Home » Finanza » Tim: il cda vende la rete al fondo americano KKR
Rete tim a kkr

In una anonima domenica, 5 novembre, il consiglio di amministrazione di Tim con una votazione di 11 favorevoli e 3 contrari (Falcone, Gallazzi e Moretti) ha approvato la vendita di NetCo, il ramo d’azienda che controlla la rete telefonica, al fondo statunitense Kkr. Una scelta che cambierà radicalmente il volto dell’azienda delle telecomunicazioni italiana. Vivendi, azionista con il 23,75% di quote societarie, impugna l’illegittimità della manovra.

Rete Tim a KKR: l’offerta

Il fondo statunitense ha messo sul piatto una poderosa offerta di 20 miliardi in modalità vincolante; alla cifra potrebbero aggiungersi ulteriori 2 miliardi nel caso in cui Kkr si fondesse con OpenFiber. Il perfezionamento della totalità dell’operazione è atteso entro l’estate del prossimo anno. Intanto, in una nota del gruppo viene messo in luce come la seguente operazione porterebbe ad una riduzione del debito per Tim di circa 14 miliardi di euro. L’offerta non è un fulmine a ciel sereno, infatti, il 10 agosto scorso è stato sottoscritto un memorandum tra il Mef e Kkr, che poi a sua volta il 16 ottobre ha presentato l’offerta vincolante ora accettata dal board. Il Tesoro, d’altro canto, potrebbe trarre beneficio da questa manovra. Dal memorandum si legge un accordo per una possibile rilevazione fino al 20% della Netco, a valle di un investimento di circa 2,5 miliardi di euro.

Il caso della rete Sparkle

Nonostante la spinta governativa verso il cambio di proprietà di Tim a favore del fondo americano restano da smussare alcuni angoli. Nello specifico per quanto concerne la rete strategica Sparkle. La rete in questione è la divisione che gestisce i cavi sottomarini su cui viaggiano informazioni altamente sensibili, considerato pertanto l’asset strategicamente più importante del gruppo, con un valore stimato intorno agli 1,3 miliardi. L’offerta, separata da quella principale, per l’acquisizione di questo asset strategico è stata “ritenuta non soddisfacente” da parte del Cda. Dunque, dovranno nascere nuove trattative e a guidare queste ultime sarà il ceo Pietro Labriola, il quale ha ricevuto dal cda il mandato per verificare la possibilità di ricevere un’offerta vincolante a un valore più elevato.

Rete Tim a KKR: le proteste di Vivendi

Un operazione così ingente e che ha stravolto l’assetto societario non poteva non generare malumori in parte degli azionisti. Non si è fatta attendere, dunque, la reazione di Vivendi, società francese attiva nel campo dei media e delle comunicazioni. La holding francese, che controlla il 23,75% delle quote azionarie di Tim, ha tuonato all’illegittimità dell’operazione in quanto si sarebbe contravvenuto alle regole di governance definite. Il passaggio dell’operazione che urtato maggiormente i delegati di Vivendi è stata la mancata presa in considerazione degli azionisti stessi. Secondo i francesi “i diritti degli azionisti di Tim sono stati violati” e proseguono “il consiglio ha privato ciascun socio del diritto di esprimere il proprio parere in assemblea, nonché del connesso diritto di recesso per i soci dissenzienti”. In chiosa a queste prese di posizioni da parte di Vivendi, c’è l’annuncio di una battaglia legate per tutelare gli interessi del gruppo.

Rete tim a kkr

La reazione del titolo in borsa

I mercati finanziari sembrano non aver gradito la cessione della rete Tim al fondo statunitense Kkr. A generare delle tensioni di mercato potrebbero essere stati i malumori all’interno del gruppo degli azionisti nello specifico dei francesi di Vivendi. Il titolo in avvio aveva segnato un rialzo teorico di oltre il 9% in pre-apertura, successivamente è partito in lieve ritardo rispetto agli altri per un prolungamento dell’asta, guadagnando fino al 4%, per poi azzerare progressivamente il rialzo e girare in territorio negativo. Infatti, rispetto alla seduta precedente, il titolo Telecom Italia ha mostrato una variazione percentuale negativa dello 0,96%.

Rapida analisi del gruppo KKR

All’opinione pubblica il fondo Kkr potrebbe sembrare un nuovo arrivato, ma andando ad analizzare la società si nota tutt’altro. Kohlberg Kravis Roberts & Co nasce a New York negli anni 70 da allora ha effettuato investimenti in oltre 160 società di numerosi campi, dall’energia alle infrastrutture, passando per il real estate e il credito. L’interesse per le infrastrutture strategiche del nostro paese non è nuovo infatti già del 2021, il gruppo statunitense aveva partorito un’offerta, poi rifiutata, per l’acquisizione dell’intero gruppo Tim. Attualmente Kkr gestisce quattrocento miliardi di dollari, quasi 1.700 impiegati e consulenti, oltre 550 analisti capaci di consigliare investimenti da una rete dislocata in 20 città di 16 diverse nazioni di quattro diversi Continenti.

Rete tim a kkr

Rete Tim a KKR: in definitiva

La rete della fibra e più in generale quella delle telecomunicazione resta un asset fondamentale per un paese avanzato. Nel prossimo futuro un mancato adeguamento alle nuove tecnologie potrebbe condurre a perdite economiche ingenti per il tessuto economico. Dunque, una nazione forte e speranzosa del suo sviluppo finanziario deve poter controllare e rafforzare queste ultime con risorse dei conti pubblici. Purtroppo, nella situazione del nostro paese, l’ingente debito generato da Tim ha reso necessaria la vendita societaria ad un gruppo privato per la salvaguardia dei conti di bilancio. L’acquirente fa capo ad una nazione alleata NATO con casse solide, ma il giudizio della gestione della rete italiana sarà rimandato ai posteri.