Vendita online, i rischi sono sempre maggiori: se dai via una maglia di troppo il Fisco ti consegna una multa da capogiro
L’attenzione verso le questioni fiscali legate alle vendite online da parte di provati è aumentata notevolmente nell’ultimo periodo e nuove regole potrebbero permettere al Fisco di inviare multe salatissime.
Le vendite online hanno visto un’evoluzione straordinaria negli ultimi decenni. Dalla nascita di piattaforme pionieristiche come eBay e Amazon negli anni ’90, lo shopping online ha progressivamente cambiato il modo in cui le persone acquistano beni e servizi. Inizialmente, il commercio elettronico era visto con scetticismo, poiché molti utenti non si fidavano di fornire i propri dati finanziari su Internet. Tuttavia, con il miglioramento delle tecnologie di sicurezza e l’aumento della fiducia degli utenti, il commercio online ha cominciato a guadagnare terreno.
Con l’inizio del nuovo millennio, molte altre piattaforme si sono affacciate sul mercato, diversificando le possibilità di acquisto. Etsy ha reso accessibili gli oggetti artigianali, mentre Airbnb ha rivoluzionato il settore degli affitti brevi, rendendo possibile affittare case e appartamenti in modo semplice e sicuro. Il mondo dell’e-commerce è diventato sempre più frammentato, con piattaforme specializzate per ogni tipo di bene o servizio. Inoltre, l’uso dei dispositivi mobili ha aumentato la fruibilità, consentendo agli utenti di acquistare ovunque si trovassero.
Parallelamente all’espansione del commercio online, sono emerse nuove sfide. Tra queste, la difficoltà per le autorità fiscali di monitorare e tassare adeguatamente le transazioni online. Per anni, le piattaforme operavano senza un controllo uniforme, con differenze significative da paese a paese. Questo ha generato delle lacune nel sistema fiscale che hanno reso difficile il tracciamento dei guadagni, in particolare per i piccoli venditori privati che operavano al di fuori dei tradizionali canali di vendita.
Il cambiamento nelle abitudini di consumo, unito all’aumento delle vendite online, ha spinto i governi a intervenire. Da qui la necessità di nuove regolamentazioni, che non solo proteggano i consumatori ma anche garantiscano che ogni transazione venga adeguatamente registrata ai fini fiscali.
DAC7: tracciamento vendite private su internet
In questo contesto, le piattaforme di vendita online sono diventate attori centrali nel sistema di monitoraggio delle transazioni, responsabili della trasparenza e della trasmissione dei dati agli enti competenti.
Dal 2024, è entrato in vigore un nuovo obbligo: chi realizza redditi superiori a 2.000 euro attraverso almeno 30 operazioni su piattaforme come Vinted o eBay dovrà comunicare questi guadagni.
Redditi online: quali sono da segnalare
La Direttiva UE DAC7 impone ai gestori di piattaforme, come Subito.it e Booking, di raccogliere e trasmettere i dati degli utenti che vendono beni o affittano proprietà, permettendo uno scambio di informazioni tra le autorità fiscali dell’Unione Europea. La comunicazione è obbligatoria per chi supera le soglie stabilite, e i gestori delle piattaforme devono trasmettere i dati relativi alle transazioni.
Chi viene scoperto a guadagnare oltre 5.000 euro, sarà soggetto a verifiche fiscali e, in molti casi, dovrà aprire una partita IVA. Questo nuovo sistema mira a garantire che ogni attività online sia correttamente tassata, assicurando una maggiore trasparenza.