, con una spesa approssimativa di 75 milioni di dollari. Questo importo è notevolmente inferiore rispetto ai budget allocati per alcune produzioni cinematografiche spaziali di fama, come ad esempio Interstellar, che ha richiesto 165 milioni di dollari. È ormai evidente che, al giorno d’oggi, esplorare la Luna risulti molto più economico che realizzare un film di rilievo.
Chandrayaan-3, un progetto portato a termine dall’agenzia spaziale indiana, ha comportato un investimento di 75 milioni di dollari per posare una sonda sulla superficie lunare. Questa cifra rappresenta una significativa riduzione dei costi rispetto alla missione precedente, la quale aveva richiesto circa 90 milioni di dollari ma non era stata coronata da successo a causa dello schianto del lander Chandrayaan-2 sulla Luna.
L’articolo di Indipenden ha condotto un interessante confronto tra i costi dell’allunaggio indiano e quelli necessari per produrre un film spaziale. Emergendo tra le statistiche, il confronto diretto con Interstellar, il capolavoro del 2014 diretto da Christopher Nolan, ha rivelato che quest’ultimo ha superato di oltre il doppio il costo dell’operazione spaziale indiana. Altri film hanno seguito questo trend di spese elevate, come The Martian, con un costo di produzione di 108 milioni di dollari, seguito da Passengers con 110 milioni di dollari e Gravity, con George Clooney e Sandra Bullock, che ha richiesto un budget di 100 milioni di dollari.
La notevole differenza di costi solleva una riflessione interessante: potrebbe questo segnare l’inizio di una nuova era di produzioni cinematografiche spaziali? È importante sottolineare che The Challenge è stato il primo film nella storia del cinema a essere girato nello spazio, grazie alla collaborazione con l’Agenzia Spaziale Russa che ha consentito all’attrice Yulia Peresild di trascorrere 12 giorni sulla Stazione Spaziale Internazionale per le riprese. Questo potrebbe rappresentare il primo passo verso scenari di set cinematografici davvero extraterrestri.