Le basi dell’economia: le variazioni di domanda e offerta dopo l’11 settembre 2001
Articolo di Antonio Di Palo
Quella mattina dell’11 settembre 2001 ha per sempre cambiato il modo di vivere di tutti noi. E 19 anni dopo quelle immagini continuano a raccontare e ricordare una New York in fiamme, una città sommersa da cenere e polvere, oltre che da terrore e preoccupazione. Si temeva che fosse solo l’inizio di qualcosa di molto più grande. La “grande mela” si è lentamente rialzata, ma conserva ancora oggi quella paura, come dimostra la crescita esponenziale di segnalazioni riguardanti comportamenti e situazioni sospette. E se cambia il modo di approcciarsi alla vita, cambia il modo di interagire con gli altri: cambia l’economia.
Un lavoro distrutto
Quello che successe a New York nel 2001 ha segnato il destino di moltissime persone, ma non solo. Circa 18 mila piccole imprese situate nella “bassa” Manhattan, maggiore centro finanziario della città (proprio nei pressi della celebre Wall Street), furono completamente distrutte e trasferite in altre zone della città. L’attacco terroristico danneggiò e distrusse infatti 21 edifici, 3 milioni di metri quadrati destinati a uffici, circa il 10% del totale di Manhattan. Come si tradusse tutto questo nei mesi a seguire? Ci furono in realtà alcune sorprese. Ma per capirlo ricordiamo due concetti basilari ma fondamentali, alla base dell’economia: la domanda e l’offerta, e come esse variano.
Domanda e offerta: cosa sono e come variano
Il modello della domanda e dell’offerta è lo strumento di cui si serve la microeconomia:
studia il variare dei prezzi e delle quantità, con i relativi equilibri di mercato.
La curva di domanda, più precisamente, mostra la quantità di un bene che i consumatori
sono disposti ad acquistare al variare del prezzo unitario. Può variare per mano di diversi
fattori, tra cui il prezzo del bene, il prezzo dei beni complementari e succedanei, il reddito e
i bisogni del consumatore.
La curva di offerta, invece, mostra la quantità di un bene che i produttori sono disposti a
vendere ad un dato prezzo. Può variare anch’essa, e tra i vari fattori segnaliamo il prezzo
del bene, dei fattori produttivi e deli altri beni.
Una volta chiarito questo possiamo tornare alla questione principale: cosa ci si aspettava
dopo l’11 settembre 2001 e cosa successe alla domanda e all’offerta degli uffici di New
York?
Aspettativa e realtà
Data l’improvvisa riduzione degli spazi destinati agli uffici e gli spazi lavorativi, ci si poteva aspettare che il prezzo degli uffici disponibili, nelle altre zone di Manhattan, aumentasse. E di conseguenza, anche la quantità degli uffici disponibili diminuisse. Non era facile ritornare alla normalità, la ricostruzione e la riparazione richiedeva del tempo. Ma in realtà accadde l’opposto: i prezzi degli affitti dei locali diminuirono, e nei pressi del Trade Center ci furono variazioni ancora più drastiche: il prezzo diminuì dell’8%. E questo successe perché era diminuita la domanda di locali ad uso ufficio. Uno dei fattori principali che influenza la domanda, come si è visto, è relativo ai bisogni del consumatore. Un consumatore che non si sentiva tutelato in quel periodo, quello successivo all’11 settembre, dove prevalevano maggiormente insicurezza e incertezza per il futuro.
Reazione a catena
Queste furono le conseguenze nell’immediato, nei giorni e mesi successivi all’11 settembre.
Si persero a New York circa 430.000 posti di lavoro e 2,8 miliardi di dollari in stipendi, con un crollo del PIL stimato per più di 27 miliardi di dollari alla fine del 2002. Ma questo effetto si propagò anche in altre grandi città degli Stati Uniti: un esempio è Chicago, dove si rilevarono situazioni simili a quelle di New York, soprattutto in prossimità del centro cittadino e in prossimità di quelli che erano considerati possibili bersagli di nuovi attacchi terroristici.