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L’intelligenza artificiale sotto la lente dei potenti: AI summit Londra

Bletchley Park, nord della City, ex centro di decrittazione per le comunicazioni naziste durante la seconda guerra mondiale. Proprio lì, dove venne messa a punto la macchina di Alan Turing per decifrare il codice Enigma. Un luogo molto simbolico per discernere un argomento molto complesso che avrà ripercussioni sulla società e il tessuto economico del prossimo futuro: l’intelligenza artificiale.

L’obiettivo del vertice

Ue, Stati Uniti, Cina, Regno Unito insieme ad una ventina di altri Paesi hanno sottoscritto la “dichiarazione di Bletchley” per lo sviluppo “sicuro” dell’intelligenza artificiale. La missione cardine dell’incontro era proprio un memorandum per la costruzione di un sistema di etica agli algoritmi, attraverso meccanismi di governance globale. Un’idea del genere aleggiava da molto nelle menti dei capi di governo, infatti, la stessa premier Meloni, all’Assemblea generale dell’Onu, esortò a “non commettere l’errore di considerare questo dominio una sorta di zona franca senza regole”, poiché “l’evoluzione della tecnologia” deve rimanere “al servizio dell’uomo e non viceversa”. Arginare, dunque, le potenzialità malevoli dell’intelligenza artificiale in quei settori sensibili per la stabilità societaria. Della stessa visione di pensiero il premier di Sua Maestà Sunak, il quale si è prodigato molto per rendere il Regno Unito capofila in questo settore cruciale.

AI summit Londra: Ospiti d’eccezione

Capi di stato e di governo possono incidere molto sulla diffusione, in alcuni casi proibizione, e l’utilizzo della tecnologia in questione. Ma il loro potere resta limitato se a gestire, e soprattutto finanziare, gli algoritmi di Intelligenza artificiale sono società o individui privati che perseguitano i loro scopi. Di fatto, a prendere la scena in questo vertice internazionale sono stati alcuni invitati d’eccezione. Fra gli ospiti alcuni tycoon innovatori della Silicon Valley come Sam Altman, considerato il padre di ChatGpt, o Elon Musk. Proprio il fondatore di Tesla e Space X si è speso molto per trovare una chiosa all’AI summit. Musk ha dichiarato che, a suo parere, serve un “arbitro” indipendente in grado di controllare quanto avviene nel campo dell’IA, a suo avviso una delle “più grandi minacce” potenziali che gravano sull’umanità.

Intelligenza artificiale e geopolitica

L’AI summit di Londra sembra abbia, almeno apparentemente, appianato alcune tensioni geopolitiche fra due stati molto rivali nello sviluppo ed implementazione di intelligenza artificiale. Infatti alla firma dell’accordo, vi era anche la Cina che, per la prima volta, ha accettato di collaborare con gli Stati Uniti e l’Unione Europea per quanto concerne l’intelligenza artificiale. Una svolta importante se si tiene conto delle restrizioni USA per quanto riguarda l’importazione di hardware cinese specializzato in IA. Nonostante la sottoscrizione del memorandum, il viceministro cinese della scienza e della tecnologia, Wu Zhaohui, ha tenuto a precisare del diritto di tutti i Paesi di sviluppare e utilizzare queste tecnologie in piena autonomia.

AI summit di Londra: i risultati

La nazione promotrice dell’evento punta, inoltre, alla produzione di un elaborato sullo stato della scienza per comprendere capacità e rischi di questa frontiera della tecnologia. A presentare i risultati di ricerca sarà un team di accademici guidati da Yoshua Bengio, esperto di reti neurali artificiali e deep learning. In alcuni estratti dell’elaborato del premio Nobel per l’informatica viene messa in luce l’esigenza di agire al più presto. Il “padrino” dell’intelligenza artificiale denuncia che “va regolata ora, o muore la democrazia”. Nello specifico “Il rischio più grande è perdere il controllo di questa tecnologia: fake news e disinformazione sono soltanto l’inizio”. Il monito di Yoshua Bengio è molto urgente, soprattutto se si considerano le imminenti elezioni negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Unione Europea del 2024.

I limiti del summit

L’accordo raggiunto è un punto di partenza importante per arginare l’utilizzo improprio di un mezzo molto potente come l’IA. In un clima di tensioni internazionali è fondamentale che vi sia una visione di intenti comune tra i potenti della terra, soprattutto per quanto concerne l’utilizzo militare dell’IA. Non solo, i timori di molti leader è che lo strumento in questione possa sostituirsi alla libera stampa ed edulcorare le funzioni democratiche dei paesi. A causa di queste sfide importanti va segnalato un grande assente di questo incontro: la Russia. È risaputo che la nazione guidata da Vladimir Putin, grazie ad ingenti finanziamenti statali, sia un hub all’avanguardia nell’IA con fini non sempre limpidi. A causa delle controversie per la guerra in Ucraina, non è stata resa possibile la partecipazione dei delegati sovietici all’incontro.

Ed è forse proprio la mancanza di dialogo con la controparte russa che potrebbe limitare i risultati raggiunti dal summit.

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Davide Zerenga