Lavoratori rimpatriati, come funziona con la Naspi per il 2025? Ecco tutto quello che c’è da sapere sulle ultime novità.
La Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego (NASpI) è un sostegno economico destinato ai lavoratori italiani che perdono il lavoro senza la loro volontà. Questo sussidio, erogato dall’INPS, ha lo scopo di aiutare i disoccupati a superare un momento di difficoltà economica e a reinserirsi nel mondo del lavoro.
Per averne diritto, è necessario aver lavorato un certo periodo e aver versato i contributi previdenziali. L’importo della NASpI varia in base alla retribuzione precedente e alla durata del rapporto di lavoro.
La NASpI è una misura per il sistema di protezione sociale italiano, perché è un ammortizzatore sociale in caso di perdita del lavoro. Per ottimizzare l’efficacia di questa prestazione, è importante affiancare alla NASpI politiche attive del lavoro che favoriscono la riqualificazione professionale e il reinserimento occupazionale dei disoccupati.
Così la Naspi dà il tempo di aggiornarsi e ottenere nuove competenze nel mercato del lavoro, con un sussidio economico che va a scendere nel corso del tempo. Cosa succede, invece, per i lavoratori rimpatriati?
I lavoratori rimpatriati sono cittadini italiani che, dopo aver lavorato all’estero, fanno ritorno a casa. Le ragioni del rimpatrio possono essere diverse: scadenza del contratto di lavoro, difficoltà a trovare un’occupazione stabile all’estero, motivi familiari o personali. Al loro rientro in Italia, questi lavoratori possono trovarsi a dover cercare un nuovo lavoro, adattarsi al mercato del lavoro italiano e valorizzare le competenze acquisite all’estero.
Per sostenere i lavoratori rimpatriati nel loro reinserimento lavorativo, esistono diverse iniziative a livello nazionale e regionale. Tra queste, vi sono servizi di orientamento al lavoro, corsi di formazione professionale, agevolazioni per l’avvio di attività imprenditoriali e misure di sostegno all’autoimpiego. Alcuni enti locali offrono specifici programmi di accompagnamento al rientro, finalizzati a facilitare l’integrazione dei lavoratori rimpatriati nel tessuto sociale ed economico del territorio. Cosa succede con la Naspi per loro?
Fino al 31 dicembre 2024, i lavoratori italiani rimpatriati o frontalieri che perdevano il lavoro all’estero potevano contare sulla Naspi di 180 giorni, al netto di eventuali periodi già indennizzati con accordi internazionali. Il beneficio si estendeva anche agli assegni familiari e alla copertura sanitaria per i familiari a carico. Per accedere a questi benefici, il lavoratore rimpatriato doveva rispettare scadenze precise: rimpatriare entro 180 giorni dalla fine del rapporto lavorativo e iscriversi al centro per l’impiego entro 30 giorni dal rimpatrio. I frontalieri, ovvero i lavoratori che si spostavano oltreconfine per lavorare, erano tenuti a seguire queste stesse procedure.
Dal 1° gennaio 2025, con l’entrata in vigore della nuova legge di Bilancio, la legge non si applica più ai lavoratori rimpatriati o frontalieri. La modifica elimina il diritto all’indennità di disoccupazione per queste categorie. L’Inps ha chiarito che non sarà più possibile presentare domande di disoccupazione per i rapporti di lavoro chiusi nel 2025. Se hai già presentato la domanda online, riceverai una mail dall’Inps di rifiuto automatico con la normativa, mentre negli uffici ti rifiuteranno di aprire la pratica. La notizia arriva da Idealista. Potresti però aver diritto alla liquidazione da parte dell’azienda del Paese dove hai lavorato. Ti consigliamo di chiedere al tuo ex datore di lavoro se ti trovi in questa situazione.