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Ottobre è il mese che farà tremare il governo italiano: gli indici di rating stanno per arrivare

Il 20 ottobre è una di quelle date da tener presente, magari liberandosi dagli impegni, poiché sarà una lunga giornata. Standard and Poor’s, l’agenzia di rating statunitense, rilascerà le sue valutazioni, gli indici di rating, in merito all’affidabilità dell’Italia come debitore.

Altri rating nuovi timori

Con la fine di ottobre, e la relativa festa degli orrori, non termineranno le paure finanziarie per il nostro paese. Infatti, il 10 novembre ed il 17 novembre, altre due agenzie di rating enunceranno i loro giudizi sulla qualità del debito del nostro paese. Rispettivamente le altre due compagnie di oltre oceano: Moody’s e Fitch. Dopo la crisi finanziaria del 2008, a causa dei mutui subprime, le agenzie di rating hanno acquisito un’importanza sempre maggiore.

L’idea di base di queste agenzie è fornire agli investitori un sistema valutativo per effettuare scelte ponderate di mercato. Le agenzie non trattano solo della valutazione di Stati ma anche società private. Una buona, o cattiva, votazione societaria potrebbe modificare la percezione della qualità economica dell’ente in studio.

Quanto pesano gli indici di rating?

Nel mercato economico capitalistico attuale, il peso degli indici di rating sopracitati è importante. Uno stato che viene declassato ad un livello qualitativo inferiore incorre in una minore credibilità nei confronti dei suoi creditori, e dunque, minori spazi di manovra finanziaria in termini debito.

È importante sottolineare che spesso la valutazione di queste società private non rispetta a pieno la realtà economica di un paese. Infatti, un paese con alta valutazione non è detto che goda di una economia florida e prosperosa; semplicemente, è un ente più propenso alla solvibilità. I giudizi delle agenzie, dunque, vanno sempre ponderati al contesto macroeconomico di riferimento. Attualmente, il nostro paese è così indicizzato: BBB con outlook (ossia la valutazione sulle prospettive) stabile per Standard and Poor’s; BBB per Fitch e infine Baa3 da parte di Moody’s.

Le critiche ai processi e agli indici di Rating

Le tre società di oltre oceano, più volte citate, non sono esime da critiche per la trasparenza nei giudizi. Infatti, negli anni scorsi, sono sorte delle inchieste che vedevano al banco degli imputati proprio una di queste società: Standard & Poor’s. Nel 2013 il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha intentato una causa contro Standard & Poor’s, accusandola di aver fornito valutazioni fuorvianti e ingannevoli su alcuni prodotti finanziari prima della crisi del 2008.

Non solo, spesso le accuse vengono mosse anche riguardo alla trasparenza delle metodologie utilizzate dalle agenzie di rating e alla mancanza di accesso ai dati utilizzati per le valutazioni. Per fortuna le agenzie non agiscono senza alcun controllo terzo. Infatti, le normative europee prevedono che la vigilanza delle agenzie avvenga per mezzo di autorità competenti. In Italia a vigilare sul corretto processo di valutazione è predisposto il Consob in collaborazione con l’ESMA (Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati).

L’Italia è preparata al giudizio?

I rating arrivano in un momento molto delicato per la politica finanziaria del nostro paese. Infatti, è da poco stata approvata la NADEF (nota di aggiornamento al documento di economia e finanza) che sancisce l’approvazione della manovra finanziaria 2024. Lo scostamento del deficit nella finanziaria di quest’anno, approvato dal parlamento, corrisponde a 15,7 mld. Tanto debito a cui uno stato solido finanziariamente deve far fronte.

Con le valutazioni riferite all’anno precedente, l’Italia non dovrebbe avere problemi di credibilità nei confronti degli investitori. Il condizionale in questo caso è d’obbligo, poiché ciò che preoccupa Roma sono eventuali declassamenti. A spingere questi timori è stata la stessa Fitch che ha definito le stime della NADEF come un “un significativo allentamento della politica fiscale rispetto agli obiettivi precedenti”.

Il governo italiano frena i timori

Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, riguardo gli imminenti rating in arrivo, ostenta sicurezza e, a margine dell’assemblea annuale di Fmi e Banca Mondiale in Marocco, dice: “Non temo il giudizio delle agenzie di rating anche perché ne abbiamo incontrate diverse e abbiamo spiegato i punti di forza che andrebbero opportunamente valutati e che richiedono un contesto favorevole di tipo generale. Poi certo tutte le incertezze del contesto non aiutano nessuno e non aiutano l’Italia”.

D’altro canto, la stessa premier Meloni, durante gli anni di militanza in opposizione, si esprimeva molto critica nei confronti delle agenzie di rating. L’attuale primo ministro italiano, prima che ricoprisse tale carica, definiva le agenzie di rating come “agenzie private che tutelano interessi privati”. Purtroppo, o per fortuna, le opinioni favorevoli o contrarie in merito ai giudizi di rating non esulano il paese dalle ripercussioni economiche generate da questi ultimi. Dunque, si attende con fervore il pronunciarsi delle agenzie con l’auspicio di mancati declassamenti.

A cura di Davide Zerenga

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