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Assegno di reversibilità, la svolta epocale che cambia tutto | Un solo documento e lo riceve anche chi non era sposato

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Non hai mai lavorato? Niente paura (pixabay.com) - www.financecue.it

Una recente pronuncia della Cassazione introduce un’interpretazione più ampia del diritto alla pensione di reversibilità.

La pensione di reversibilità rappresenta un pilastro fondamentale del sistema previdenziale italiano, garantendo un sostegno economico ai familiari superstiti di un pensionato deceduto. Tradizionalmente, questo beneficio era destinato principalmente al coniuge superstite, con possibilità di estensione a figli o altri familiari a carico.

Una svolta epocale in materia di assegno di reversibilità è stata recentemente sancita dall’ordinanza n. 8375/2025 della Corte di Cassazione. Questa pronuncia introduce un’interpretazione più estensiva del diritto, con un’attenzione particolare alla situazione dell’ex coniuge.

Questa nuova interpretazione cambia radicalmente la prospettiva per molti ex coniugi che, pur non percependo un assegno divorzile, si trovano in una condizione di bisogno economico dopo la scomparsa dell’ex partner. La pronuncia della Cassazione sposta l’attenzione da un requisito puramente formale, come la titolarità dell’assegno divorzile, a una valutazione più sostanziale della reale situazione economica del richiedente.

Sebbene il titolo possa suggerire una semplificazione burocratica estrema (“un solo documento”), la realtà è che l’accesso al beneficio sarà comunque subordinato a una valutazione approfondita della situazione economica del richiedente da parte del giudice. L’apertura all’ex coniuge non titolare di assegno divorzile rappresenta un’evoluzione significativa che amplia la platea dei potenziali beneficiari, riconoscendo un legame solidaristico che può persistere anche dopo la fine legale del matrimonio.

Pensione di reversibilità estesa all’ex coniuge senza assegno divorzile

L’intervento della Corte di Cassazione ha chiarito che la pensione di reversibilità può essere riconosciuta anche all’ex coniuge del defunto che non percepisce un assegno divorzile, a condizione che sussista un comprovato stato di bisogno economico. Questa interpretazione segna un’evoluzione rispetto a una visione più rigida che legava indissolubilmente il diritto alla reversibilità alla titolarità dell’assegno divorzile stabilito al momento della separazione.

La decisione della Cassazione è nata da un caso specifico in cui un ex coniuge chiedeva di beneficiare della pensione di reversibilità dell’ex partner deceduto, pur non avendo diritto all’assegno divorzile. In passato, tale richiesta sarebbe stata respinta per la mancanza del presupposto formale.

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Soldi sullo stipendio (Depositphotos Foto) – financecue.it

I criteri di valutazione per l’accesso alla pensione di reversibilità

Con questa nuova interpretazione, la Corte di Cassazione ha delineato alcuni criteri fondamentali che il giudice dovrà considerare nella valutazione del diritto alla pensione di reversibilità da parte dell’ex coniuge non titolare di assegno divorzile: Il reddito dell’ex coniuge richiedente: Sarà cruciale accertare se il soggetto sia in grado di provvedere autonomamente al proprio sostentamento. L’eventuale mancanza di altre forme di sostegno economico: Si dovrà verificare l’assenza di aiuti economici provenienti da altre fonti, pubbliche o private.

Questa nuova interpretazione mira a tutelare i casi di maggiore fragilità economica, riconoscendo che un legame solidaristico può persistere anche dopo la fine legale del matrimonio, soprattutto in matrimoni di lunga durata o in presenza di legami economici significativi post-divorzio.