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Il blocco dei licenziamenti uccide la libertà d’impresa

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Il blocco dei licenziamenti è il nuovo terreno di gioco del governo: libertà d’impresa vs dignità umana?

Il nodo centrale del dl Agosto: il blocco dei licenziamenti

Approvato “salvo intese” il nuovo decreto legge Agosto, dopo non pochi scontri al governo e non solo. Confindustria e sindacati sono stati chiamati in causa, ma questi ultimi hanno “vinto” stavolta ( se di vittoria possiamo parlare). Prima del dl agosto, il blocco dei licenziamenti era previsto fino al 17\08. Ad oggi, si è arrivati ad un “compromesso”: il blocco dei licenziamenti verrà prorogato fino al 15 Novembre, secondo alcune condizioni. Vediamo meglio quali sono.

Proroga del blocco al 15 Novembre, per chi?

Arrivata l’intesa sul blocco dei licenziamenti: 15 Novembre, save the date! Ma cosa prevede il dl Agosto? Possiamo dirlo, non sulla base del testo del decreto, non ancora disponibile. Come funzionerà la proroga? Vediamolo meglio:

  • blocco dei licenziamenti almeno fino al 15 Novembre per tutte le imprese che utilizzeranno le 18 settimane di cassa integrazione in maniera continuativa;
  • blocco dei licenziamenti per tutto il periodo di cassa integrazione per le imprese che la utilizzeranno in maniera frazionata;

E se un’impresa sceglie la decontribuzione al 100% anzichè la cig? In questo caso lo stop ai licenziamenti sarà valido per tutti i 4 mesi di sgravi fiscali.

Lo stop ai licenziamenti può creare danni

Il divieto di licenziamento è dannoso, oltre che inutile per molti tra cui Luciano Vescovi che afferma:” una norma senza senso, con un approccio che pare quello di quaranta o cinquanta anni fa, oltre che priva di coerenza con le caratteristiche del mercato del lavoro di oggi”. Vescovi, infatti, sostiene che sia meglio formare il lavoratore. Attualmente, è impossibile fare formazione se non in regime di piena retribuzione. Perchè non cambiare questo ed evitare il divieto di licenziamento? Potrebbe essere questo il modo di conciliare libertà di impresa e dignità del lavoratore? Forse siamo abituati alle soluzioni a breve termine che, però, alla lunga sono inutili. Anche Boeri si oppone al divieto: è necessario allinearsi al resto d’Europa, imponendo il divieto solo alle imprese che usufriscono gratuitamente della cassa integrazione.

Il dl Agosto e le misure per il lavoro

Il “pacchetto lavoro” prevede circa 10 miliardi di euro per prorogare di ulteriori 18 settimane la cassa integrazione. In che modo? Le prime 9 settimane saranno sostenute grazie alle risorse stanziate con il decreto Rilancio. Per le ulteriori 9, sarà previsto un contributo addizionale da parte delle aziende in queste misure:

  • 18% per le imprese che non registrano perdite;
  • 9% per le imprese che registrano cali nei ricavi entro il 20%:
  • 0% per le imprese con perdite superiori al 20% e attività avviate dopo l’1\1\2019.

Essere cassintegrati non vuol dire essere disoccupati

Nessuno perderà il lavoro” dice il ministro Gualtieri ed, effettivamente, potevamo già dirlo anche prima dell’approvazione del blocco dei licenziamenti, guardando alcuni dati relativi alla cassa integrazione. Dal 2012 al 2018, la Cig ha subito un calo dell’80% fino ad una leggera ripresa nel 2019. Il Covid-19 ha, inevitabilmente, fatto esplodere l’utilizzo di ammortizzatori sociali ed infatti nel primo semestre 2020 si è registrato circa un +1400% di ore di cassa integrazione. L’evoluzione delle ore di cassa integrazione tra il primo e il secondo trimestre 2020 è stata questa:

Primo trimestre 2020. Fonte: Associazione Lavoro e Welfare
Secondo trimestre 2020. Fonte: Associazione Lavoro e Welfare

Il risultato del lockdown? Un aumento incredibile della cassa integrazione, come è ragionevole che sia. Pessimo, ma ricordiamo che la cassa integrazione garantisce al lavoratore l’80% della sua retribuzione e che la condizione di cassintegrato non corrisponde a quella di disoccupato. Il blocco dei licenziamenti, forse, solo a breve termine ha lo stesso effetto ma nel lungo termine un’impresa come potrà comportarsi? Una nuova ondata e un lockdown 2.0 potrebbe costringere molte imprese, già in ginocchio da tempo e non di certo per il COVID-19, a “chiudere i battenti”. In questo caso a chi daremo la colpa? In questo caso i sindacati minacceranno un nuovo sciopero generale?

E’ tempo di smetterla di “accontentarsi” e di arrivare a soluzioni concrete di lungo termine, per un mercato del lavoro in Italia che ha molte lacune da molti anni prima che il Covid-19 arrivasse tra noi.

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