Addio Pensione di reversibilità, per l’Italia è la fine di un’era | Chi campa con quella finirà sotto al ponte

Coppia e soldi (Depositphotos foto) - www.financecue.it
L’ultima sentenza della Cassazione stravolge il sistema della pensione di reversibilità, lasciando molti senza tutele.
Nel corso degli anni, il sistema previdenziale italiano ha vissuto un sacco di cambiamenti, alcuni facili da capire, altri decisamente più complessi. La pensione di reversibilità è sempre stata una di quelle misure di sostegno che ha permesso a molti familiari di continuare a vivere in modo dignitoso, anche dopo la morte di un congiunto. Se pensiamo a tutte le persone che ne hanno beneficiato, è chiaro che si trattava di un sostegno fondamentale.
Tuttavia, negli ultimi decenni, ci sono stati interventi continui che hanno cambiato le regole su chi poteva riceverla, quanto fosse il suo importo e con quali criteri. Per esempio, la percentuale di pensione assegnata dipendeva dal grado di parentela e veniva influenzata da altri fattori, come il reddito del superstite. Così, mentre per qualcuno la pensione rappresentava una vera boccata d’aria, per altri diventava sempre più difficile accedervi.
Le riforme in tema previdenziale sono state spesso accompagnate da dibattiti accesi. Mentre alcuni ritenevano che fosse giusto garantire una rete di protezione più ampia, altri puntavano il dito sulla sostenibilità del sistema e sul fatto che non tutti dovessero godere degli stessi diritti. La questione, quindi, non è mai stata semplice e ha sempre portato a riflessioni sulla giustizia sociale e sull’equità del sistema.
Al centro delle discussioni, spesso, c’era il futuro della pensione di reversibilità. Per alcuni, rappresentava una sicurezza; per altri, un peso che non sempre si giustificava. Ma nonostante tutto, la norma era chiara: un trattamento destinato ai familiari del pensionato deceduto. Le sfumature, però, sono sempre state tante. Le decisioni della Corte Costituzionale e quelle delle istituzioni giuridiche hanno cercato di equilibrare le posizioni, ma non senza sollevare polemiche.
La nuova sentenza della cassazione cambia tutto
Ora, però, una nuova sentenza della Corte di Cassazione, emessa il 22 maggio 2024, ha cambiato radicalmente le carte in tavola. La Corte ha stabilito che la pensione di reversibilità non può essere trasferita ai superstiti del superstite, una decisione che potrebbe segnare la fine di una lunga era. Con questa sentenza, se un beneficiario della pensione di reversibilità muore, nessun altro potrà continuare a percepirla, nemmeno se si trattava di un figlio o di un parente che viveva a carico del defunto.
La vicenda che ha portato alla sentenza ha avuto inizio con una donna che, dopo la morte della madre (che riceveva la pensione di reversibilità dopo la morte del marito), ha chiesto di continuare a percepire la pensione. All’inizio, la Corte d’Appello aveva dato ragione alla donna, riconoscendo la sua posizione. Ma l’INPS ha fatto ricorso in Cassazione, portando la questione davanti ai giudici supremi. E cosa è stato stabilito?

L’impatto della decisione sulla pensione di reversibilità
Alla fine, la Cassazione ha dato ragione all’INPS, stabilendo che la pensione di reversibilità non può essere ereditata. È un trattamento che riguarda solo i familiari diretti del pensionato, quelli che dipendevano economicamente da lui. Non si può trasferire ai nipoti o ad altri parenti lontani. Quindi, una volta che il titolare della pensione muore, il diritto alla reversibilità finisce lì.
Questa decisione è destinata a cambiare radicalmente la vita di molte persone, che fino ad oggi avevano visto la pensione di reversibilità come una forma di sostegno certo. La Cassazione ha sottolineato che la pensione di reversibilità nasce come un aiuto economico per chi dipendeva direttamente dal pensionato. Non può essere considerato un “bene ereditabile”. A meno che non ci siano norme specifiche che permettano questa estensione, il trattamento si esaurisce con la morte del beneficiario originario.