Home » Attualità » Cosa sono e perché paghiamo le accise sulla benzina?
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Benzina (Pixabay foto) - www.financecue.it

Le accise sulla benzina sono imposte indirette che aumentano il costo del carburante, ma perché le paghiamo ancora oggi?

Le accise sono un tipo di imposta indiretta che lo Stato applica su specifici beni di consumo, come carburanti, alcolici, tabacchi e, in alcuni casi, energia elettrica. Queste imposte sono calcolate in base a un’unità di misura specifica, ad esempio un litro per i carburanti o un chilogrammo per i tabacchi, piuttosto che essere una percentuale del prezzo di vendita come l’IVA. Il vantaggio principale per lo Stato è che le accise forniscono un flusso di entrate immediato e costante, essenziale per affrontare situazioni di crisi o emergenze economiche.

La loro origine risale a momenti di emergenza nazionale, come guerre o disastri naturali, quando il governo aveva bisogno di trovare rapidamente fondi per la ricostruzione o per finanziare spese straordinarie. Nel caso dei carburanti, le accise sono diventate una parte fondamentale del prezzo finale, influenzando notevolmente il costo alla pompa. Anche se spesso si parla di ridurle o eliminarle, le accise rimangono uno strumento efficace per garantire entrate sicure, anche in periodi di incertezza economica.

Le accise sui carburanti: una lunga storia

Le accise sui carburanti hanno una storia che affonda le radici negli anni ’50, e nel corso del tempo sono state aggiunte numerose nuove imposte per far fronte a eventi specifici. Una delle prime accise sul carburante fu introdotta nel 1956 per finanziare la crisi di Suez, e da allora questo tipo di tassa è stato utilizzato per coprire i costi di ricostruzione dopo disastri naturali come il terremoto del Belice del 1968 o l’alluvione di Firenze del 1966. Oltre ai disastri, le accise hanno finanziato missioni internazionali, come la partecipazione dell’Italia alle missioni ONU in Libano e Bosnia negli anni ’80 e ’90, e altre esigenze statali, come il rinnovo dei contratti per il settore dei trasporti pubblici nel 2004.

Attualmente, in Italia ci sono 18 accise diverse che contribuiscono al prezzo dei carburanti. Ciò significa che una parte significativa del costo alla pompa non è legata al valore effettivo del prodotto, ma alle numerose tasse che lo gravano. Anche se nel 1995 molte di queste accise sono state inglobate in un’unica imposta, il loro peso storico è ancora evidente. Ad esempio, accise introdotte per far fronte a emergenze ormai lontane, come il disastro del Vajont del 1963, continuano a essere incluse nel prezzo della benzina, alimentando il dibattito pubblico su quanto sia legittimo continuare a pagare per eventi del passato.

Perché le accise sono così difficili da eliminare?

Nonostante le numerose proposte politiche di ridurre o eliminare le accise, queste tasse rimangono una componente stabile e fondamentale delle entrate dello Stato. Il motivo principale è che le accise garantiscono un flusso di entrate sicuro e costante. Il consumo di carburante, energia e tabacco è relativamente stabile, il che significa che lo Stato può contare su queste imposte per coprire parte del bilancio pubblico, anche in periodi di crisi. Inoltre, le accise sono facili da applicare: vengono riscosse direttamente al momento dell’acquisto e quindi garantiscono entrate immediate.

Le accise offrono anche una flessibilità fiscale che altri tipi di imposte non garantiscono. Quando il governo ha bisogno di aumentare le entrate velocemente, può semplicemente ritoccare le aliquote delle accise, incrementando il loro peso sul prezzo dei prodotti senza dover ricorrere a complesse riforme fiscali. Questa facilità di modifica ha reso le accise uno strumento popolare nelle manovre fiscali di emergenza, anche se questo comporta un impatto diretto sui consumatori, che vedono aumentare i costi di beni essenziali come i carburanti.

L’impatto delle accise sul prezzo dei carburanti oggi

stazione di rifornimento
Accise sul carburante (Pixabay foto) – www.financecue.it

Le accise sui carburanti sono tra le più discusse, perché pesano in modo significativo sul prezzo finale che i consumatori pagano alla pompa. Attualmente, su un litro di benzina, le accise rappresentano una quota fissa di circa 0,73 euro, a cui si aggiunge l’IVA, portando il totale delle imposte a oltre 1 euro per litro. Ciò significa che oltre la metà del prezzo del carburante che paghiamo è costituita da tasse, con un impatto diretto sul costo della vita e sui consumi.

La questione diventa ancora più delicata durante periodi di crisi, come quello legato all’aumento dei prezzi dell’energia a causa del conflitto in Ucraina. Con il prezzo del petrolio già alto, l’aggiunta delle accise fa sì che i consumatori paghino cifre sempre più elevate per rifornire i loro veicoli. Nonostante le proteste, le accise restano uno strumento di finanziamento fondamentale per lo Stato. Ridurle o eliminarle significherebbe trovare nuove fonti di entrata per colmare il vuoto lasciato nel bilancio pubblico, il che spiega perché, nonostante le promesse politiche, poche modifiche siano state effettivamente realizzate.

Accise: tra necessità e insoddisfazione

Sebbene le accise siano una fonte indispensabile di finanziamento per lo Stato, rimangono altamente impopolari tra i cittadini. La loro percezione negativa è dovuta principalmente al fatto che gravano su beni di consumo essenziali, come la benzina, che tutti siamo costretti a comprare. Ogni aumento delle accise si traduce immediatamente in un maggiore esborso da parte dei consumatori, colpendo in particolar modo chi dipende dall’auto per il lavoro o per la vita quotidiana. Inoltre, l’inclusione di accise “storiche”, legate a eventi ormai lontani, alimenta il malcontento, portando molti a chiedersi perché si continui a pagare per crisi risolte decenni fa. Le accise restano una componente centrale del sistema fiscale italiano, con poche possibilità di essere realmente ridotte o eliminate nel prossimo futuro.