L’euro perde terreno: il dollaro domina il 90% degli scambi internazionali
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Il dollaro domina, l'euro perde (Canva) - financecue.it
Rispetto al passato, sembra esser cambiato poco sull’importanza del dollaro. Tuttavia, le nuove monete digitali continuano a crescere.
La finanza globale, riunitasi recentemente a Davos, ha ribadito un dato significativo: ovvero, che il dollaro statunitense manterrà il suo ruolo dominante (come principale moneta di riserva) nei prossimi 25 anni. Una prospettiva, questa, che include anche l’ascesa di una criptovaluta (ancora da definire) e dello yuan cinese; mentre l’euro sembra destinato a rimanere in secondo piano. Questo scenario apre importanti riflessioni sulla natura della moneta, sulla sua evoluzione e sul ruolo del dollaro nell’economia internazionale.
La moneta, come sottolineava John Maynard Keynes, non è solo un mezzo di scambio o un’unità di conto ma anche una riserva di valore. Ossia, uno strumento che lega il presente al futuro. Oggi, accettiamo un pagamento nella convinzione che, quel denaro, manterrà domani un potere d’acquisto stabile. Ma questa funzione appare, tuttavia, sempre più fragile nell’epoca dell’incertezza economica e dell’inflazione.
Storicamente, le monete erano ancorate a simboli di ricchezza tangibile (come le pecore), da cui, appunto, derivano i termini “pecuniario” e “capitale”. In seguito, le teste degli imperatori e dei presidenti hanno preso il posto di tali simboli, rappresentando l’autorità statale (a garanzia del valore della moneta). All’attuale, invece, la proliferazione di monete digitali ha stravolto siffatta dinamica: creando una massa monetaria globale che si muove senza ancoraggi solidi.
Nonostante le periodiche previsioni di declino, il dollaro statunitense rimane il fulcro degli scambi internazionali. E il motivo principale risiede nella forza economica, politica e militare degli Stati Uniti. Infatti, gli USA garantiscono affidabilità e stabilità a chi detiene la valuta americana. Inoltre, ogni transazione in dollari passa attraverso istituzioni finanziarie statunitensi, permettendo a Washington di mantenere, così, un controllo geopolitico considerevole.
Cosa cambia, rispetto al passato
Il predominio del dollaro consente agli Stati Uniti di mantenere enormi disavanzi commerciali. E questo poiché i capitali investiti all’estero tornano, poi, sotto forma di investimenti finanziari. Un meccanismo, questo, che ha (tuttavia) conseguenze negative per l’economia reale americana. Favorendo la de-industrializzazione e impoverendo la classe media. Ma la politica dell'”American First” e le minacce di dazi, mirano proprio a riequilibrare questa dinamica. Cercando di rilanciare il settore manifatturiero, senza rinunciare ai vantaggi della moneta forte.
In parallelo, le criptovalute stanno emergendo come potenziali alternative al dollaro. Fra queste, spiccano le stablecoin come Tether, la cui parità con il dollaro attira investitori e cittadini di Paesi colpiti da iper-inflazione (come Argentina, Libano, e Turchia). Monete digitali, rappresentanti, però, un’arma a doppio taglio: poiché, da un lato offrono protezione dalla svalutazione; dall’altro, minare la stabilità delle valute sovrane.
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L’ascesa delle criptovalute
Il Bitcoin, nato come strumento anarchico per sfuggire al controllo delle autorità, si sta trasformando in un bene-rifugio simile all’oro (sebbene, privo di valore intrinseco). Il suo successo si basa sulla scarsità programmata e sulla fiducia degli investitori. Dinamica che potrebbe perdurare seguendo il modello dell’oro. Il quale, da millenni, conserva un valore superiore alla sua utilità pratica.
Infine, l’intreccio fra politica e finanza digitale apre scenari inediti e potenzialmente pericolosi. Meme-coin, alla stregua di $Trump e $Melania, dimostrano come la popolarità di figure pubbliche possa esser sfruttata per creare strumenti finanziari capaci di influenzare mercati ed elettori. In un contesto privo di regolamentazioni globali efficaci, il rischio di destabilizzazione monetaria aumenta. Quindi, le autorità internazionali son chiamate a trovare soluzioni condivise al fine di gestire questa nuova ondata di innovazione finanziaria. Nonché preservare la stabilità economica globale.