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Dazi sulle auto elettriche cinesi: arriva l’approvazione dall’UE

Dazi alle auto elettriche cinesi? Sì per 10 Paesi dell’Unione Europea – tra cui l’Italia – per dare un segnale al mercato dell’auto. Infatti, l’Unione Europea era stata tra le prime a pensare a uno sviluppo sostenibile nel settore dell’auto, con la fine della produzione di auto con carburanti inquinanti entro il 2050. L’assenza di materie prime o la scarsità delle stesse all’interno dell’UE non ha aiutato le case automobilistiche locali, che hanno dovuto correre ai ripari con le forniture. I colossi cinesi si sono così affacciati a questo mercato, grazie alla presenza massiccia di queste materie prime e il basso costo della manodopera. Come saranno i nuovi dazi?

Dazi alle auto elettriche cinesi, come funzionano

dazi alle auto elettriche cinesi hanno ottenuto l’approvazione con 10 sì, 5 no e ben 12 astenuti. Infatti, alcuni Paesi – come la Germania – avevano chiesto il passo indietro, ma il gran numero di astenuti non lo avrebbe consentito. L’idea è quella di inserire una tassa – il dazio – sulle auto elettriche prodotte in Cina. L’operazione di protezione del mercato europeo dell’auto a livello economico consiste nel pagare una percentuale in più sul prezzo di vendita per farla arrivare nel Paese dell’Unione Europea. Così si crea un equilibrio di prezzo e il cliente finale non ha più l’incentivo economico dovuto alla scelta di un mezzo orientale. I Paesi che hanno votato a favore della misura rappresentano il 46% della popolazione europea.

Un’auto elettrica attaccata a una colonna di ricarica (Pixabay Foto) – www.financecue.it

Il voto dell’Italia sui dazi non è l’unico

Il sì ai dazi è arrivato dall’Italia e da Francia, Olanda, Estonia, Lituania, Lettonia, Polonia, Danimarca, Bulgaria e Irlanda. I Paesi che si sono astenuti sono: Belgio, Repubblica Ceca, Spagna, Grecia, Croazia, Cipro, Lussemburgo, Austria, Portogallo, Romania, Svezia e Finlandia. Infine, i 5 Paesi che si sono dichiarati contrari all’imposizione di dazi su auto elettriche cinesi sono: Germania, Ungheria, Malta, Slovenia e Slovacchia. Oltre a favorire il mercato interno, l’avvio dei dazi è anche una risposta agli investimenti che il Governo cinese ha messo a disposizione delle aziende nel settore delle auto elettriche, generando secondo alcuni analisti una sorta di concorrenza sleale. Secondo le stime, l’investimento ammonterebbe a 230 miliardi di euro in 14 anni, una cifra che l’UE non potrebbe riuscire a eguagliare in tempi rapidi. I dazi imposti alle case automobilistiche cinesi arrivano fino al 36% del prezzo di vendita. In più c’è l’imposta sui prodotti cinesi in genere, pari a circa il 10% del prezzo di vendita.

Auto elettrica collegata con la presa di corrente (Pixabay Foto) – www.financecue.it

Le conseguenze sui mercati europei

secondo l’organizzazione non governativa Transport & Environment usare i dazi per le auto cinesi non sarà sufficiente per contrastare il fenomeno. Se le emissioni delle auto europee scenderanno, allora i risultati saranno migliori. La Cina avrebbe risposto all’introduzione dei dazi europei per le auto elettriche con l’ipotesi di intervenire sui prodotti caseari italiani e non solo. Infatti, secondo la Cina l’uso dei fondi europei per aiutare gli agricoltori e i produttori di latte sarebbe un aiuto illecito per la concorrenza.

Auto elettrica collegata a una colonna di una stazione di servizio (Pixabay Foto) – www.financecue.it
Published by
Annarita Faggioni