Immagine di Donald Trump (Depositphotos foto) - www.financecue.it
Le tariffe doganali e il loro impatto sull’economia: l’ultima decisione di Donald Trump sconvolge l’economia globale.
I dazi doganali sono una sorta di tassa che i governi applicano sui prodotti importati da altri Paesi. L’idea è proteggere le aziende nazionali dalla concorrenza estera, ma spesso il risultato è che i prezzi per i consumatori aumentano. Se un’azienda americana deve pagare di più per importare materie prime o prodotti finiti, finirà per scaricare quel costo sui clienti.
Negli ultimi decenni, il mondo è diventato un gigantesco mercato interconnesso. Le automobili, gli smartphone, i mobili e persino il cibo spesso arrivano da lontano, con pezzi e ingredienti provenienti da diversi Paesi. Quando scattano le tariffe, però, questo sistema si inceppa e i costi iniziano a lievitare. Le aziende si trovano a un bivio: assorbire i rincari (riducendo i profitti) o aumentarli per chi compra. Indovinate un po’ quale opzione scelgono di solito?
C’è anche un altro rischio: le ritorsioni commerciali. Se un Paese si sente penalizzato, potrebbe rispondere con dazi sui prodotti americani, colpendo le esportazioni USA e creando un effetto domino. Questo può danneggiare intere industrie e mettere a rischio posti di lavoro. Insomma, i dazi sembrano una mossa semplice sulla carta, ma nella realtà possono trasformarsi in un boomerang economico.
Ed è esattamente quello che sta succedendo con l’ultima decisione di Donald Trump. Il presidente ha deciso di imporre nuove tariffe su prodotti provenienti da Canada, Messico e Cina, con possibili conseguenze pesanti per i consumatori americani.
Secondo quanto riportato da NBC News, l’amministrazione Trump ha annunciato dazi su un’ampia gamma di prodotti importati dai tre Paesi, tra cui automobili, elettronica, legname e generi alimentari. Il motivo ufficiale? Fermare il flusso di immigrati e di fentanyl verso gli Stati Uniti.
Infatti, dopo averli annunciati, Washington ha concesso una tregua di 30 giorni sui dazi per Messico e Canada, ma dietro questa apparente apertura si nasconde un chiaro scambio di favori. Trump, da abile negoziatore, ha trasformato la questione tariffaria in uno strumento di pressione geopolitica: il Messico ha dovuto dispiegare 10.000 soldati al confine, mentre il Canada si è impegnato a rafforzare la lotta al fentanyl e alla criminalità organizzata. Ora, con il tempo che scorre, i tre paesi dovranno trovare un’intesa prima che questa pausa finisca e le tariffe diventino realtà.
Al di là delle intese trovate (non con la Cina per ora), Trump ha sempre sostenuto che queste misure aiuteranno l’economia americana, ma molti economisti la vedono diversamente. Se i prezzi salgono troppo, i consumatori spenderanno di meno e il rischio è che l’economia rallenti, mettendo in difficoltà proprio quei lavoratori e quelle aziende che la politica dei dazi dovrebbe proteggere.
Se questi dazi reintreranno in vigore, gli effetti saranno immediati: frutta e verdura dal Messico costeranno di più nei supermercati, il legname canadese diventerà più caro (con un impatto diretto sul prezzo delle case) e le auto potrebbero subire aumenti significativi, visto che i componenti attraversano più volte il confine durante la produzione. Anche il settore energetico potrebbe risentirne. Il Canada è un importante fornitore di petrolio per gli Stati Uniti, e un rincaro potrebbe riflettersi direttamente sul costo della benzina e del riscaldamento domestico.