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Stime di crescita per l’Italia, l’UE le rivede al ribasso per il 2024 ed il 2025

Lavoro in fabbrica

Lavoro in fabbrica (Pixabay FOTO)- www.financecue.it

Le previsioni economiche per l’Italia sono state riviste al ribasso dall’UE: il PIL dovrebbe crescere dello 0,7% nel 2024 e dell’1% nel 2025.

Le nuove stime della Commissione Europea sulle prospettive economiche italiane mostrano un rallentamento rispetto a quanto previsto nei mesi precedenti. La crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) del Paese è ora stimata al +0,7% per il 2024, mentre l’aumento per il 2025 si attesta all’1%.

Questo aggiornamento riflette un contesto economico complesso, caratterizzato da incertezze interne e sfide sul fronte internazionale, che hanno portato a una revisione delle precedenti previsioni di maggio che indicavano un +0,9% per il prossimo anno.Il quadro macroeconomico dell’Italia risente di una serie di fattori strutturali, ma anche di elementi più contingenti.

Da un lato, gli investimenti e il ruolo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresentano un elemento di stimolo potenziale; dall’altro, ritardi e complessità nell’attuazione del PNRR stanno sollevando timori per possibili impatti negativi sulla crescita. L’inflazione e la politica monetaria europea, tese a contenere le pressioni sui prezzi, continuano a incidere sulle prospettive generali.

A livello europeo, il contesto generale presenta sfide significative per molti Stati membri. Per l’Eurozona, la crescita del PIL nel 2024 rimane prevista allo 0,8%, una conferma rispetto alle precedenti stime, ma con una prospettiva di crescita ridotta nel 2025, dove il tasso atteso è stato abbassato all’1,3%. La situazione della Germania, la maggiore economia dell’area, desta preoccupazione, poiché il Paese si trova a dover fronteggiare una lieve recessione. Il PIL tedesco, infatti, dovrebbe contrarsi dello 0,1% nel 2024.

Stime di crescita per l’Italia, debito pubblico e deficit in calo

Parallelamente al rallentamento della crescita, l’Italia dovrà far fronte a un aumento del debito pubblico, che è previsto al 136,6% del PIL nel 2024 e al 138,2% nel 2025. Si tratta di cifre che evidenziano una dinamica di indebitamento ancora in fase crescente, seppur meno accentuata rispetto alle precedenti previsioni primaverili.

L’incremento del debito, come specificato dalla Commissione Europea, è dovuto anche al protrarsi degli effetti di misure come i crediti d’imposta per l’edilizia abitativa.Tuttavia, sul fronte del deficit, le prospettive sono più positive. Le stime indicano una discesa dal 3,8% del 2024 al 3,4% nel 2025, con l’obiettivo di raggiungere il 2,9% nel 2026. L’attenzione delle autorità italiane e europee è rivolta all’efficace gestione delle risorse, anche in vista del consolidamento fiscale e delle politiche volte alla sostenibilità del debito.

Industria
Industria (Pixabay FOTO)- www.financecue.it

Stime di crescita per l’Italia, sfide per l’italia tra pnr e superbonus

Il Commissario Europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, ha evidenziato come i ritardi nell’attuazione dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza (PNRR) possano costituire un serio freno per la crescita economica. Le difficoltà nel portare avanti le riforme e gli investimenti, cruciali per il rilancio del Paese, potrebbero ostacolare il pieno sfruttamento dei fondi europei e compromettere l’impatto positivo atteso.Un altro tema centrale è rappresentato dall’effetto del superbonus edilizio sui conti pubblici.

Gentiloni ha sottolineato come, nonostante le ragioni iniziali che hanno motivato tale misura, il suo impatto finanziario sia stato più negativo del previsto, incidendo sul debito e rallentando ulteriormente il percorso di stabilizzazione delle finanze pubbliche.
L’analisi della Commissione Europea non si è limitata a considerare solo i fattori interni, ma ha posto l’accento anche sulle tensioni geopolitiche internazionali che influenzano l’economia. La guerra in Ucraina e i conflitti in Medio Oriente rappresentano fattori destabilizzanti che minacciano la sicurezza energetica e alimentano le incertezze. Inoltre, l’eventuale intensificarsi delle misure protezionistiche a livello globale potrebbe ulteriormente influire sulla ripresa economica, data la forte apertura dell’economia europea agli scambi commerciali.