Gas (Canva foto) - financecue.it
Eni, Cipro ed Egitto uniti per garantire nuove forniture di gas all’Europa: la nuova mossa che permette di fare a meno delle forniture russe.
Negli ultimi anni, l’Europa ha dovuto trovare alternative al gas russo. La guerra in Ucraina ha messo in crisi il sistema energetico del continente, spingendo i governi a cercare nuove fonti di approvvigionamento per evitare di dipendere da un solo fornitore. Tra le soluzioni più promettenti c’è il Mediterraneo orientale, una zona ricca di giacimenti che potrebbe aiutare l’Europa a diventare più autonoma.
Per compensare la riduzione del gas russo, i paesi europei hanno iniziato ad acquistare più gas da Norvegia, Stati Uniti ed Egitto. Una scelta necessaria, anche se il gas naturale liquefatto (GNL) ha un costo più alto rispetto a quello trasportato via gasdotto. Ma diversificare le forniture è diventata una priorità: significa maggiore sicurezza e meno rischi legati a crisi geopolitiche.
Negli ultimi anni, Eni ha investito molto nel Mediterraneo orientale per sfruttare queste risorse. L’azienda italiana è presente in Egitto dal 1954 e a Cipro dal 2013, lavorando su progetti che oggi stanno diventando cruciali per l’Europa. La scoperta di nuovi giacimenti e la possibilità di estrarre gas in quantità significative potrebbero fare davvero la differenza.
Garantire un flusso di gas stabile non è solo una questione economica, ma anche politica. Dipendere da un solo paese per l’energia può essere pericoloso, mentre avere più fornitori significa evitare crisi improvvise e mantenere prezzi più stabili.
Lunedì, Eni, insieme ai governi di Cipro e Egitto, ha firmato un accordo per sfruttare il giacimento offshore “Cronos”, scoperto nel 2022 a circa 160 chilometri dalle coste di Cipro. Il giacimento si trova nel Blocco 6, un’area in cui la Repubblica di Cipro ha concesso licenze per l’estrazione di gas.
Le stime parlano di una riserva di 85 miliardi di metri cubi di gas, una quantità importante se si considera che nel 2024 l’Italia ha consumato circa 60 miliardi di metri cubi. Il piano prevede che il gas venga trasportato in Egitto, lavorato nell’impianto di Zohr, poi liquefatto a Damietta e infine spedito via nave verso l’Europa.
Questo accordo rappresenta un passo avanti nella strategia europea per ridurre la dipendenza dal gas russo, che nel 2023 copriva solo l’8% delle importazioni europee, rispetto al 40% di pochi anni prima. Eni, grazie alla sua presenza in Egitto e Cipro, sta diventando un attore chiave in questo cambiamento, garantendo all’Europa nuove forniture di gas.
Anche sul piano politico, l’Italia sta rafforzando la collaborazione con l’Egitto di Abdel Fattah al Sisi, nonostante i rapporti difficili degli ultimi anni. Il Post ricorda che già il governo Draghi aveva aumentato le importazioni di gas egiziano, e che l’attuale governo Meloni ha proseguito su questa strada, puntando su una cooperazione energetica sempre più stretta.