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Black Friday: la protesta delle attività “sottocasa” contro Amazon

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Il Black Friday è probabilmente uno dei giorni più attesi dell’anno, caratterizzato da prezzi più bassi rispetto alla normale andatura. Il “Black Friday”, o venerdì nero, è il giorno successivo al Giorno del Ringraziamento che si celebra il quarto o ultimo giovedì del mese di novembre. In questo giorno, e nei giorni a seguire, consumatori di tutto il mondo cercano di accaparrarsi prodotti a prezzi molto più contenuti, anche per anticipare gli acquisti natalizi. La spesa, prevista per questo Black Friday “versione Covid”, è pari a 1,5 miliardi di euro: del 15% superiore rispetto al 2019. Da non sottovalutare è l’impatto provocato dall’emergenza sanitaria: numerosissime attività stanno chiudendo, molte altre cercano di ambientarsi nel “nuovo mondo” dell’e-commerce, un mondo che sembra essere dominato da Amazon. A questo tema, non può che ricollegarsi lo scontroso dibattito che vede in vantaggio i negozi online rispetto a quelli fisici: in questo periodo difficile potrebbe essere ossigeno per le piccole e medie attività delle nostre città.

Black Friday: come nasce?

Il giorno del Black Friday ha origini profonde. Nel 1924, i grandi magazzini Macy’s annunciarono e applicarono sconti senza precedenti all’interno del proprio centro commerciale newyorkese, per aprire le porte allo shopping natalizio, catturando così l’attenzione di migliaia di clienti. Nel corso del tempo, numerose altre catene cercarono di competere con Macy’s, applicando le stesse vantaggiose riduzioni. Nasceva così l’evento del Black Friday, che però è ancora molto diverso da quello che abbiamo imparato a conoscere oggi. Curiosi sono anche i significati che si associano all’origine del nome: è probabile che l’espressione utilizzata oggi sia stata coniata dai poliziotti in servizio a Filadelfia, che definivano quella giornata “black” per via delle strade trafficate e dei negozi affollati. Altra ipotesi poco credibile è legata alle aziende, che molto spesso dovevano fare a meno dei propri dipendenti che cercavano di approfittare degli sconti. Un’altra teoria, che si avvicina molto all’idea attuale di Black Friday, è di natura strettamente contabile: nei registri di cassa si utilizzava il colore rosso per segnalare una perdita, il nero per segnalare un incasso. E durante quei venerdì, il registro diventava visibilmente nero, portando all’attivo il bilancio di tantissimi negozianti.

Black Friday 2020

Di che colore sarà il registro contabile dell’attività, quest’anno? Si spera il più nero possibile. Le restrizioni dettate dalla pandemia hanno modificato l’attività di molte aziende, che via via si stanno trasferendo sulle piattaforme online. In questi giorni, quelli compresi tra il Black Friday e il Cyber Monday, ci si aspetta il picco degli acquisti prima del periodo natalizio. Come sostiene l’esperto di marketing, Gianluca Diegoli:

Quest’anno gli acquisti online sono aumentati talmente tanto che aumenteranno anche le vendite del Black Friday, che tradizionalmente è portato avanti soprattutto dai negozi online e da Amazon, in particolare.

La sfida per moltissime aziende sarà quella di creare un negozio online, che riesca a supportare il picco di acquisti tipico di questi giorni. E che sia un negozio facilmente accessibile come un vero e proprio negozio fisico. L’emergenza sanitaria ha di fatto contribuito alla realizzazione di un nuovo mercato, quello online, sempre più in via di sviluppo.

Blac Friday ed economia: cosa non va?

