Dobbiamo chiudere tutte le sedi: tracollo finanziario per la celebre catena di negozi | Quasi 1000 punti vendita abbassano le serrande

Famoso marchio inglese in procinto di chiudere (Canva) - financecue.it
I costi di gestione di un negozio, e la burocrazia a volte insuperabile, può concernere la chiusura persino di un’intera catena di negozi.
Aprire un negozio è un progetto stimolante, sebbene richieda una pianificazione accurata. Motivo per cui, prima di iniziare è essenziale avere un’idea chiara, del tipo di attività che si vuol avviare. Nonché del pubblico a cui ci si rivolgerà. Ricerca di mercato che aiuti a valutare la domanda, e a identificare la concorrenza.
La scelta della posizione è proprio cruciale. Giacché un negozio ben posizionato, in una zona con un buon passaggio di persone, può far la differenza fra successo e fallimento. Essendo, comunque, importante anche valutare i costi di affitto, e le spese iniziali.
Una volta individuata la sede, bisogna completare le pratiche burocratiche: azioni che includono la registrazione dell’attività, l’apertura della partita IVA, e il rispetto delle normative locali.
Infine, un piano di marketing efficace, e una strategia di vendita chiara, son altrettanto fondamentali se si vogliono attirare clienti, fidelizzandoli nel tempo.
Una chiusura imminente
Poundland, una delle catene low-cost più conosciute nel Regno Unito, sta affrontando una crisi senza precedenti. Per anni, i suoi negozi hanno attirato milioni di clienti, sia locali che turisti, grazie ai prezzi estremamente competitivi. Tuttavia, il contesto economico è cambiato, e la chiusura di numerosi punti vendita sembra, ormai, inevitabile. Non a caso, la crisi economica e le nuove normative fiscali, stanno mettendo a dura prova la sua sopravvivenza.
Che di proprietà del gruppo Pepco, quest’ultimo, secondo alcune fonti, sarebbe pronto a cedere Poundland. L’aumento della pressione fiscale, previsto a partire da aprile, complica, inoltre, la situazione. Difatti, questo marchio si trova ora in difficoltà a causa di costi operativi in crescita, e a una riduzione del volume delle vendite. L’avvento della Brexit, non di meno, ha aggravato la situazione, rendendo ancor più complesso e costoso, il processo di assunzione del personale.

Le vere difficoltà di Poundland
Poundland è famosa, come su detto, per la sua politica relativa ai prezzi bassissimi, con molti articoli venduti infatti a 1 o 2 pound. Tuttavia, proprio l’uscita del Regno Unito dall’euro, ha causato un aumento dei costi d’importazione, e ridotto sempre più il potere d’acquisto dei consumatori. E con ben 825 negozi sparsi sul territorio britannico, la catena si trova ora ad affrontare una crisi strutturale che potrebbe purtroppo condurre alla chiusura, molti dei suoi punti vendita.
L’aumento dei contributi previdenziali, a carico dei datori di lavoro, rappresenta un ulteriore (e non indifferente) ostacolo. Motivo per il quale, la situazione finanziaria di Poundland è fragile; e il rischio di chiusura, realmente concreto. Certo, se la catena dovesse chiudere davvero, l’impatto sull’economia locale e sui lavoratori sarebbe significativo. Ecco perché, il futuro di Poundland è appeso a un filo, e la sua sopravvivenza dipenderà dalle scelte (più o meno strategiche) dei prossimi mesi.