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Irene Pivetti, condannata per evasione fiscale e riciclaggio l’ex presidente della Camera

Irene Pivetti (ANSA) www.financecue.it

Il nome di Irene Pivetti, già presidente della Camera dei Deputati dal 1994 al 1996, torna al centro della cronaca giudiziaria. Un personaggio pubblico che, dopo una carriera politica all’interno della Lega Nord, ha esplorato diversi ambiti, dalla televisione al business internazionale. Tuttavia, ciò che oggi occupa i titoli dei giornali non è un nuovo progetto imprenditoriale o televisivo, ma una sentenza di condanna che riporta l’attenzione su fatti risalenti al 2016.

In quell’anno, infatti, una serie di operazioni commerciali aveva suscitato l’interesse della magistratura. Operazioni che, col tempo, si sarebbero rivelate ben più complicate di quanto apparissero in superficie, coinvolgendo vetture di lusso e movimenti di denaro transnazionali.

Il processo che ha visto coinvolta Irene Pivetti si è concentrato su un’accusa ben precisa: la compravendita simulata di tre Ferrari Granturismo, del valore complessivo di circa 10 milioni di euro. Secondo l’accusa, tali operazioni avrebbero avuto l’obiettivo di evadere il fisco e riciclare proventi illeciti. Un’accusa pesante che ha portato la Pivetti, insieme ad altri imputati, a dover affrontare le aule di tribunale.

Irene Pivetti, quali sono le auto al centro delle indagini

Le tre Ferrari, vetture iconiche nel panorama automobilistico, non erano semplicemente dei beni di lusso, ma il fulcro di un’operazione che coinvolgeva anche altre persone legate al mondo dei motori. Tra di esse, il noto pilota di rally Leo Isolani, sua moglie Manuela Mascoli e la figlia Giorgia Giovannelli. Le auto, ufficialmente vendute al gruppo cinese Daohe, sarebbero state successivamente trasferite in Spagna, in quello che è stato descritto come un tentativo di nascondere beni preziosi e aggirare le autorità fiscali

Nonostante la complessità delle operazioni e delle accuse, Pivetti ha sempre mantenuto una ferma posizione sulla propria innocenza. Nel corso delle indagini, ha sottolineato ripetutamente come, secondo lei, si trattasse di un equivoco e che le tasse fossero sempre state pagate regolarmente.

La sentenza

Il 26 settembre 2024, la quarta sezione penale del Tribunale di Milano ha emesso una sentenza che ha scosso molti osservatori. Quattro anni di reclusione per Irene Pivetti, accusata di evasione fiscale e autoriciclaggio. Oltre alla pena detentiva, le è stata imposta la confisca di oltre 3,4 milioni di euro, una somma già sequestrata durante le indagini preliminari. La sentenza prevede anche una multa di 6.000 euro, l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e dall’esercizio di imprese per un anno.

Ferrari (Depositphotos foto) – www.financecue.it

Pivetti, che non ha esitato a esprimere il proprio dissenso, ha definito la sentenza solo “la fine del primo tempo“. Ha infatti annunciato che presenterà appello, fiduciosa che la giustizia riconoscerà la sua estraneità ai fatti. “Sono serena perché sono perfettamente innocente. Le tasse le ho sempre pagate“, ha dichiarato subito dopo il verdetto.

Irene Pivetti, il ruolo di Only Italia

Una parte centrale della vicenda riguarda il ruolo della società Only Italia, riconducibile a Irene Pivetti. Questa società avrebbe agito come intermediaria nelle operazioni condotte dal team di Leo Isolani, il quale si trovava in una situazione finanziaria difficile, con un debito di 5 milioni di euro nei confronti del fisco. La compravendita simulata delle Ferrari era, secondo l’accusa, parte di una strategia per occultare i beni e sfuggire alle conseguenze fiscali.

Isolani è stato condannato a due anni di reclusione, con la pena sospesa, così come sua moglie, mentre la figlia Giorgia è stata assolta. La vicenda, seppur complessa, ruota attorno a queste figure e alle dinamiche di operazioni che, a detta degli inquirenti, erano progettate per evadere le tasse e riciclare denaro illecito.

Il ricorso in appello

La difesa di Irene Pivetti ha già annunciato che farà ricorso, convinta che i fatti verranno riconsiderati e che la sua assistita verrà scagionata dalle accuse. Nel frattempo, però, la confisca dei 3,4 milioni di euro e la condanna a quattro anni rappresentano una dura battuta d’arresto per l’ex presidente della Camera, che negli anni successivi alla politica aveva costruito una nuova immagine imprenditoriale e televisiva.

Il processo d’appello si prospetta quindi come un ulteriore capitolo di questa vicenda, che ha visto emergere nuovi dettagli nel corso del tempo. Resta da vedere quale sarà il destino giudiziario della Pivetti, che continua a proclamarsi innocente e a respingere le accuse che la descrivono come un’evasore fiscale.