Fisco, ora ti controllano anche il telefono: non puoi rifiutarti | La lettera di pagamento arriva direttamente a casa
Il telefono è al sicuro dai controlli del Fisco? La terrificante rivelazione fa tremare i contribuenti. Cosa bisogna sapere.
Negli ultimi anni, il Fisco italiano ha intensificato i propri controlli, variando anche le fonti di informazione per rilevare dati e anomalie. Anche se i controlli fiscali tradizionalmente si basano su documenti come dichiarazioni dei redditi, bilanci e movimenti bancari, oggi l’amministrazione tributaria si avvale di strumenti sempre più sofisticati.
Il controllo effettuato dall’amministrazione tributaria ha il compito di verificare il corretto adempimento degli obblighi da parte dei contribuenti.
Oggi grazie alla tecnologia e alle agevolazioni nella presentazione delle dichiarazioni è diventato sempre più raro finire nel mirino del Fisco. Infatti, attraverso strumenti come la compilazione automatica del modello 730 e del Modello Unico, il contribuente può essere esentato dai controlli.
Questo è possibile qualora il contribuente confermi le informazioni già riportate, e che quindi sono già risultati all’Agenzia delle Entrate, senza apportare alcuna modifica. Tuttavia, a volte i controlli effettuati dal Fisco non sempre passano attraverso i mezzi “tradizionali”.
I controlli del Fisco cambiano nel tempo
In un mondo connesso come quello odierno, non sorprende che le autorità guardino alla presenza digitale dei cittadini come uno specchio del loro tenore di vita o delle attività economiche svolte. Le informazioni digitali non regolamentate, ossia i cosiddetti “open data” del web, offrono al Fisco un nuovo campo d’indagine che può estendersi a fotografie pubblicate, posizioni geografiche registrate, attività professionali dichiarate e persino dettagli su beni di proprietà.
Con una circolare del 2016, infatti, l’Agenzia delle Entrate ha ufficialmente riconosciuto i social network come fonti probatorie, anche se il loro utilizzo non è sistematico né privo di limiti. Ciò significa che, pur non essendo prevista una sorveglianza di massa sul modello francese, le autorità fiscali italiane potrebbero monitorare profili social o altre tracce online in determinate circostanze.
Le informazioni sui social come prova per il fisco
Con i continui aggiornamenti tecnologici, gli enti pubblici in Italia sono tenuti a rispettare procedure precise per avviare un’indagine fiscale basata su elementi reperiti online. Tuttavia, un post pubblico o una foto condivisa sui social possono entrare a far parte delle prove documentali utilizzabili durante una verifica fiscale. La Cassazione ha sancito la legittimità dell’uso di foto estratte da internet o da Google Street View per accertare fatti rilevanti ai fini dell’imposizione fiscale. Questo strumento può rilevare, ad esempio, il possesso di beni non dichiarati o l’esistenza di attività commerciali non registrate.
Se da un lato non esiste una normativa esplicita che consenta il monitoraggio fiscale di massa attraverso i social, d’altro canto le informazioni pubblicamente accessibili su internet possono essere utilizzate per individuare eventuali discrepanze con quanto dichiarato al Fisco. Quindi, nel caso di un accertamento fiscale già avviato, l’Agenzia delle Entrate può legittimamente analizzare contenuti condivisi online, valutandoli come indizi di un potenziale maggior tenore di vita o di attività economiche non dichiarate.