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Homebanking, l’app ti mangia tutti i soldi: se digiti queste informazioni ti svuotano il conto in 10 secondi

dipendente banca

Due dipendenti di banca che si confrontano sui dati (Pexels Foto) - www.financecue.it

Non digitare le tue informazioni personali, potrebbero costarti caro. Stai attento a questa homebanking, potresti ritrovarti senza nulla.

Le app delle banche sono diventate parte della nostra quotidianità, permettendoci di gestire le nostre finanze con pochi tocchi sullo schermo. 

Queste app offrono un livello di comodità che, una volta sperimentato, diventa difficile da abbandonare. La possibilità di controllare le spese, impostare limiti, bloccare carte e ricevere avvisi in tempo reale ha trasformato il rapporto con il denaro in qualcosa di più fluido e consapevole. 

Tuttavia, la sicurezza resta un aspetto critico. Le banche investono molto per rendere le app sicure, ma l’utente deve fare la sua parte, usando password forti e autenticazione a due fattori.

Le app delle banche hanno semplificato la nostra vita, offrendo più autonomia e consapevolezza economica.

Il volto subdolo delle truffe telematiche

Nell’era digitale, i correntisti si trovano costantemente esposti a nuove forme di truffe che approfittano della fiducia e della buona fede delle persone. Vishing e smishing sono solo due dei metodi più diffusi: truffatori senza scrupoli impersonano operatori bancari, approfittando del bisogno dei clienti di proteggere i propri risparmi. Nel caso del vishing, una chiamata rassicurante, magari da un numero che sembra appartenere realmente alla banca, può facilmente ingannare anche i più cauti, portandoli a rivelare informazioni preziose. Lo smishing, invece, arriva sotto forma di SMS o notifiche che appaiono autentiche, spingendo le vittime a cliccare su un link e cedere inconsapevolmente dati importanti.

Una delle truffe più sofisticate e inquietanti che si sta diffondendo è il “man in the browser” (MITB), un attacco che inganna persino i clienti più attenti. Qui, il criminale riesce a inserire un malware nel dispositivo della vittima, rimanendo silenziosamente in attesa. Nel momento in cui la vittima accede al sito della propria banca, il malware si attiva e genera una copia perfetta della pagina bancaria, convincendo il cliente di trovarsi in un ambiente sicuro. Con l’inganno, questo sistema carpente credenziali e OTP, permettendo al truffatore di svuotare il conto.

truffa bancaria
Illustrazione di una truffa bancaria (Pexels Foto) – www.financecue.it

Le azioni delle banche

In queste vicende, la banca ha un ruolo centrale e una grande responsabilità. Secondo la “teoria del rischio” l’istituto bancario è chiamato a fare di tutto per proteggere i propri clienti da potenziali minacce, implementando sistemi di sicurezza avanzati e “blindando” l’accesso ai conti. Spesso, sono i clienti a pagare per errori e falle di sicurezza non previste. Se la banca non riesce a dimostrare di aver adottato ogni possibile misura per proteggere il cliente, non può sottrarsi alla responsabilità e al risarcimento del danno subito.

Dal 2019, la direttiva europea PSD2 ha introdotto una nuova regola a tutela degli utenti bancari: l’autenticazione forte. Questo doppio passaggio, composto da almeno due elementi (come PIN e OTP o dati biometrici), rappresenta oggi un requisito imprescindibile per garantire la sicurezza dei conti. Nonostante ciò, non tutte le banche applicano le misure di sicurezza in modo uniforme, esponendo i clienti a rischi evitabili.