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Piero Fassino deve risarcire il negozio per il presunto profumo rubato

Piero Fassino

Piero Fassino (piero_fassino/Instagram)

Piero Fassino risarcirà il negozio dove ha preso il profumo. Si conclude con un’archiviazione la vicenda giudiziaria che aveva visto protagonista l’ex deputato del PD e sindaco di Torino. Il giudice per le indagini preliminari di Civitavecchia ha accettato la richiesta dell’avvocato del politico, il quale aveva proposto un risarcimento di 500 euro al negozio duty free dove Fassino si era recato per prendere un profumo, senza poi pagarlo. La procedura è possibile perché – dal 2017 – si possono proporre delle condotte riparatorie. In questi casi, l’indagato può dimostrare di essersi pentito con delle azioni legali – come il risarcimento o la riparazione del danno – ed evita così di andare a processo. Infine, il tutto passa sotto la scure dell’archiviazione.

Il caso di Piero Fassino e del profumo

Il caso era scoppiato lo scorso 15 aprile, quando l’ex Ministro della Giustizia era stato fermato in un negozio duty free. Infatti, secondo i dipendenti dell’attività il politico avrebbe preso il profumo senza procedere con il pagamento. Invece Fassino ha sempre dichiarato di starsi dirigendo verso la cassa per pagare nel momento in cui era stato fermato. Gli impiegati del negozio duty free presente all’aeroporto di Fiumicino lo avrebbero pizzicato con un profumo di Chanel da 130 euro nella tasca della giacca.

Anche questa circostanza aveva ottenuto una spiegazione dal politico, che sarebbe stato al telefono in quel momento e quindi non in grado di tenere il profumo tra le mani. Il giudice ha accolto la proposta dell’avvocato di Fassino perché non ha ritenuto il fatto grave e il politico era incensurato al momento della contestazione. Così il reato si estingue.

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Un profumo esposto in un negozio di lusso (Pixabay Foto) – www.financecue.it

La smentita dei testimoni nel negozio

Alcuni testimoni nel negozio avevano dichiarato che Fassino non avrebbe avuto le mani impegnate quando ha messo il profumo nella giacca. In più, dalle immagini delle telecamere di sorveglianza del negozio la circostanza sarebbe stata evidente. Fassino aveva così riferito di un attimo di distrazione e che avrebbe pagato la fragranza a un prezzo maggiorato in un momento successivo. La vicenda si conclude con l’archiviazione e con il pagamento di un risarcimento. Il politico si trovava all’aeroporto di Fiumicino per prendere un aereo che lo avrebbe portato a Strasburgo, sede dell’Unione Europea. Secondo il personale del negozio non sarebbe stata la prima volta che il politico si sarebbe preso un profumo.

Gli impiegati avrebbero riferito alle autorità di due episodi precedenti prima di quello oggetto dell’archiviazione. Nell’ultimo caso a intervenire era stata anche la Polaria. Da qui arriva l’indagine della Procura di Civitavecchia. Il taccheggio in negozio è definito dall’art.624 del Codice Penale, che recita: “Chiunque s’impossessa della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene, al fine di trarne profitto per sé o per altri, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 154 a euro 516“. Per procedere, però, è necessaria una querela di parte. Vuol dire che se non c’è la querela della persona che ha subìto il furto non si può procedere con le indagini.

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Negozio di profumi con fragranze in esposizione (Pixabay Foto) – www.financecue.it