Noto brand di abbigliamento chiude i battenti | Ufficiale, dichiarato il fallimento: è stato un marchio iconico fin dagli anni cinquanta

Negozio chiuso (Canva foto) - www.financecue.it
Chiude per sempre uno dei marchi di abbigliamento più iconici: il fallimento è ufficiale, un duro colpo per chi è cresciuto con questo brand.
Il mondo della moda, si sa, è fatto di cicli. Alcuni marchi resistono nel tempo, altri esplodono per qualche stagione e poi spariscono. E poi ci sono quelli che sembrano destinati a restare per sempre, cuciti nella memoria di generazioni. Brand che hanno fatto scuola, che hanno segnato un’epoca, che hanno rappresentato uno stile preciso, riconoscibile, quasi una firma.
Negli ultimi anni, però, anche i nomi più storici hanno dovuto fare i conti con un mercato impietoso. Tra crisi economiche, cambiamenti nelle abitudini dei consumatori e nuove logiche distributive, non basta più avere un bel prodotto. Servono strategie, innovazione, adattabilità. E purtroppo, a volte, neanche questo basta.
Pensare alla moda come qualcosa di eterno è un’illusione romantica. In realtà, la competizione è spietata e ogni stagione può essere quella decisiva. Quella che segna un rilancio… oppure una fine. E se sei un marchio che ha attraversato decenni, sopravvivere è ancora più difficile. Perché porti sulle spalle una storia lunga, ma anche aspettative altissime.
Così, ogni volta che una di queste realtà storiche chiude, non si tratta solo di un’azienda che cessa l’attività. È un pezzo di immaginario collettivo che se ne va. E a far più male è quando quel nome faceva parte del nostro quotidiano, anche solo per una scarpa, una borsa, una vetrina riconoscibile passeggiando in centro.
La fine ufficiale di un’icona nata nelle Marche
Il 25 luglio 2024 il tribunale fallimentare di Fermo ha dichiarato ufficialmente il fallimento del marchio L’Autre Chose, nato nel 1959 a Porto Sant’Elpidio con il nome Boccaccini Spa. Un’azienda cresciuta nella storica tradizione calzaturiera marchigiana e trasformata nel tempo in una vera firma del made in Italy, apprezzata per scarpe, borse e abbigliamento raffinato.
Dal 2013 al 2019, il fondo Sator guidato da Matteo Arpe aveva rilevato l’intero capitale, puntando a rilanciarlo con una nuova identità lifestyle e una distribuzione internazionale. Ma nonostante il tentativo, i problemi finanziari sono esplosi tre anni fa e l’impresa non è più riuscita a riprendersi.

Un marchio storico che non ce l’ha fatta a reinventarsi
Nel 2018 l’azienda aveva ancora chiuso con ricavi attorno ai 13 milioni di euro e investiva nel futuro con l’apertura di uno store monomarca a Milano. Poi la pandemia, la crisi del settore e un mercato sempre più competitivo hanno complicato tutto. I progetti di espansione si sono scontrati con la realtà.
Oggi, con la dichiarazione di fallimento, cala il sipario su una delle firme più eleganti nate nelle Marche. Una chiusura che lascia l’amaro in bocca, soprattutto a chi — magari senza saperlo — aveva indossato un pezzo di quella storia.