Altro tema importante, come evidenzia Diegoli, è quello legato al marketing comportamentale. “Spesso la tentazione di approfittare di un risparmio è molto più forte di qualsiasi considerazione sul reale bisogno che abbiamo di possedere quella cosa”. E tutto ciò si traduce con un impatto più gravoso in termini di sostenibilità, soprattutto in questo periodo di acquisti. Non saremo in grado di gestire il ciclo di vita del prodotto, dalla produzione allo smaltimento. Siamo portati spesso ad acquistare ciò che non ci è particolarmente utile, appannati dall’idea di un prezzo apparentemente più basso e dalle spesso esasperanti campagne di marketing. Come se il nostro smartphone sapesse esattamente cosa desideriamo, leggendoci nella mente giorno per giorno. E questo si traduce con un danno all’ambiente, che prosegue nella direzione opposta rispetto alla tanto discussa crescita sostenibile. Diventa necessario saper acquistare in modo più intelligente e consapevole, cercando di limitare gli acquisti inutili, non facendoci ammaliare dalle continue e spesso indirette influenze di mercato.

Fonte ansa.it

Amazon vs “sottocasa”

Il rischio che un colosso come Amazon, già dominante sul mercato, diventi l’unico vero protagonista in tempi di Covid c’è, ed è molto evidente. Quanti preferiscono spostarsi il meno possibile ottenendo gli stessi vantaggi? Risulta allora ancora più complicato per la piccola realtà imprenditoriale competere con i mercati online, rischiando di arrivare “troppo tardi” o di non essere attrezzati in modo sufficiente per combattere la “guerra” agli e-commerce. Una guerra che sembra essere diventata anche fisica. Nella sede di Amazon a Torrazza Piemonte (Torino) pochi giorni fa, sono state rilevate ammaccature provocate da due colpi di arma da fuoco. Inquietante, si. Chi sparerebbe ad Amazon? Proprio dal Piemonte parte l’iniziativa per rilanciare gli acquisti nei negozi fisici. La proposta ha come obiettivo quello di colpire il fatturato di tutte le aziende con un fatturato superiore a 750 milioni di euro e non inferiore a 5,5 milioni, sul territorio nazionale. Per fare questo è necessario modificare l’aliquota per le grandi imprese dell’e-commerce, portandola dal 3% al 15%. Il ricavato è stimato in 2 miliardi di euro (contro i 700 milioni derivanti dal 3% di aliquota), andando a sostenere i piccoli commercianti.

Il colosso Amazon

Amazon ha stravolto le regole del gioco, riducendo (tramite l’utilizzo dell’e-commerce) la distanza con il consumatore. Molte delle piccole medie imprese presenti sul territorio si avvalgono del sistema di Marketplace offerto da Amazon, dei veri e propri scaffali su cui riporre i prodotti. Per questi servizi, Amazon percepisce una percentuale di commissione su ogni vendita effettuata, e il venditore che aderisce al programma diventa responsabile della vendita, gestendo in modo autonomo i prezzi dei prodotti. Ma non è ciò su cui punta Bezos. Il canale più redditizio infatti è rappresentato da AWS (Amazon Web Services). Che cos’è? L’azienda stessa definisce AWS come “un sistema per erogare potenza di elaborazione, storage di database, applicazioni e altre risorse tramite una piattaforma di servizi cloud via Internet con tariffe a consumo”. In sostanza, le aziende utilizzano lo stesso potente sistema progettato da Amazon, una struttura di hardware e altri sofisticati strumenti creati per potenziare l’e-commerce. Aziende come Netflix “affittano” questi strumenti: dai numeri si evince che il sistema AWS sia trainante per tutto il colosso Amazon.

Il #NoelSansAmazon

Il Natale quest’anno avrà un significato diverso: potrebbe rappresentare un vero e proprio riscatto per le attività commerciali, per i negozianti, per le botteghe. #NataleSenzaAmazon è più di un hashtag lanciato sui social: tutto parte dalla Francia, dove in molti si sono mossi per chiedere ai cittadini di acquistare i regali natalizi nei negozi fisici, rilanciando le attività, sempre se la situazione sanitaria dovesse permetterlo. Nel frattempo, proprio in Francia, il Black Friday è stato rinviato dal 27 novembre al 4 dicembre.

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