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Diritti tv Serie A c’è il verdetto: assegnazione confermata a DAZN e Sky per cinque anni

Ancora per molto tempo sentiremo parlare di DAZN e del suo quasi monopolio sulle trasmissioni sportive della Serie A. Infatti, anche l’odierna assegnazione lascia alito alle delusioni per la speranza di un effettivo mercato concorrenziale che tarda ad arrivare.

Diritti Tv Serie A: la fumata bianca

Quest’oggi riuniti in assemblea tutti i presidenti dei club di Serie A hanno sancito con una votazione di 17 favorevoli, un astenuto e due contrari la seguente spartizione per i diritti tv fra i due competitor. Anche per i prossimi cinque anni l’esclusività degli eventi sporti è lasciata a DAZN che si occuperà ancora di tutte le 10 gare di campionato per ogni giornata; a Sky l’ardua sentenza di condividere un esiguo palinsesto di sole 3 partite senza, dunque, diritto di prelazione esclusiva ma in condivisione. Il consumatore medio, ancora una volta, per i seguenti cinque anni, non si troverà davanti ad una scelta di mercato libero concorrenziale, bensì in uno scenario di oligarchia incompleta e semi complementare. A tiranneggiare è sempre la piattaforma di streaming DAZN ed a raccogliere i cocci un colosso, in declino, dell’intrattenimento: Sky.

Il cambiamento è lontano

Come ad ogni assemblea per i diritti tv che si rispetti, da qualche quinquennio a questa parte, aleggia nei media sportivi e non solo una romantica idea: la creazione di un canale proprietario della lega Serie A. Questo coraggioso cambiamento sospinto da forti venti di entusiasmo dalle assemblee, dopo la prima tornata di votazione, va ad arenarsi tragicamente come la prospettiva di un mercato di trasmissione degli eventi migliore. Le motivazioni della mancata approvazione ricadono sempre sul vile denaro che purtroppo, o per fortuna, manda avanti la competizione e per certi versi conta più dei campi di gioco stessi.

Diritti Tv Serie A: i numeri economici

Le cifre che contornano il mondo dello sport spesso lasciano basiti considerando gli scenari esterni che si propinano per i mutamenti internazionali. L’ammontare dell’intera cessione dei diritti tv corrisponde ad una cifra tra 4,5 e 5 miliardi da spalmare nel quinquennio 2024-2029. Entrando nei dettagli della trattativa i top manager dei club si sono fatti convincere con la seguente proposta: una base di 900 milioni a stagione per cinque anni destinata a salire, con il revenue sharing garantito da DAZN. Questa formula garantirebbe alle società di calcio il 50% dei ricavi totali una volta superata la quota di 750 milioni di incasso. Nelle ipotesi più a ribasso si tratta di un entrata di 60 milioni nelle casse tesoro dei club; non finisce qui risulterebbero altri 47 milioni derivanti da costi tecnici come somma totale, garantita dai due broadcaster.

Malumori e malcontenti

Dei 20 votanti sono risultati 17 favorevoli, due contrari (Salernitana e Cagliari) e un astenuto. La scelta politica e dissentiva dell’astensione è stata fatta da Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli Calcio, il quale dopo aver espresso le sue intensioni di voto ha deciso di uscire di scena nel momento stesso della votazione. Successivamente in conferenza stampa il patron del Napoli ha espresso polemicamente il suo dissenso per la scelta degli altri club in merito alla cessione dei diritti tv. A placare gli animi ci ha pensato il presidente del Torino calcio, Urbano Cairo. Il presidente, capofila del sì, ha dichiarato: “L’offerta delle tv oggi è leggermente inferiore ma potrà presto eguagliare e poi superare quella del triennio precedente. Il Canale di Lega resta un progetto affascinante ma oggi, in un mercato così complesso, non potevamo aggiungere ai rischi dell’impresa calcio quelli del canale”.

Diritti Tv Serie A: la conclusione

In chiosa alla conferenza stampa si sono scontrate le due visioni principali dell’assemblea appena conclusasi. La dichiarazione del presidente partenopeo: “Il calcio non deve essere supportato dalle tv ma dai nostri tifosi, che rappresentano il bene assoluto. Le tv non fanno il bene del calcio”. Chiude Cairo: “Stimo Aurelio ma non sono affatto d’accordo. La scelta delle tv non porterà a un peggioramento del calcio, tutt’altro”. Due visioni contrapposte: la prima, pecca di iniziativa collaborativa nei confronti degli altri presidenti di lega; la seconda, resta ferma ed ancorata a modelli ormai desueti. L’auspicio è che a fare i conti con queste mancanze non sia la competizione dello sport più seguito d’Italia

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Davide Zerenga