Se voglio guidare non posso più curarmi | Codice della Strada, doccia gelata per migliaia di malati: scatta la tolleranza zero
Con il nuovo Codice della Strada devi scegliere: o guidi o ti curi. Se fai entrambe le cose rischi grosso!
Negli ultimi anni, il Codice della Strada è stato soggetto a diverse modifiche per garantire maggiore sicurezza sulle strade italiane. Questi aggiornamenti hanno introdotto regole più stringenti, imponendo restrizioni mirate a proteggere non solo chi guida, ma anche pedoni e altri utenti della strada. Tuttavia, accanto a interventi mirati ed efficaci, alcune norme hanno sollevato dubbi e preoccupazioni tra determinate categorie di cittadini.
Il concetto di “tolleranza zero” ha iniziato a dominare molte delle nuove disposizioni, soprattutto per quanto riguarda l’uso di sostanze che possono alterare la capacità di guida. Se da un lato questo approccio ha trovato consenso in situazioni palesemente pericolose, dall’altro sta causando conseguenze inaspettate per alcuni gruppi di persone, soprattutto chi si trova in cura con farmaci prescritti per terapie complesse.
In questo contesto, emerge con forza il problema legato ai pazienti in trattamento con terapie innovative o medicinali specifici. Spesso, infatti, questi farmaci sono indispensabili per garantire una qualità di vita accettabile, ma le normative vigenti non sembrano sempre tenere conto di questa necessità. Il risultato è un clima di incertezza che penalizza molti malati, i quali si trovano di fronte a difficoltà apparentemente insormontabili.
Le terapie con cannabis medicinale, in particolare, rappresentano un terreno di scontro tra esigenze terapeutiche e rigide regole burocratiche. La legislazione, pur animata da buone intenzioni, finisce per trascurare importanti evidenze scientifiche e la realtà quotidiana di chi dipende da queste cure per vivere dignitosamente.
Il quadro normativo attuale e i problemi per i pazienti
Dal Decreto del 9 novembre 2015, chi è in trattamento con cannabis terapeutica è obbligato ad astenersi dalla guida per almeno 24 ore dopo l’ultima somministrazione. Questa norma, pensata per garantire sicurezza sulle strade, si scontra però con dati clinici e studi recenti, come evidenziato anche dalla fonte Clinn. Secondo gli esperti, le dosi terapeutiche di cannabis non compromettono le capacità cognitive, anzi: migliorano il benessere e le funzioni mentali grazie alla riduzione di dolore e altri sintomi debilitanti.
Nonostante ciò, il sistema attuale penalizza i pazienti anche in ambiti come il rinnovo della patente. In alcuni casi, un semplice test positivo al THC può portare alla sospensione temporanea della licenza di guida, a prescindere dalla regolarità della prescrizione medica. A complicare la situazione, le procedure adottate variano da regione a regione e spesso tra diverse commissioni, lasciando i pazienti in balia di interpretazioni contraddittorie.
Le nuove misure e la crescente preoccupazione
Secondo le ultime disposizioni previste dal Codice della Strada, le regole diventano ancora più rigide per chi è in cura con farmaci contenenti cannabinoidi. Nonostante le evidenze scientifiche dimostrino la sicurezza di questi trattamenti alle dosi prescritte, i pazienti rischiano di vedersi tolta la possibilità di guidare, con un impatto significativo sulla loro autonomia e qualità della vita.
Molti esperti sottolineano la necessità di una revisione normativa che distingua chiaramente tra uso terapeutico e ricreativo della cannabis. Solo in questo modo si potrà garantire una maggiore tutela dei pazienti, salvaguardando al contempo la sicurezza sulle strade.