“Mia sorella vive a casa di mamma gratis: deve pagarmi l’affitto”: se i genitori sono morti, la legge parla chiaro I Non farti fregare, è un tuo diritto, parente o non
Affitto pagamento illustrazione (Canva foto) - www.financecue.it
Mia sorella vive nella casa di mamma gratis: posso chiederle un affitto? La risposta è chiara, lo dice la legge!
Viviamo in un’epoca in cui la convivenza tra fratelli adulti, soprattutto quando si tratta di gestire l’eredità dei genitori, può diventare fonte di tensioni. Non è raro che, alla morte dei genitori, uno solo degli eredi resti nella casa di famiglia, spesso senza pagare nulla e senza accordi chiari con gli altri. Ma è davvero così semplice? Oppure la legge prevede dei limiti?
La casa dove si è cresciuti è molto più di un bene materiale. Per molti rappresenta un legame affettivo profondo, ma anche un valore patrimoniale concreto. Ed è proprio su questo punto che nascono le incomprensioni: cosa succede se uno dei fratelli se ne appropria di fatto, vivendo lì in modo esclusivo, senza dare alcuna forma di compenso agli altri?
A volte si parte da un accordo informale, dettato dalla fiducia e dalla volontà di mantenere la pace familiare. Ma quando questa occupazione si protrae troppo a lungo o quando le esigenze cambiano, può nascere l’esigenza di mettere le cose nero su bianco. Ed è lì che inizia la parte delicata: è possibile chiedere un affitto alla propria sorella? O, più precisamente, è un proprio diritto farlo?
La risposta, in realtà, è meno scontata di quanto si possa pensare. Ci sono infatti dei paletti giuridici molto precisi da rispettare.
Quando la casa ereditata è usata solo da uno dei fratelli
Nel diritto italiano, l’eredità di un immobile da parte di più persone dà origine a una comunione ereditaria. Questo significa che ogni coerede è comproprietario di una parte dell’immobile, anche se nessuno possiede una porzione fisica ben definita. Tutti, quindi, hanno diritto a usarlo, ma nessuno può escludere gli altri dall’utilizzo.
Come spiega La Legge per Tutti, l’occupazione esclusiva da parte di un solo coerede non è automaticamente illegittima, soprattutto se gli altri non si oppongono. Tuttavia, nel momento in cui uno dei fratelli manifesta esplicitamente la volontà di voler utilizzare anche lui la casa o chiede una compensazione, allora scatta un diritto riconosciuto dalla legge: quello all’indennità di occupazione.
Cosa dice davvero la legge e cosa bisogna fare
Non si tratta, tecnicamente, di un “affitto”, perché manca un contratto di locazione. Ma la legge consente di chiedere un compenso economico proporzionale alla quota di proprietà, nel momento in cui l’altro fratello occupa l’intero immobile escludendo ogni uso da parte degli altri. Questo diritto però non è automatico: si attiva solo con una richiesta formale, preferibilmente inviata tramite PEC o raccomandata con ricevuta di ritorno.
Solo da quel momento in avanti il coerede può iniziare a pretendere il pagamento dell’indennità, calcolata in base al valore locativo di mercato e alla propria quota. Non è possibile chiedere compensi per il periodo precedente alla comunicazione, se non c’è mai stata opposizione. In sintesi, nessuno può essere “sfrattato” retroattivamente, ma con i giusti strumenti legali, ogni coerede può far valere i propri diritti.