Agenzia delle Entrate, avviso importante per i correntisti | La nuova legge non ammette replica
Prosegue la stringente opera di vigilanza dell’Agenzia delle Entrate. Come evitare di finire oggetto degli accertamenti fiscali?
Il Fisco entra nel 2025 a gamba tesa, con stringenti limitazioni relative alla circolazione del denaro contante. Ma perché questo avviene? Per fornire un concreto contrasto alla dilagante piaga del riciclaggio di denaro. E di che cosa si tratta?
Grazie al riciclaggio di denaro le associazioni criminali di tutto il mondo hanno avuto modo di nascondere le origini e le proprietà dei profitti derivanti proprio dalle attività illegali che venivano svolte. Le stesse quantità di pecunia vengono poi ripulite, da qui il termine ‘riciclaggio’, venendo reinvestite in business legali.
In questo modo non è più possibile risalire alla reale identità del denaro sporco e anche nel caso in cui gli organi di controllo, in allarme, optassero per un controllo, i soldi figurerebbero come provenienti da fonti legali e legittime.
Il denaro controllato può essere riutilizzato più volte in vari ambiti criminosi, dal traffico di droga al commercio illegale di armi, dalla prostituzione alla corruzione. La pratica costituisce un beneficio indubbio per i gruppi criminali, in quanto non vi sarà modo di ricondurre il denaro alle loro attività. Ed è questo che l’Agenzia delle Entrate mira ad abbattere, mediante un programma stringente di continui accertamenti fiscali.
Perché il Fisco potrebbe chiedere spiegazioni?
La possibilità di finire sotto la lente di ingrandimento del fisco a seguito di movimenti di denaro sul proprio conto corrente oggigiorno è sempre dietro l’angolo. Versare contanti precedentemente prelevati, ad esempio, potrebbe decisamente destare l’attenzione dell’Agenzia delle Entrate. Come abbiamo accennato, gli accertamenti effettuati sono ormai continui e la possibilità che si decida di optare addirittura per delle sanzioni pecuniarie in caso di trasferimenti poco trasparenti o peggio redditi non dichiarati, non è da escludere. Esattamente, perché ogni versamento figura come reddito; il c.d. “presunzione di reddito” non ha valenza unicamente quando il soggetto implicato riesca a dimostrare il contrario.
Quello che il contribuente può fare per evitare di incorrere in accertamenti fiscali, potenzialmente traducibili anche in sanzioni effettive, è garantire il possesso di tutta la documentazione necessaria a dimostrare la provenienza dei fondi, che in caso contrario il Fisco potrebbe interpretare come soggetti a tassazione. Dunque sarà il caso di eventuali risarcimenti o vendita dei beni usati, di donazioni ed altre prestazioni simili. In caso contrario, è superfluo ribadirlo, verranno ritenuti come redditi con mancata dichiarazione, veri e propri fondi in nero e l’Agenzia delle Entrate avrà modo di intervenire con sanzioni di varie entità a danno del contribuente.
Un limite di denaro da prelevare non esiste, ma…
Nessun tipo di prelievo è soggetto a verifiche fiscali o regolato da limiti stringenti; ciò nonostante l’effettuazione di prelievi bancari superiori a 10.000 euro mensili possono essere soggetto di controlli più approfonditi da parte del Fisco, anche se non erogati in un’unica soluzione ma in diverse tranches. Ciò avverrà perché il principale obiettivo dell’Agenzia è di vigilare e contrastare i crimini fiscali come il riciclaggio di denaro.
Dunque se hai necessità (per fini non criminosi) di compiere tali movimenti, preparati a fornire delle spiegazioni documentate nei confronti dell’organo di controllo sui reali motivi alla base del prelievo effettuato. Lo stesso potrebbe avvenire se una somma particolarmente importante viene prelevata e poi riversata interamente dopo svariati mesi. Nonostante l’inesistenza di un effettiva soglia che non è possibile superare, sono molte le fattispecie che potrebbero porre il contribuente in una condizione quantomeno dubbia, costringendolo ad essere soggetto a domande e controlli approfonditi da parte dell’Agenzia delle Entrate.